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“Parla” delle molestie sessuali e non avere paura

“Parla” delle molestie sessuali e non avere paura

Egitto - Nato come un progetto d’esame, in poco tempo si è trasformato in un programma di assistenza per ragazze e studentesse che sono state vittime di molestie nel campus universitario

Zenab Ataalla Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015

Il Cairo. “Speak up” è il nome della campagna informativa contro le molestie sessuali avviata alla fine dell’anno scorso da un gruppo di studenti universitari dell’università del Cairo. “Tutto è iniziato come il progetto finale d’esame per il corso di Comunicazione. In quell’occasione alcuni degli studenti hanno scelto di parlare delle molestie sessuali, notando all’interno dell’Università un aumento di circa il 20 per cento negli ultimi anni” dice Soah Abu Zeid, una delle coordinatrici del progetto. Quello che ha spinto i ragazzi ad affrontare il problema è stato soprattutto la mancanza di supporto alle vittime e “la difficoltà delle ragazze a parlarne. Da qui anche l’ispirazione del nome Speak up, cioè Parla, con cui si “vuole sollecitare le ragazze ad andare in un luogo dove confidarsi in totale anonimato, senza la paura di essere giudicate per qualcosa di cui non hanno alcuna colpa”.



Noura Aicha, una studentessa di Economia, aggiunge: “è difficile in Egitto parlare di questa tematica, tutto quello che rientra nella sfera sessuale è un tabù, e lo è ancora di più quando parliamo di molestia. Una ragazza che viene irrispettosamente etichettata, sfiorata o toccata, preferisce tacere e continuare a vivere come se nulla fosse mai accaduto per paura della cattiva reputazione”.

Il silenzio è il pericolo più grande, sottolinea Soah Abu Zeid. “Il problema principale che si deve affrontare è superare quel muro di indifferenza contro il quale si scontrano le studentesse, in ogni caso vittime di un sistema sbagliato - continua Soah - ecco perché uno degli obiettivi della campagna è semplicemente quello di aumentare la consapevolezza tra gli studenti che vi è una organizzazione per combattere le molestie nel campus e permettere che i molestatori vengano individuati ed incriminati”.



 All’inizio pochissime studentesse e studenti si avvicinavano ai punti informativi, organizzati a cadenze mensili e sparpagliati qua e là all’interno del campus universitario. È da febbraio, invece, che le cose sono cambiate e questo grazie anche al Comitato Antimolestia dell’università, istituito a giugno scorso. “Il fatto di essere appoggiate dal Comitato ci permette di condividere il lavoro che facciamo ed avere un appoggio da parte dell’università, cosa che cambia notevolmente le carte in tavola. Attraverso un lavoro fatto a più mani, possiamo far arrivare un’informazione anche solo per sentito dire. Questo è il nostro punto di forza. Attraverso i social network comunichiamo le ultime notizie. Chi ci legge sa che non è solo e sa dove andare, se ha bisogno di aiuto”. “Ora stiamo lavorando in modo più efficace. Sono già in fase di avvio alcuni seminari e altre attività non solo da noi, ma anche presso le università di Ain Shams e di Helwan, le altre due grandi università della capitale. L’obiettivo è che si parli e si continui a parlare del problema delle molestie verbali e fisiche in Egitto”.

Il cambiamento è già in essere. Quello che è considerato un problema (anche il solo parlarne) si sta trasformando in un attivismo su tutti i fronti che parte prima di tutto dalle ragazze, giovani e future donne del paese.

 

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