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‘Private’, un libro nato durante il lockdown da una chat fra giornaliste

‘Private’, un libro nato durante il lockdown da una chat fra giornaliste

L'isolamento in casa di 20 giornaliste di Rieti, che hanno raccontato se stesse e la cronaca delle loro giornate fra le mura di casa

Mercoledi, 19/08/2020 - Dalla cronaca al racconto intimo, episodi ed emozioni personali durante il lockdown. Un modo nuovo ed inconsueto di scrivere per chi, ogni giorno occupato nei reportage, non vede la notizia nella propria vita. Ma l’isolamento in casa per l’emergenza coronavirus cambia la prospettiva e venti giornaliste di Rieti hanno raccontato se stesse, la cronaca delle loro giornate fra le mura di casa.
Così è nato il libro ‘Private. Venti giornaliste nel tempo sospeso’. Un libro tutto al femminile, voluto e scritto da donne, edito dalla Funambolo, una casa editrice reatina composta da tre donne. E alle donne assistite da Telefono Rosa andranno le royalties della vendita del libro.

Venti racconti, ognuno a firma delle altrettante giornaliste, che parlano della quotidianità dell’eccezionale momento. Delle paure, delle ansie, delle scoperte e della speranza di quei giorni. ‘Private’ del titolo ha proprio il doppio senso della mancanza di libertà e dell’intimo che si racconta.

Tutto nasce per caso, una cena in programma fra alcune colleghe della zona. Cena che poi diventa virtuale per l’arrivo del lockdown. Comincia un dialogo su whatsApp, si uniscono altre colleghe. Giorno dopo giorno. Fra loro non tutte si conoscono, ognuna lavora per testate e settori diversi, hanno età ed esperienze diverse. Ma tanta è la voglia di uscire dall’isolamento e quel mezzo diventa stimolo e fonte di approfondimento, ci si ritrova in quel dialogo, ci si rassicura. Il gruppo diventa il luogo dei racconti, della condivisione. Nasce un diario della quarantena dalle molteplici sfumature e situazioni; l’attenzione è sul privato delle proprie vite e sugli stratagemmi che ognuna mette in atto per affrontare i disagi del confinamento forzato. C’è chi lancia l’idea: mettiamo nero su bianco, scriviamo un racconto, facciamo un libro con le nostre esperienze.

All’inizio spunta il pudore: noi che scriviamo sempre di fatti pubblici, dobbiamo cambiare rotta, guardarci e raccontarci. A chi può interessare? Si discute, alla fine vince il progetto di solidarietà. Prevale la partecipazione a narrare singole esperienze che, visto il particolare momento storico, possono essere occasione di riflessione collettiva. La macchina si mette in moto. Col passa parola, si arriva a venti giornaliste, venti autrici, venti storie. Tutte rigorosamente in 10mila battute, spazi compresi.

Eccole queste vite costrette in casa: quella della mamma con i disagi del figlio down o della single che ha dovuto mettere in pausa la sua ‘costruzione di vita’; quella della moglie e madre con figli piccoli e la riscoperta di momenti preziosi della famiglia. Quella di chi ha vissuto la paura della zona rossa e quella dell’amante di viaggi limitata a viaggiare solo dentro di sé.

Un lavoro di gruppo esemplare: dal titolo alla lunghezza del racconto, all’editing, alla scelta della copertina, tutto è stato gestito in chat, ogni decisione è stata presa a votazione. Anche qualche pregressa tensione fra concorrenti è stata superata. Nel corso dei lavori, ognuna ha letto il racconto delle altre 19.

I visi delle venti autrici - Fabiana Battisti, Tania Belli, Paola Corradini, Paola Cuzzocrea, Raffaella Di Claudio, Eliana Di Lorenzo, Francesca Dominici, Ilaria Faraone, Alessandra Lancia, Daniela Melone, Chiara Pallocci, Sara Pandolfi, Alessandra Pasqualotto, Maria Luisa Polidori, Monica Puliti, Catiuscia Rosati, Francesca Sammarco, Elisa Santarelli, Stefania Santoprete, Sabrina Vecchi - sono in copertina. In gruppo, come il lavoro che hanno pensato e costruito. Disegnati dall’unico uomo del progetto, Federico Battisti, ma pur sempre fratello di una di loro.

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