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“Una donna Siriana”, la voce delle profughe in Giordania

“Una donna Siriana”, la voce delle profughe in Giordania

Il documentario di Louis Sayad De Caprio e Kawla Al Hammouri evidenzia la condizione critica delle donne e la loro resilienza

Mercoledi, 20/05/2020 - La condizione dei profughi siriani, raccontata attraverso la voce e la testimonianza di otto donne siriane che vivono in Giordania: questo il tema del documentario dal titolo ‘Una donna siriana’, diretto da Louis Sayad De Caprio, regista americano di origini italo-siriane, qui anche direttore della fotografia, e da Khawla Al Hammouri, una regista e produttrice giordano-palestinese, da sempre interessata alle questioni sociali, ai diritti delle donne e alla condizione dei profughi.
I conflitti in Siria non cessano ormai da circa nove anni e morte e distruzione, com’è noto, non hanno risparmiato nessuno: per salvare se stesse e alcuni dei loro figli (altri sono rimasti in Siria e la preoccupazione per loro è enorme, specialmente per le figlie femmine), tante e tanti hanno attraversato le frontiere e vivono da profughi, con la nostalgia della terra natìa, dei suoi profumi e della sua bellezza, una terra che vantava tolleranza e sincretismi religiosi e culturali antichi, prima della devastazione di regimi che hanno anteposto la brama di potere alla sopravvivenza di migliaia di persone.
Le difficoltà e le circostanze avverse che le donne sono costrette ad affrontare dopo il loro sfollamento, ne evidenziano la grande capacità di resilienza, reazione e determinazione di fronte alle disgrazie e condizioni spesso disperate. Alcune delle donne narranti sono nell’ombra: c’è chi racconta di essere stata una sposa bambina riuscita a fuggire con la figlia, chi ha avuto la forza di tornare a scuola, chi piange ogni giorno nel ricordare quello che ha lasciato e perduto per sempre. Altre parlano invece alla luce del sole, come Amal, una giovane donna che si occupa dell’educazione dei bambini profughi e cerca di lenire i disturbi post traumatici di tanti fra loro attraverso la socialità, il gioco, il disegno e la ‘cura’ a tutto tondo, per crescere una generazione che possa elaborare i vissuti terribile dell’infanzia e andare oltre.
Il docufilm, però, esorta alla speranza, ed alla possibilità di innescare potenti spirali trasformative, che possono innescarsi quando queste donne coraggiose evocano la loro forza interiore per risorgere dalle ceneri e ricostruire una nuova vita, per sé e per i loro cari. Fra gli elementi trattati con maggior forza dal documentario, i temi dell’educazione delle ragazze e quello delle spose bambine.
“Una donna Siriana”, vincitore di molti premi, è stato proiettato al St. Louis International Film Festival e al Big Sky Documentary Film Festival ed è stato programmato in concorso al Sarasota Film Festival, al Minneapolis St Paul International Film Festival e al Julien Dubuque International Film.

I registi

Khawla Al Hammouri, laureata in produzione multimediale e comunicazione presso la Petra University, quando aveva solo 23 anni ha co-fondato la Meel Productions, una compagnia di produzione dedicata a promuovere l'arte e i media giordani. Il suo interesse per gli argomenti legati alla condizione femminile è evidente in tutto il suo lavoro come reporter per i notiziari Roya e come giornalista per Al Jazeera.
Louis Sayad De Caprio, durante i suoi numerosi viaggi, ha prodotto pezzi per Johnny Walker, Segway, Veronica Beard e Oscar de la Renta, per citarne alcuni. Il suo lavoro narrativo gli è valso un posto come finalista del Sundance Screenwriting Labs 2015. La sua passione è condividere storie di tutto il mondo sulla resistenza umana di fronte a traumi, morte e sfollamenti. Si è laureato alla Tisch School of the Arts della New York University.

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