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‘Piccole (noi) donne’ cambiano, al cinema e nella società

‘Piccole (noi) donne’ cambiano, al cinema e nella società

Il film di Greta Gerwig rivisita in chiave attuale il celeberrimo romanzo di Louisa May Alcott

Martedi, 21/01/2020 - Dopo il successo di ‘Lady Bird’, la talentuosa regista e sceneggiatrice trentaseienne Greta Gerwig, torna a proporre il proprio stile anticonformista e personalissimo nell’ultima rilettura cinematografica - ‘last but not least’ - di ‘Piccole Donne’ (Little Women, trailer), uno dei romanzi di fine Ottocento più amato da generazioni di ragazze sognatrici che si identificavano, per lo più, nella ribelle Jo, aspirante scrittrice ante-litteram, unica delle quattro sorelle March a non essere affatto interessata al matrimonio, né ai possibili patrimoni da esso derivanti, nonostante l’epoca e le condizioni di ristrettezza di una famiglia tutta al femminile, con un padre cappellano partito per la guerra di secessione.
Già la scelta di non seguire la sequenza temporale dei due romanzi (‘Piccole Donne’ e ‘Piccole Donne crescono’) ma di mescolare e sovrapporre momenti e situazioni, reinventando anche il finale, evidenzia l’originalità di questa interpretazione post-moderna dell’opera della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, alter ego della regista stessa, nonché della protagonista Jo March.
Il desiderio di emancipazione e l’aspirazione all’autodeterminazione femminile, in un mondo dove gli uomini e il denaro muovono il mondo, oltre all’esplicitazione di principi pedagogici sperimentali all’epoca poco compresi, cui s’ispira l’intera vicenda del romanzo, sembrano essere il leit motiv dell’intero film e mostrano di possedere la stessa forza oggi come allora. Anche le sorelle di Jo, Meg, la maggiore, più propensa a mettere su famiglia, Beth, pallida musicista ammalata ed Amy, la più piccola, artista in erba, irrequieta e favorita della zia March (una splendida Meryl Streep), sono ben caratterizzate, con personalità forti e definite ma con nuove sfumature rispetto a quelle originarie pensate dall’autrice per le sue Piccole Donne. Nei panni della protagonista indiscussa, Jo, che rifiuta il matrimonio con l’amico e vicino Laurie, e con esso la stabilità economica e sociale, la brava Saoirse Ronan, cosceneggiatrice del film insieme alla regista Gerwig.

Un cast d’eccezione (Laura Dem è la madre delle quattro sorelle, Emma Watson la bella e dolce Meg, Florence Pugh veste i panni delicati di Beth, Eliza Scanlen è la vitale Amy e Timothée Chalamet è Laurie, compagno ed amico fedele) contribuisce a dare vigore ad una narrazione e a dei protagonisti intramontabili, a delle figure femminili indimenticabili, anche per la forza della scrittura che le fa vivere, nelle loro legittime aspirazioni, antesignane di epoche di lotte e affermazioni emancipatorie.

“Ho letto il libro della Alcott quando ero molto giovane: rileggendolo anni dopo, mi sono accorta di quanto fosse moderno per i suoi tempi, trattando di temi ancora oggi di grande attualità come le scelte di vita, il rapporto tra l’ambizione e la famiglia, la questione femminile, la parità di diritti tra uomo e donna, il desiderio di emancipazione e le conseguenze sociali della mancanza di indipendenza economica delle donne, l’uguaglianza di diritti nel matrimonio, e tanto altro ancora. Penso che sia stato proprio questo romanzo a spingermi a scrivere, perciò fare questo film per me ha significato ritrovare, attraverso Jo, me stessa e il mio percorso, e quello della Alcott, con la comune passione per la scrittura. Dunque il mio film è una storia d’amore, non tra una donna e un uomo, bensì tra una ragazza e il suo romanzo”.  

La pellicola s’inserisce così a buon diritto fra le altre versioni cinematografiche - tra le più note e meglio riuscite, quella del 1933 per la regia di George Cukor con Katharine Hepburn nei panni di Jo, quella del 1949 diretta da Mervyn LeRoy con Elizabeth Taylor nel ruolo di Amy e Janet Leigh in quello di Meg, e l’ultima del 1994 diretta dall’australiana Gillian Armstrong con Wynona Ryder, Claire Danes nel ruolo di Beth e Susan Sarandon in quello della madre), senza avere nulla da invidiare a nessuna di esse ed alle quali non cerca di assomigliare.

Il film, che ha scalato le classifiche al box-office già nei primi giorni di uscita nelle sale, ha ottenuto 6 candidature ai Premi Oscar, 2 candidature ai Golden Globes, 5 candidature ai BAFTA, 9 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, una candidatura ai Writers Guild Awards, ed un’altra ai Producers Guild.

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