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Anche una CEO ha problemi etici da risolvere

Anche una CEO ha problemi etici da risolvere

Master... - Le numerose presenze femminili ai vertici mondiali dell’economia e della finanza non fanno la differenza. Ma dobbiamo sperare che il futuro non sarà governato imitando le indicazioni del… testosterone

Giancarla Codrignani Lunedi, 13/06/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2016

General Electric e Borsa Italiana propagandano un master per donne che desiderino entrare nei Consigli di Amministrazione "così impareranno a fare le Ceo". La "Ceo" sarebbe la versione femminile del Chief Executive Officer, altrimenti detto Amministratore delegato. Un corso analogo di due anni fa ha avuto 300 richieste femminili, a dimostrazione che qualcosa si muove per venire incontro a esigenze reali: lo squilibrio di genere nella vita economica e finanziaria italiana comincia a farsi sentire non più come richiesta dal basso di "quote rosa", ma come riconoscimento di un danno da parte dei piani alti. Si sa da un pezzo che le ragazze hanno voti migliori a scuola, si laureano prima e hanno alte capacità professionali: è evidente che - lo avremo detto mille volte - rinunciare al loro contributo nella direzione economica e politica del paese è puro spreco. Le imprese tendono a far soldi e scelgono i componenti migliori: se leggiamo le pagine economiche dei giornali, ci rendiamo conto che una Cerretelli o una Reichlin illustrano le questioni finanziarie con competenza "come un uomo", ma con maggior chiarezza e intenti propositivi.

D'altra parte presenze ad alti e altissimi livelli dell'economia/finanza sono visibili da tempo: la prima Nobel in materia, quella che si domandava come sarebbero andate le cose se la banca Lehman Brothers, responsabile del grande disastro del 2008, si fosse chiamata Lehman Sisters; Christine Lagarde, chief del Fondo monetario internazionale, che in una celebre intervista denunciò l'eccesso di testosterone nelle agenzie internazionali; Janet Yellin, numero Uno della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, che tiene la barra con grande prudenza sapendo che la situazione è delicata e ogni giorno può succedere di tutto. È abbastanza evidente che le competenze sono ormai riconosciute e a noi resta solo far conto di nulla delle punte di spillo dei titoli che ci trattano da subalterne che "debbono imparare".


Questo è, invece, il punto: che tutti debbono imparare gli uni dagli altri: se l'economia è stata gestita dagli uomini che hanno dato valore di oggettività alle loro interpretazioni, basate sulla competitività conflittuale (la "guerra delle monete") e sul gioco (il gioco in Borsa), è tempo di correggere l'eccesso dei rischi con qualche cautela, ancora femminile, e correttivi selettivi di metodo. Non è un paradosso sostenere che, nella vita privata, le donne conoscono meglio dei loro compagni - che fanno i conti solo sullo stipendio - l'andamento del mercato perché sono loro a fare la spesa. Stranamente l'uomo che va a fare la spesa non ne ricava la stessa implicita conoscenza (e riempie i carrelli di cose superflue). È la solita denuncia fatta da secoli sui diversi modi di vedere la storia da un'ottica derivata da esperienze diverse, come quando le economiste hanno chiesto di introdurre la riproduzione nel Pil (Prodotto Interno Lordo) e nessuno ha capito che il "riprodurre" non significa la demografia.


Comunque il neutro prevale e quello che da tempo non ricordiamo più con il nome di omologazione ci sta davvero assimilando: le "CEO" di domani seguiranno in gran parte le indicazioni del testosterone. E così trovano ulteriore conferma gli adeguamenti femminili a "linee" politiche che continuano a vedere ciò che riguarda le donne oggetto di attenzioni specifiche e di erogazioni di benefici, quasi mai di diritti.


È molto più alta la riprovazione della coppia maschile con bambini rispetto a due donne che potrebbero essere senza scandalo sorelle o amiche non necessariamente lesbiche. Anche questa è logica "di genere" (maschile?), perché la donna è sia necessaria sia legittimata. Nessuno si è mai agitato per il turismo indiano di coppie sterili regolarizzate al rientro con un piccolino frutto di una scappatella maritale generosamente perdonata dalla moglie. E il famoso rispetto della famosa dignità dell'indiana pagata? I problemi etici sono legati al costume e ai fattori educativi: come mai è tollerata, anzi per molti da normalizzare e metterci sopra le tasse, la prostituzione? Introdurre a pagamento un organo estraneo nel corpo altrui che, nel caso della donna, può lasciare conseguenze riproduttive (i maschi sono così privi di intelletto da pagare di più per evitare il preservativo) rispetta forse la dignità, la morale, la natura?



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