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"Agnus dei" e il miracolo della sorellanza

"Agnus dei" e il miracolo della sorellanza

un film capolavoro della registra Annie Fontaine

Martedi, 06/06/2017 - Il film superbo e penetrante della regista Annie Fontaine

“Agnus Dei” e il miracolo della sorellanza

recensione di Angela Adamo

Le donne possono compiere anche l'impossibile e far sbocciare la bellezza e il bene anche nelle circostanze più atroci al limite dell'umano. Questo, in sintesi, il messaggio trasmesso dal film "Agnus Dei" della regista francese Annie Fontaine. Una fredda foresta fuori Varsavia, fine Dicembre 1945, all'interno di un convento femminile di clausura le monache, molte delle quali giovani e belle, sono intente alla celebrazione delle preghiere quotidiane, improvvisamente un grido straziante risuona tra le mura austere destando sgomento nelle donne. Una conversa esce correndo all'impazzata verso la città in cerca d'aiuto, giunge fino al presidio medico della croce rossa ma nessuno si cura di lei, la suora non si arrende e rimane ferma in ginocchio sulla neve fino ad attirare l'attenzione di Mathilde, la giovanissima dottoressa che presta volontariato nella struttura. Giunta in convento, in una stanza segreta, su un giaciglio indegno persino di un cane, la volontaria trova adagiata una monaca in preda alle doglie di un parto podalico! E non è l'unica, altre sei religiose sono incinte e sul punto di partorire. Questa incresciosa situazione è la conseguenza della reiterata violenza sessuale che le poverette avevano subito dalla soldataglia sovietica. Le suore sono in preda allo sconforto soprattutto perché non possono rivelare a nessuno la loro terribile condizione di stupraste senza rischiare di essere accusate di aver gradito l’ignobile “servizio”, pena dunque la chiusura del convento e la loro separazione, se non addirittura una pesante punizione. Sono sole e totalmente abbandonate a se stesse, a questo punto la loro unica speranza è soltanto Mathilde. E lei non le delude: una per una, le accompagna nel travagliato percorso di recupero di sé, di autostima e di speranza. Con indomito coraggio, attraversa i boschi di notte sfidando il pericolo di essere stuprata anche lei dalle stesse belve a due zampe sempre in agguato, sfida i sospetti dei suoi superiori, riesce a gestire una situazione da far tremare le vene e i polsi anche al più scafato dei medici fino a quando le suore riescono a dare alla luce i loro piccoli e a stringerli tra le braccia.

Accanto a Mathilde però c'è un'altra donna, la vicaria della superiora, suor Marie, una giovane dalla bellezza austera, una donna forte che non ha rinunciato alla sua calda umanità in quanto memore della sua vita precedente quando era una ragazza elegante e civettuola, una giovane che ha fatto esperienza della vita laica, che ha conosciuto l'amore di un uomo e il sesso, e proprio per questo ha scelto di abbracciare consapevolmente la sua vocazione religiosa. Insieme, queste due donne così diverse, Mathilde, atea per tradizione di famiglia e per profonda convinzione personale, e Marie fortemente radicata nella fede, riescono a portare la luce della sorellanza nei cuori atterriti delle altre. Entrambe eroine, sì, ma non perfette, entrambe col proprio bagaglio di reticenze, dubbi, timori: Marie crede ma con "ventiquattro ore di dubbio e un minuto di speranza" e Mathilde ama un uomo ma non riesce ad abbandonarsi all’amore. Una regia prodigiosa riesce a dirci che la bellezza di ogni donna sta nel vivere fino in fondo la propria umanità al di fuori di qualunque schema e al di sopra di qualunque ideologia.

Mentre Marie addolcisce il suo ascetismo, a giovane dottoressa si muove nello spazio e lo domina con tutto il suo corpo di donna libera e fiera contagiando tutte le suore che prendono coscienza di se stesse e acquistano la sua medesima sicurezza. Mathilde si rivela così una figura salvifica ma di una salvezza laica scaturita dalla una solidarietà femminile autentica e viscerale, talché le suore non sono più agnelli di Dio, vittime sacrificali ingenue e inermi sull'altare sacrilego della guerra patriarcale, ma un corpo compatto e solido, una squadra formidabile di madri, di nonne e di zie con l'unico scopo di far nascere e proteggere la vita! Perché, al di là di ogni retorica, soltanto una donna poteva trattare il tema della maternità, seppure straziante e dolorosa, con tanta incantata tenerezza, così che queste donne violate, e le loro sorelle nell'anima diventano un'unica sorgente di sguardi e di sorrisi toccanti e luminosi. Tutto intorno era buio e terrore, lì è sbocciato il miracolo della sorellanza e la vita è tornata a riprendersi la rivincita in tutto il suo splendore!

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