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“Romeo e Giulietta negli ATER: un amore popolare”

“Romeo e Giulietta negli ATER: un amore popolare”

Con il Progetto Goldstein, nei cortili dei palazzi di periferia, rinasce il teatro popolare: contro le minacce della pandemia, un assaggio di bellezza

Mercoledi, 02/12/2020 - Un’idea che sembra uscita dagli anni Settanta, quando molti spettacoli, musicali e teatrali, venivano realizzati spontaneamente nelle piazze e nelle periferie, aperti a tutti. In tempo di pandemia sembra di essere tornati un po’ indietro nel tempo, come quando durante il lockdown si usciva in balcone a suonare e cantare, e molte persone hanno costruito veri e propri rapporti di buon vicinato ed amicizia chiacchierando da un edificio all’altro: così accade nel nuovo progetto di “La Città Ideale” che propone, dal 10 al 13 dicembre, per la regia di Leonardo Buttaroni, un classico intramontabile rivisitato, dal titolo simbolico: “Romeo e Giulietta negli ATER: un amore popolare”, nei cortili e nelle corti interne degli ATER (strutture di edilizia popolare della Regione Lazio), nei palazzi popolari dei quartieri di Primavalle e Quarticciolo, per regalare un assaggio di bellezza al territorio, soprattutto ai margini della città, nelle periferie romane, così tanto citate e così tanto abbandonate, trasformando l’affaccio di ogni privata abitazione nel palchetto di prima fila di un inedito teatro.

Le esibizioni si svolgeranno il 10 e l’11 dicembre alle ore 17.00 nell’Ater Quarticciolo, e il 12 e 13 dicembre, sempre alle ore 17.00, presso l’ Ater Primavalle, ma sarà possibile anche seguirle online su www.facebook.com/lacittaideale.

“L’idea nasce durante una passeggiata per il quartiere del Quarticciolo - spiega Fabio Morgan, curatore del progetto - su un muro c’era una scritta recente che diceva: “La quarantena in 20 mq non si può fare!”. Non era semplicemente una scritta ma un vero e proprio grido di dolore e di attenzione. Era il momento di inventare qualcosa che potesse intrattenere e mettere insieme, pur non potendo stare insieme. Nei momenti di crisi chi ci rimette di più sono sempre le persone che vivono situazioni già molto delicate. Un’artista ha il compito di inventare nuove forme per cercare di non lasciare sole queste persone. Il compito di coinvolgerle e di far sentire che qualcuno si occupa di loro, che qualcuno si prende l’onore e l’onore di far trascorrere un paio d’ore in modo diverso. È bastato osservare da vicino il quartiere e studiare la conformazione dei vari lotti di case popolari presenti a Roma, per vedere che in tutti ci sono grandi cortili attorniati da palazzi: ecco l’idea! Far diventare il cortile per un giorno un palcoscenico. Invitare i vari condomini dei palazzi ad affacciarsi alle finestre per vedere lo spettacolo, ognuno nella sua abitazione, tutti uniti nella visione di Romeo e Giulietta”.

Dunque un teatro shakespeariano da guardare affacciati alle finestre, per portare l’arte lì dove di solito è più difficile farla arrivare. Il progetto, nato nel periodo di lockdown, a teatri chiusi, vuole anche sottolineare la natura collettiva (e conviviale) del processo produttivo, partendo dalla riflessione sulla qualità della relazione umana negli spazi di edilizia popolare, ponendosi come obiettivo la creazione di un evento che sia esperienza condivisa e momento di connessione “tra i diversi balconi”. Il teatro torna così ad essere una realtà viva, e si propone in un modo diverso rispetto a quello in cui siamo stati abituati a concepirlo, più vicino alla gente, attraverso un’esibizione che si prevede piena di emozioni, entrando in punta di piedi nelle case del popolo e nei loro balconi, finestre e terrazzi.

“L’amore alla fine non paga e se paga, paga poco. L’amore che te sarva la vita, se lo trovi costa caro”: così il regista Leonardo Buttaroni ha scelto di ‘trasformare’ lo spettacolo di Romeo e Giulietta: “È sempre la storia di due ragazzi, che per destino e fato avversi, si ritrovano a vivere un amore impossibile. Tra mille ostacoli e sospinti dagli eventi navigheranno verso il tragico finale. Ma, tra battute folcloristiche, converse, musicassette e canzoni degli anni ‘80, ho incastonato la nostra storia, ho immaginato come un romano doc di quei tempi me l’avrebbe raccontata, come avrebbe esaltato con sontuose iperboli la parte comica e come avrebbe affondato il coltello nella tragedia. Tutto questo anche per ricordare non quello che eravamo, ma quello che per sempre saremo, perché la Roma che conosco non perderà mai il vizio di essere… POPolare”.

Lo spettacolo “Romeo e Giulietta negli Ater: un amore popolare” è una produzione di Progetto Goldstein, con il sostegno della Regione Lazio, in collaborazione con Fortezza Est.

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