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“Artemide”, un’associazione per l’empowerment femminile

“Artemide”, un’associazione per l’empowerment femminile

A colloquio con la presidente, la psicologa Lucia De Rosa, che ci parla di questa bella realtà nata a Pago Veiano, piccolo centro del beneventano, e del progetto “Irpinia Sannio: Terre di Volontari e di Emozioni”

Martedi, 27/06/2023 - È un fiume in piena la presidente dell’Associazione “Artemide Aps”, dottoressa Lucia De Rosa, psicologa e psicoterapeuta e sessuologa attiva tra Roma, Napoli e Benevento, e con il cuore da sempre legato al suo paese di origine, da cui, per trovare la sua strada, è partita a soli diciotto anni: Pago Veiano. Un ameno centro immerso nel verde e carico di storia, al quale le donne di “Artemide”, da otto anni, stanno legando progetti sempre più importanti nell’ambito delle pari opportunità ed ora anche relativamente al rilancio del turismo.
È questo il senso di un importante progetto finanziato dalla Regione Campania con risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il titolo è: “Irpinia Sannio: Terre di Volontari e di Emozioni”. “Artemide” ha curato e curerà incontri, laboratori e workshop tra i centri di Pago Veiano, Pesco Sannita, Ponte, in collaborazione con il Cesvolab di Benevento e di Avellino e con altre 7 associazioni campane, tra cui l’ente capofila Operatori di Pace ODV di Lacedonia.
La prima parte del progetto, denominata 4.1 Identità e Relazione, specifica sulle Pari Opportunità, si concluderà alla fine di questo mese di giugno 2023.
La seconda parte, denominata 4.2 Storie e Cultura Popolare, inizierà ad ottobre 2023.
La terza parte delle attività, denominata 10 Patti di Comunità, prevede l’attivazione di azioni diffuse di coinvolgimento tra giovani, famiglie, comunità ed enti e si svolgerà ad aprile 2024.
L’intero progetto è partito a febbraio 2023 e si concluderà ad aprile 2024.
Abbiamo rivolto alcune domande alla dottoressa De Rosa, che ha risposto a tutte le nostre sollecitazioni e curiosità, senza risparmiarsi, proprio come fa nella sua attività clinica e nel suo lavoro in associazione.

Quali sono stati i risultati più importanti che sono emersi dalla serie di incontri e workshop presentati tra aprile e maggio a Pago Veiano ed a Pesco Sannita?
Il primo grande risultato è stato quello di riuscire ad attirare l’interesse di circa 50 ragazze e ragazzi tra Pago Veiano e Pesco Sannita. Sono diversi anni che tentiamo di agganciare la fiducia e l’attenzione dei giovani e soprattutto di mantenere le parole che scegliamo di pronunciare e di cui ne sentiamo la responsabilità. Il secondo risultato è stato quello di coinvolgere professionisti, enti e amministrazioni affinché le azioni programmate avessero una sempre più ampia diffusione e partecipazione e abbiamo iniziato un dialogo spiegando il valore di quanto saremmo andate a realizzare, sottoscrivendo dei protocolli di intesa con Pro Loco di Pago Veiano, Forum Giovani di Pago Veiano, Amministrazione Comunale di Pago Veiano e di Pesco Sannita e Istituto Comprensivo “San Pio”. Il terzo risultato è stato quello di creare una squadra di lavoro con ben 10 socie volontarie referenti che hanno coordinato e curato tutte le attività svolte e da svolgere gratuitamente, come si addice al mondo del volontariato.

E come hanno risposto le persone che hanno partecipato a questa serie di incontri?
Abbiamo somministrato alle partecipanti e ai partecipanti dei questionari di gradimento che ci aiutassero ad avere dei feedback per andare a migliorare le future azioni programmate e per ottenere dei dati in merito alle azioni sulle Pari Opportunità. Sono emersi spunti interessanti che vanno dalla serietà degli argomenti trattati, alla possibilità di non sentirsi soli a riguardo, al poter esprimere un pensiero senza giudizio, al poter acquisire consapevolezza sulla propria vita, al potersi aprire con gli altri e tanto altro…All’inizio abbiamo dovuto motivare molto a partecipare, spiegando il valore di poter avere spazi in cui riflettere, parlare e confrontarsi su queste tematiche che investono la vita quotidiana di tutte e tutti. Abbiamo avuto una partecipazione prevalentemente al femminile, come se le Pari Opportunità fossero una questione solo delle donne, ma con i ragazzi presenti è stato possibile riflettere ed arricchire il bagaglio di chi ha attivato la discussione e di chi ne ha preso parte. Con i giovani si è attivato un bel dialogo ed è nostra intenzione nutrirlo e mantenerlo: non possiamo comprendere le esigenze e i pensieri di generazioni diverse se non ci mettiamo in ascolto, autentico, non giudicante, presente e senza fretta.

Quali le eventuali risposte, riflessioni o sollecitazioni fornite dall'Associazione Artemide, in un momento di profonda trasformazione dell'istituto della famiglia e della società nel suo complesso?
Nella nostra associazione abbiamo due momenti “sacri”, a giugno e a settembre, in cui, sedendoci in cerchio e con la presenza di tutto il Direttivo e di tutte le socie, non solo programmiamo le attività, ma tiriamo le somme di quanto realizzato, facciamo i conti e visioniamo i bilanci, tentiamo di fare ragionamenti su cosa ha funzionato, cosa no, cosa ci è successo, come abbiamo vissuto le azioni realizzate. Questi due momenti preziosissimi rappresentano ore dense e significative di attribuzione di significato e di possibilità di guardarci negli occhi e dirci come stiamo e cosa ci fa arrabbiare. Questo è il modello che tentiamo di portare avanti in una società allargata in cui si va di fretta, non ci si incontra dal vivo, si camuffa quello che sentiamo, si agisce senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni su di sé e sugli altri, si fa fatica ad inglobare l’altro diverso da noi, si silenzia la propria voce pensando che sia inutile attivarsi e non ci si fida dell’altro. Chiaramente non ci riusciamo ogni volta perché l’essere umano è complesso e vulnerabile e stare nei gruppi ha dinamiche complesse da rendere visibili e da gestire, ma questa è la linea a cui miriamo e proviamo con costanza a portare avanti in ogni nostro passaggio. Soprattutto quando istituzioni come la famiglia e la comunità sono caratterizzate da profonde trasformazioni come quelle che attualmente stiamo vivendo, diventa necessario attivare la capacità di chiedersi come sto, cosa mi rende felice, cosa posso fare per realizzare la migliore versione possibile di me stessa e come posso contribuire affinché il luogo che abito diventi uno spazio migliore in cui crescere. Tutto questo richiede un grosso lavoro di consapevolezza e di partecipazione e cosa c’è di meglio di un’associazione vitale per provare a fare la propria parte?

Da quanti anni è attiva questa associazione e come è nata l'idea di costituirla?
L’idea di costituire Artemide nasce da una chiacchierata tra me, che all’epoca vivevo a Roma ma avevo mantenuto la connessione con la mia terra, e Sandra Mercuri, che viveva a Pago Veiano. Ci eravamo chieste come mai, nella nostra comunità, non ci fossero realtà e spazi per incontrarsi tra donne in cui riflettere, parlare, pensare, conoscersi, attivarsi. Da lì abbiamo chiesto tramite un social a tutte le donne di Pago Veiano se sentivano la nostra stessa mancanza e se volevamo parlarne. Così abbiamo chiesto uno spazio nell’ex Edificio Scolastico in disuso, lo abbiamo personalmente ridipinto, pulito e arredato e il 2 maggio 2015 abbiamo presentato il Progetto Artemide a tutte le donne che avevano scelto di venire a sentire di cosa si trattasse. Fondamentalmente, il bisogno era quello di conoscersi, l’un l’altra, e parlare di cose comuni e non comuni per trovare un luogo reale, fisico, riconosciuto in cui tirare fuori se stesse, senza giudicare, abbattendo i pregiudizi e smantellando gli stereotipi. Piano piano, inizialmente solo con le forze mie e di Sandra, abbiamo realizzato incontri ogni due settimane: ricordo ancora che ci facevamo prestare le sedie e ogni volta le portavamo su e giù prima e dopo gli incontri. Sempre con molto ottimismo, speravamo in una partecipazione numerosa. All’inizio la nostra azione era vista da alcune come una possibilità e con curiosità, da altre come un qualcosa di strano, non comprensibile nell’obiettivo. Non senza momenti no e di sconforto, siamo andate avanti e quando venivano i professionisti da fuori a prestare la loro intelligenza e competenza al servizio di tutte, gli stessi ci dicevano che eravamo utopistiche ma piene di entusiasmo. Quell’utopia è diventata realtà: da 8 anni a questa parte, si sono associate tante donne, si sono rese autonome nella gestione delle tante attività proposte e siamo diventate riconoscibili sul territorio per il nostro operato.


Perché avete scelto proprio di ispirarvi alla dea della caccia?

Artemide è la dea della caccia ma è anche la sorella di Apollo e il mito narra che volesse avere lo stesso trattamento del fratello nella società e che per ottenerlo avesse puntato sulla sorellanza, dimostrando tenacia, perseveranza e rimanendo focalizzata sull’obiettivo. Ci è sembrata, pertanto, simbolicamente, la dea adatta a rappresentare quello che volevamo venisse fuori dal femminile pago veianese.

Se lei dovesse descrivere l'Associazione Artemide con tre aggettivi quali userebbe?
Determinata: perché dal primo giorno in cui venivamo guardate con sospetto e giudicate fino ad oggi dove si lavora su una comunicazione efficace interna ed esterna e ogni socia conosce il proprio valore, non ci siamo mai abbattute.
Viva: perché socie sono arrivate, socie sono andate via, persone si sono avvicinate, persone si sono allontanate e nel mentre abbiamo attivato eventi, incontri, laboratori, progetti, giornate, collaborazioni, siamo diventate un’associazione di promozione sociale e siamo iscritte al RUNTS e ci contattano dall’esterno per la serietà, creatività e responsabilità del nostro modus operandi: questo dimostra che siamo nel flusso vitale di un ruscello e non in una stantia palude.
Complessa: perché abbiamo dovuto partire dalle basi, ragionare sul come mai il femminile fa tanto privatamente e nelle proprie vite personali e lavorative ma non si espone nella comunità, abbiamo dovuto comprendere quanto fosse difficile stare e lavorare in un gruppo, far emergere le dinamiche interne e i vissuti, puntare la luce sulle caratteristiche individuali e far comprendere il valore della diversità, provare a depotenziare la paura di essere giudicate, far comprendere che parlare o non parlare avesse un peso importante nel volontariato che svolgiamo, così come nelle proprie vite: questo per citare solo alcune delle tantissime cose a cui lavoriamo costantemente dall’interno e in maniera invisibile. Poi esiste tutto il lavoro visibile: dietro ogni laboratorio ci sono riunioni, pensieri, condivisioni e tante ore di impegno e serietà costanti.
Le sembreranno strani questi aggettivi ma sappiamo bene che lavorare per la fioritura del femminile significa lavorare con ostacoli interiorizzati e sociali, così come sappiamo che quando una donna conquista la consapevolezza del proprio talento, diventa inarrestabile: e i frutti si vedono nell’aumentare del benessere individuale e comunitario.

Come opera sul territorio "Artemide"?
Da quando siamo diventate Associazione, è stato votato un Direttivo costituito da 7 socie:
- Io sono la presidente e mi occupo di supervisionare le dinamiche interne, le attività di ogni laboratorio a partire da un rapporto trasparente, collaborativo e di confronto con le singole referenti, di favorire l’attivazione delle socie, valorizzando le caratteristiche personali e della costruzione e manutenzione della rete di colleganza con le istituzioni e le altre associazioni;
- Sandra Mercuri, vice presidente, co-fondatrice e referente area comunicativa e gestione dei social;
- Stefania Mercuri, referente area tesoreria/contabilità e referente area bandi e progetti;
- Valeria De Ieso, referente area artistica;
- Angela De Rosa, referente area ambiente e animali;
- Antonella Polvere, referente area amministrativa e gestione 5x1000;
- Angela Gagliarde, referente area segreteria.
Abbiamo all’attivo, in questo anno sociale, 33 socie e molte di loro hanno assunto la responsabilità di gestire come referenti attività e laboratori, tirando fuori le proprie passioni e i propri talenti. Definiamo la programmazione dell’anno sociale tutte insieme in assemblea a giugno e poi ci mettiamo all’opera.
Abbiamo dei canali social su Facebook ed Instagram per mantenere attive le comunicazioni costantemente. Ci interfacciamo con il Cesvolab che ci aiuta moltissimo nel confronto con l’organizzazione amministrativa e legale e facilita la rete con altre realtà campane; sono stati loro, nella figura della dr.ssa Maria Cristina Aceto e del dr. Gianluca Zarra, a motivarci a partecipare ai bandi. E posso dire che la missione iniziale per cui siamo nate, e cioè sviluppare empowerment femminile, si sta oggettivamente realizzando se siamo state capaci di metterci in gioco per realizzare attività per un progetto regionale e a confronto con realtà associative molto più longeve e strutturate della nostra.

Quali sono le iniziative ed i partenariati di cui lei conserva i ricordi più belli?

Potrei raccontare moltissimi ricordi ma ovviamente ne seleziono tre per il valore generato nel modo in cui sono abituata a fare: “ascoltando la pancia” e le emozioni connesse.
Un incontro svolto nel 2015, dopo l’alluvione che aveva colpito la nostra comunità, con la dr.ssa Antonietta Menechella, in collaborazione con l’Asl di Benevento, che ha permesso di elaborare con i presenti e le presenti il dolore di quell’evento, in cui la comunità ha subìto anche una perdita umana.
Lo spettacolo finale “Nu poco ‘e Napule sotto ‘ a luna” realizzato nel 2018 nel laboratorio di teatro per i ragazzi e le ragazze, in collaborazione con la compagnia teatrale di Pesco Sannita “La Maschera”, che ha portato a riutilizzare e attribuire un nuovo valore ad una parte del paese inutilizzata Palazzo Casalbore, conosciuto come “Occhio”, e a trovare un canale di comunicazione con i giovani.
La realizzazione di un video molto intenso con la voce delle socie utilizzando un testo teatrale di Serena Dandini dal titolo “Lo sapevano tutti” in occasione del 25 novembre 2020 Giornata Internazionale per la Violenza contro le Donne che ci ha unite, esposte e fatto lavorare insieme, mettendoci la voce.

Il 29 giugno ci sarà la consegna degli attestati a quanti hanno partecipato alle attività proposte. Quale è la sede prescelta per l'evento?
Stiamo predisponendo la nostra sede per accogliere questo primo momento di conclusione in cui tireremo le fila di quanto realizzato in merito alle Pari Opportunità, daremo spazio alle voci dei ragazzi e delle ragazze che ne hanno preso parte e consegneremo gli attestati di partecipazione. Abbiamo invitato tutta la comunità, infatti l’evento è stato messo in calendario nella programmazione estiva della Pro Loco di Pago Veiano, che mette insieme tutte le attività aperte a chi ne ha voglia. Come diciamo ad ogni evento “Le porte della nostra associazione sono sempre aperte a chi ha voglia di attivarsi”.

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