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Romanzo famigliare, e la famiglia è protagonista

Romanzo famigliare, e la famiglia è protagonista

Il racconto pop di Francesca Archibugi alla Dickens e Balzac nella serie tv di successo

Mercoledi, 17/01/2018 - “Romanzo famigliare”
Il racconto Pop di Archibugi alla Dickens e Balzac

di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

Francesca Archibugi, regista e sceneggiatrice italiana, ha firmato la serie televisiva 'Romanzo famigliare' che abbiamo cominciato a vedere su Rai1 ad inizio d’anno, dove si racconta di una sedicenne e delle relazioni complesse con i suoi genitori.

Lei, Archibugi, in piena adolescenza fu scelta per strada a sedici anni per interpretare la parte di Ottilia nel film RAI Le affinità elettive, diretto da Gianni Amico, tratto dall'omonimo romanzo di Goethe.

Dopo l'apprendistato al Centro Sperimentale di Cinematografia, tra gli anni ‘80 e ‘83, ha debuttato dietro la macchina da presa con Mignon nel 1988.
Aveva 28 anni e fece un ritratto a tinte forti della famiglia descrivendo le prime esperienze e delusioni sentimentali degli adolescenti.

Quindi fu la volta del Il grande cocomero nel 1992, dove affrontò il tema della neuropsichiatria infantile attraverso il ritratto della famiglia infelice di una dodicenne epilettica. Il film si ispirò a un saggio del neuropsichiatra infantile Marco Lombardo Radice e alle sue esperienze al reparto di via dei Sabelli a Roma.
Archibugi, come lei stessa dice, si è spesso ispirata alle proprie vicende familiari nei suoi film.

Comunque dal primo momento fino ad ora il suo forte interesse ruota intorno all’adolescenza, alla sua e a quella degli altri.

Oggi è una donna matura, sposata con il musicista jazz Battista Lena.

In questo suo ritorno dal cinema alla televisione, con Romanzo famigliare, si nota quanto sia consapevole, da vera neofita, che fare televisione non è fare cinema.

Come lei stessa dice “per girare per la TV, devi imparare a costruire una narrazione che ha le sue regole. Sarebbe superficiale dire: 'È tutto uguale'. Non lo è. Ti rivolgi a un pubblico grande. Ci abbiamo messo due anni a scrivere. Mi sono andata a rileggere Balzac e Dickens, scrivevano a puntate in modo pop: sono andata a rivedere come chiudevano i capitoli".

"Amo la serialità inglese, Downton Abbey è un capolavoro. Ho trovato bellissimi The Young Pope e The Night of".

Ma il suo “Romanzo famigliare” è un feuilleton dei nostri giorni, girato con maestria, con sceneggiatura formidabile della stessa Archibugi scritta insieme a Elena Bucaccio.

"Questo è un grande romanzo ottocentesco calato nella contemporaneità -ha dichiarato Francesca Archibugi - ci siamo rifatte alla struttura del feuilleton. Finora avevo girato solo un film per la tv, Renzo e Lucia ma durava due ore, qui parliamo di 600 minuti, un lavoro completamente diverso. Avevo il desiderio di fare un racconto più lungo e articolato- prosegue -, in linea con quanto sta accadendo in tutto il mondo".

"Volevo raccontare la famiglia, il nucleo da cui fuggiamo e dove torniamo, dove tutto comincia - ha dichiarato - così abbiamo scritto questa storia di donne, in cui si confrontano una madre, Vittoria Puccini, ragazza di famiglia, i Liegi, che ha avuto la figlia a sedici anni e la figlia interpretata magistralmente da Fotinì Peluso, che alla stessa età scopre di essere incinta.

Intorno ai loro conflitti e all'amore sconfinato che le lega, i loro uomini, un padre militare, Guido Caprino, un nonno influente Giancarlo Giannini, in una piccola città di provincia, Livorno.

“L'assenza di famiglia è la più grande infelicità della terra - ha sottolineato la regista -. Siamo costretti a stare insieme e a soffrire, una delle maledizioni lanciate sulla culla. La famiglia è il centro di qualsiasi narrazione classica, perché all'interno puoi scegliere tante storie, è un contenitore. Tra madre e figlia c’è un legame intenso con livelli di confidenza differenti, si può arrivare a un'intimità, ma si resta sempre dentro una bolla che resta misteriosa. Il rapporto tra una madre e una figlia lo è, porta qualcosa di te da una parte e dall'altra. È il mistero del parto, come se imparassi a scrivere in cirillico".

La voce narrante fuori campo dell'intera storia è quella di Marco Messeri, che interpreta Vanni, fedele autista della famiglia Liegi. "È l'unico che non fa parte della famiglia".

Ormai “Romanzo famigliare” è un appuntamento che non vogliamo perdere e bisogna dire che lo stile Francesca Archibugi ci sta prendendo in massa.

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