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A proposito del Fondo per la formazione personale delle casalinghe

A proposito del Fondo per la formazione personale delle casalinghe

Con la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si è sgombrato il campo dai dubbi sulla natura di questo stanziamento finanziario, che inizialmente pareva configurarsi quale un bonus

Martedi, 18/08/2020 - Nel supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale, n. 203 del 14 agosto 2020, illustrante il c.d. Nuovo Decreto Agosto, all’art. 22 troviamo presente il “Fondo per la formazione personale delle casalinghe”, nato da un’iniziativa del ministero dell’Economia, insieme alla ministra per Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti.
Al primo comma del suddetto testo normativo se ne legge la ratio, “È istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un Fondo denominato «Fondo per la formazione personale delle casalinghe», con una dotazione di 3 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2020, finalizzato alla promozione della formazione personale e all’incremento delle opportunità culturali e partecipative, anche in collaborazione con enti pubblici e privati, delle donne che svolgono attività prestate nell’ambito domestico, senza vincolo di subordinazione e a titolo gratuito, finalizzate alla cura delle persone e dell’ambiente domestico, iscritte all’Assicurazione obbligatoria, di cui all’articolo 7 della legge 3 dicembre 1999, n. 493.”.

E’ stato in tal modo sgombrato il campo dai dubbi sulla natura di questo stanziamento finanziario, che inizialmente pareva configurarsi quale un bonus, con la conseguenza che attualmente se ne comprende meglio la funzione. Ossia, non si tratta di una elargizione a carattere personale, ma di una assegnazione da destinare ad azioni di possibile inclusione lavorativa a valle di precedenti corsi di formazione, destinati non solo alla qualificazione personale delle casalinghe, ma anche a favorire la loro inclusione sociale e a promuoverne opportunità culturali. Possono usufruirne le donne che svolgono attività nell’ambito domestico a titolo gratuito e senza vincolo di subordinazione, purchè siano iscritte all’assicurazione obbligatoria. Non sono stati ancora stabiliti i requisiti e le modalità per potere accedere a tale fondo e si renderà necessario a tal fine, come indicato nel testo normativo, un apposito decreto del Ministro per le Pari Opportunità da emanarsi entro il prossimo 31 dicembre.

Così come viene configurato il Fondo per la formazione personale delle casalinghe, sembrerebbe che risponda alle sollecitazioni che la Federcasalinghe ha indirizzato alla ministra Bonetti, che si è vista ringraziare dalla presidente della suindicata associazione, Federica Rossi Gasparrini, “per avere condiviso questo percorso con noi”. Difatti alla titolare del delega alla Pari Opportunità e Famiglia era stata proposto il Fondo Opportunità, prevedente fondi per consentire alle donne di fare corsi di aggiornamento per poter rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternità. “Non possiamo accettare più un ruolo subalterno o constatare che tante donne perdono il lavoro proprio per il fatto di essere diventate mamme. La nostra Associazione da sempre ha creato opportunità per le donne”, precisa meglio la presidente Rossi Gasparrini.
D’altronde lo scorso 29 luglio 2020 tutte le delegate regionali della Federcasalinghe si erano confrontate online con la Ministra Bonetti, che aveva specificato come il Governo intendesse riconoscere il valore del lavoro delle casalinghe, che per scelta o per obbligo lasciano il proprio lavoro per le difficolta conseguenti l’impossibilità di conciliarlo con le necessità famigliari. “Con un Fondo Opportunità saranno supportate le donne casalinghe che sono lavoratrici di fatto, manager delle famiglie senza le quali la nostra Italia in crisi non potrà facilmente rialzarsi – ha specificato la presidente Rossi Gasparrini -. Orgoglio Donna è un progetto nazionale nato dalla consapevolezza che il ruolo delle donne necessita una valorizzazione soprattutto ora. Si è constatato, infatti, nel periodo del lockdown, quanto importante sia la capacità delle donne di famiglia per il welfare nazionale nella mediazione, nello spirito di sacrificio, nel lavoro in casa e fuori casa, nella cura di figli, nipoti e anziani”.

L’Ispettorato del lavoro ha stimato che nel solo 2019 trentacinquemila donne abbiano lasciano volontariamente il lavoro, perché non in grado di tenere insieme le mansioni lavorative con le responsabilità di cura. Indubbiamente su tale scelta hanno influito vari fattori quali, ad esempio, il lavoro precario, il non indifferente costo dei servizi all’infanzia, peraltro insufficienti, la mancata o incompleta condivisione dei lavori di cura ricadenti esclusivamente sulle donne, la presenza di modelli organizzativi delle imprese poco o per nulla vicini alle esigenze femminili. Per non parlare del gap salariale e delle difficoltà di vedersi riconosciute le proprie competenze al possibile rientro lavorativo dopo la pausa dettata dalla maternità. Ad essere intellettualmente onesti dovrebbe ammettersi che alcun Fondo per la formazione personale delle casalinghe possa mettere mano alla risoluzione di queste problematicità, che di ben alto avrebbero bisogno per essere debellate.

Questo compito è quanto una classe politica degna di tal nome dovrebbe porre in essere per gettare le basi di un nuovo sistema di protezione sociale, che vada incontro alle esigenze delle donne che sono costrette ad abbandonare il loro posto di lavoro per soddisfare le esigenze della propria famiglia. Sgombriamo, alfine, il campo da qualsiasi opportunismo e consideriamo il nuovo fondo per quello che è, ossia uno strumento di formazione personale delle casalinghe, laddove essa non sia presente, o di riformazione, qualora se ne senta il bisogno. Non attribuiamogli virtù miracolistiche perché i problemi strutturali, che impediscono alle donne di ritornare al lavoro dopo una gravidanza, sono ben altri e conosciuti a chi istituzionalmente ne è competente. Ove si pensasse diversamente si farebbe un grave torto, che ricadrebbe esclusivamente su chi potrebbe illudersi che strumenti normativi a carattere temporaneo, come il suindicato fondo, siano in grado di consentire un ingresso lavorativo nuovo alle donne che da madri sono state respinte dal mondo del lavoro.

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