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‘Il frutto della tarda estate’:  solidarietà femminile e resistenza al patriarcato

‘Il frutto della tarda estate’: solidarietà femminile e resistenza al patriarcato

Il film della regista franco-tunisina Erige Sehiri, sulle tradizioni culturali ed i conflitti generazionali in Tunisia, arriverà nelle sale italiane dal 23 marzo distribuito da Trent Film

Mercoledi, 15/02/2023 - Un film girato nelle campagne tunisine, dove lavoratrici e lavoratori di ogni età, vengono portati all’alba nei frutteti di fichi per raccogliere i preziosi frutti, e raccontano storie piccole e grandi che svelano il mondo delle tradizioni patriarcali che i giovani non comprendono e rifiutano, in particolare le ragazze, che vogliono vivere la loro vita pienamente. Così la regista e produttrice franco-tunisina Erige Sehiri, qui al suo primo lungometraggio di finzione, dirige una storia immersa nella luce calda dell’estate ambientata in un suggestivo frutteto che, durante la giornata, diventa spunto per parlare di solidarietà femminile, resistenza contro la tradizione patriarcale e conflitto tra generazioni, ma anche teatro di emozioni e luogo dove transitano i sogni e le speranze di una intera generazione moderna e più libera, accanto ad una precedente più sconsolata, ancorata alle tradizioni conservatrici.

Presentato in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2022, proiettato al 45° Festival di Toronto nella sezione Contemporary World Cinema e al Palm Springs International Film Festival 2023, remiato al workshop Final Cut in Venice alla 78° edizione della Mostra del Cinema di Venezia e di recente selezionato dalla Tunisia agli Oscar® 2023 come Miglior Film Internazionale, "Il frutto della tarda estate" verrà proiettato come film di apertura della 32a edizione del FESCAAAL (Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina) il 19 Marzo presso il Cinema Fondazione Prada a Milano ed uscirà nelle sale italiane il 23 marzo distribuito da Trent Film.

‘Il frutto della tarda estate’ (titolo originale ‘Under the Fig Trees’) è un film in cui ogni stereotipo della donna velata viene rovesciato da un’ottica moderna aderente alla realtà (le attrici e gli attori sono tutti non professionisti che spesso portano sullo schermo le loro storie personali), in cui il lavoro estivo nei campi non è solo costrizione e fatica, ma anche affrancamento: un’occasione per ritrovarsi e raggiungere insieme un sogno di libertà.

Il film si svolge in un luogo senza tempo, quello del frutteto che ospita alberi di fico a perdita d’occhio, in una natura immutata da secoli: lavoratrici e lavoratori a giornata (si vede il furgone che al mattino carica persone per portarle a raccogliere i fichi in campagna) parlano, si confrontano, cercano spazi di libertà in un luogo sicuro e protetto. Ci si potrebbe trovare in un’epoca indefinita, se non fosse per i cellulari dei giovani e per i discorsi che, fra sguardi maliziosi e sottintesi, aneliti di libertà e speranze per il futuro, strizzano disperatamente l’occhio alla modernità. L’incontro e i dialoghi fra diverse generazioni di lavoratrici e lavoratori offrono conferiscono un’idea quasi teatrale al film (come nel personaggio della sapiente ‘nonna’ responsabile delle cassette di fichi), laddove il microcosmo del frutteto sembra davvero rappresentare il macrocosmo di un mondo in evoluzione, nonostante la tradizione tenda a frenarlo e, al tempo stesso, un terreno di confronto generazionale. Il tutto è descritto dalla regista con uno sguardo non giudicante, ma di comprensiva avvolgente tolleranza per gli esseri umani e per le loro relazioni.

Fa onore ad Erige Sehiri, la regista e produttrice franco-tunisina autrice di Under the Fig Trees, essere riuscita a raccontare una storia antica e moderna al tempo stesso, in un Paese dove non è affatto facile per le donne e per le cineaste emergere. Erige ha una sua società di produzione, Henia, con la quale ha realizzato documentari d’autore tunisini, molti dei quali si sono distinti a Visions du Réel, IDFA, Cinémed. Nel 2018, il suo documentario Railway Men è rimasto sei settimane nei cinema tunisini ottenendo un enorme successo. Nel 2021 ha scritto, diretto e prodotto il suo primo lungometraggio di finzione, Under the Fig Trees, che ha vinto numerosi premi di post-produzione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Final Cut di Venezia, fino ad approdare alla Quinzaine di Cannes nel 2022 e poi, in Italia, al MedFilm Festival e al FESCAAAL, fino alla selezione per gli Oscar. Una regista che sa farsi portavoce, in maniera poetica e profonda, degli aneliti di libertà e delle aspirazioni di un Popolo intero.

“Ero affascinata dalle donne che venivano prese in strada e portate a lavorare nella raccolta della frutta sul retro di un camioncino – racconta la regista in un’intervista – spesso i telegiornali parlavano di incidenti di camion che avvenivano durante questi viaggi, sulle strade di campagna mal tenute. Ho conosciuto Fidé Fdhili, una raccoglitrice di ciliegie che è poi diventata la brava protagonista del mio film, e con lei ho visitato il frutteto da cui si è originata l’idea del film, che si sarebbe svolto tutto in un giorno: descrivere una giornata con generazioni diverse è come mostrare una vita intera. Non avevo un budget molto alto per questo film ma credo di aver dato l’idea di una situazione in cui apparentemente non c’è modernità, ma i giovani la fanno emergere, soprattutto le ragazze, nel modo in cui si comportano, con i loro cellulari, nel modo in cui parlano e in ciò di cui parlano. Per questo ho ripreso molti primi piani: volevo dare visivamente l’idea di una situazione e di un luogo al tempo stesso soffocante, in cui le donne e i giovani sembrano avere scarse opportunità, ma in cui queste giovani lavoratrici e lavoratori trovano un po’ di libertà, cercando l’amore e la relazione coi pari, mentre i più anziani osservano con nostalgia”.

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