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“Magnum Manifesto”: 70 anni di scatti unici in mostra a Roma

“Magnum Manifesto”: 70 anni di scatti unici in mostra a Roma

Il Museo dell’Ara Pacis è la prima tappa europea e unica italiana della mostra della Magnum Photos, la più grande agenzia fotogiornalistica di tutti i tempi

Martedi, 20/02/2018 - Se è vero che la proporzione numerica tra uomini e donne fotoreporter è decisamente sbilanciata al maschile, in un’agenzia come Magnum Photos ciò è dovuto soprattutto al fatto che i fotografi d’assalto hanno per lo più lavorato in zone di guerra ad altissimo rischio e le donne, spesso per la cura dei figli e/o per una naturale tendenza all’autoconservazione, non sempre possono o vogliono scegliere strade artistiche e giornalistiche così pericolose. La Magnum Photos, considerata la più grande agenzia fotogiornalistica del mondo per creatività, innovazione e scelte ‘politiche’ - creata da nomi del calibro di Robert Capa (morto per una mina in Vietnam nel 1954), Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour nell’aprile del 1947 - nasce all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, che tanti orrori aveva prodotto, per raccontare storie di vita e denunciare violazioni, per tutelare diritti umani e portare a tutti immagini lontanissime. Da quel giorno, la Magnum Photos è diventata un riferimento nel tempo sempre più importante per la documentazione e per il fotogiornalismo. Gli autori di Magnum hanno documentato guerre, testimoniato le tensioni sociali, interpretato il nostro tempo, ritratto tanto le persone comuni quanto i grandi della terra, preconizzando talvolta con capacità visionaria non indifferente, i nuovi drammi del futuro. Nella ricorrenza dei suoi 70 anni, la Magnum ha organizzato una mostra dal titolo ‘Magnum Manifesto’, visibile all’Ara Pacis fino al 3 giugno, che ripercorre la storia dell’agenzia e quella della società attraverso scatti che hanno fatto epoca.

Poche ma eterne: le fotografe della ‘Magnum Photos’.
Su 95 membri dell’attuale agenzia Magnum, infatti, solo 6 sono le donne fotoreporter ma, nel tempo, tante sono state le fotografe che hanno attraversato il solco dell’immortalità. Fra queste, figure mitiche come Eve Arnold, divenuta la prima corrispondente donna per la prestigiosa agenzia e anche la prima associata all’esclusivo gruppo di fotografi capeggiati da Cartier- Bresson e Robert Capa, divenuta famosa per i suoi reportage ad Harlem; Martine Franck, stimata fotografa documentarista e seconda moglie di Cartier-Bresson, nonché membro della Magnum Photos per oltre 32 anni; Inge Morath, una fotografa austriaca naturalizzata statunitense, tra le prime donne a fare parte della Magnum che fotografava dive del calibro di Ingrid Bergman e Audrey Hepburn, oltre alla vita quotidiana della Grande Mela; Susan Meiselas, associata a Magnum dal 1976 e membro a pieno titolo dal 1980, conosciuta soprattutto per le sue fotografie degli anni '70, del Nicaragua dilaniato dalla guerra e delle spogliarelliste americane; Cristina García Rodero, che ha fotografato l’anima misteriosa, vera e magica della Spagna popolare la Spagna ‘occulta’ dei riti. Quanto a fotografe associate alla Magnum in generazioni più recenti, troviamo in mostra Olivia Arthur, fotografa inglese che ha prodotto notevoli reportages sulla vita delle donne in Arabia Saudita, e Alessandra Sanguinetti, nata a New York ma cresciuta in Argentina, che ha maturato un suo personalissimo stile fotografico, nato tra ricordi d’infanzia, Pampa argentina, terra ed animali, per non dimenticare volti e storie.

Non solo foto: il senso del percorso espositivo.
Proprio una donna, Andrea Holzherr, la Responsabile degli Eventi Culturali di Magnum Photos racconta il senso del percorso espositivo, culturale e sociale dell’agenzia e della mostra allestita a Parigi e poi a Roma (al Museo dell’Ara Pacis, dove sarà visibile fino al 3 Giugno) per celebrare il Settantesimo anniversario della celeberrima agenzia. “In questa Mostra c’è tanto da leggere, nei pannelli espositivi - spiega la Holzherr - perché volevamo mostrare la Magnum nel suo contesto, ed i motivi per cui sono stati realizzati alcuni lavori. Volevamo giocare con l’idea che a 70 anni gli altri ci vedono come vecchi ma noi ci sentiamo ancora giovani. La proprietà della Magnum è di fotografi anziani, membri storici della Magnum, ma anche di giovani e, nel percorso, non si vede solo lo sviluppo della nostra agenzia ma anche l’evoluzione storica e sociale della fotografia in generale, che nel Dopoguerra si appoggiava al mondo editoriale, alle riviste, e che poi ha portato i fotografi a fare scelte di maggior interesse artistico.”
Tre grandi zone espositive, o ‘clouds’, raccolgono immagini emblematiche scelte per raccontare i contesti storici e l’evoluzione della fotografia: la prima riguarda il riconoscimento dei diritti umani, ‘il mondo come famiglia’, dopo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo seguita alla seconda guerra mondiale; il secondo momento è quello del Sessantotto, si cominciano a scoprire e sottolineare le differenze, la fotografia cambia perché molte riviste iniziano a chiudere ed i grandi fotografi realizzano racconti più lunghi, veri e propri libri come il reportage di Joseph Kudelka sugli zingari; infine, nella terza area, l’attualità, dal 1990 in poi, ‘storie della fine’, i fotografi iniziano a lavorare anche su commissione o a cercare sbocchi nel mercato dell’arte. La fine di un certo mondo, quello dei giornali e della pellicola Kodak e la disgregazione dei luoghi produttivi legati a quell’epoca, fa strada a nuove possibilità, e la fotografia si espone nelle gallerie, si trasferisce sui libri d’arte.
Le immagini celebri e i grandi reportage dei suoi autori permettono di comprendere in che modo e per quale motivo Magnum sia diventata un’agenzia cult, unica e leggendaria. Dal reportage sui lavoratori immigrati negli USA, realizzato da Eve Arnold negli anni Cinquanta, ai ritratti di “famiglia”, teneri e intimi, di Elliott Erwitt; dalle celebri immagini degli zingari di Josef Koudelka, fino alla toccante serie realizzata nel 1968 da Paul Fusco sul "Funeral Train", il treno che trasportò la salma di Robert Kennedy nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Arlington, attraversando un’America sconvolta e dolente. E ancora, le serie più recenti dei nuovi autori di Magnum: dalle osservazioni antropologiche, sotto forma di fotografie, realizzate nel mondo da Martin Parr; dalla cruda attualità del Sud America documentato da Jérôme Sessini, fino al Mar Mediterraneo, tenebroso e incerto nelle notti dei migranti, fotografato da Paolo Pellegrin.
Il curatore della mostra, Clément Chéroux – direttore della fotografia al MoMA di San Francisco e già curatore della grande retrospettiva dedicata a Cartier-Bresson realizzata dal Centre Pompidou e ospitata a Roma proprio al Museo dell’Ara Pacis – ha selezionato una serie di documenti rari e inediti, immagini di grande valore storico e nuove realizzazioni, per illustrare come Magnum Photos debba la sua eccellenza alla capacità dei fotografi di fondere arte e giornalismo, creazione personale e testimonianza del reale, verificando come il “fattore Magnum” continui a esistere e a rinnovare continuamente il proprio stile. Oltre a raccogliere i progetti individuali e collettivi realizzati nel corso degli anni, la mostra presenta anche proiezioni, copertine di riviste, articoli di giornali, libri realizzati nel corso del tempo, mostrando il contesto originale in cui molte delle fotografie sono state concepite.

‘Magnum is…’
Un video di pochi minuti ma di grande intensità racchiude le definizioni della Magnum date dai suoi stessi componenti e conclude, insieme agli scambi epistolari fra i vari membri dell’agenzia, il percorso di una mostra che lascia il segno di una storia lunga ed eccezionale: ‘Magnum è un gruppo di fotogiornalisti eccezionali che viaggiano in tutto il mondo per fotografare avvenimenti storici’ (Inge Bondi) ; ‘Magnum è un’organizzazione tenuta insieme da un’intangibile colla di sogni e speranze’ (Wayne Miller); ‘Magnum è un paradosso’ (John G. Morris); ‘ Magnum è una specie di miracolo fin dalla sua nascita (David Seymour); ‘Magnum è la fotografia’ (Cartier-Bresson).
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, proposta da Contrasto e Magnum Photos 70 e organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, ha cominciato il suo tour globale nel giugno 2017 all’International Center for Photography di New York.

FOTOGRAFI IN MOSTRA
Abbas
Christopher Anderson
Eve Arnold
Olivia Arthur
Bruno Barbey
Jonas Bendiksen
Werner Bischof
Michael Christopher Brown
René Burri
Cornell Capa
Robert Capa
Henri Cartier-Bresson
Antoine d'Agata
Raymond Depardon
Bieke Depoorter
Thomas Dworzak
Elliott Erwitt
Martine Franck
Leonard Freed
Paul Fusco
Cristina Garcia Rodero
Jean Gaumy
Burt Glinn
Jim Goldberg
Philip Jones Griffiths
Harry Gruyaert
Ara Giiler
Philippe Halsman
Hiroshi Hamaya
Erich Hartmann
David Alan Harvey
Bob Henriques
Thomas Hoepker
David Hurn
Richard Kalvar
Josef Koudelka
Hiroji Kubota
Sergio Larrain
Guy Le Querrec
Erich Lessing
Herbert List
Danny Lyon
Constantine Manos
Peter Marlow
Susan Meiselas
Wayne Miller
Inge Morath
Lu Nan
Trent Parke
Martin Parr
Paolo Pellegrin
Gueorgui Pinkhassov
Mark Power
Raghu Rai
Eli Reed
Mare Riboud
Miguel Rio Branco
George Rodger
Moises Saman
Alessandra Sanguinetti
Jérome Sessini
David Seymour (Chim)
Marilyn Silverstone
W. Eugene Smith
Jacob Aue Sobol
Alec Soth
Chris Steele-Perkins
Dennis Stock
Mikhael Subotzky
Nicolas Tikhomiroff
Larry Towell
Peter van Agtmael
Alex Webb
Donovan Wylie
Patrick Zachmann

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