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Assistenti sociali: accoglienza e ascolto della persona

Assistenti sociali: accoglienza e ascolto della persona

Maria Grazia Baldanzi, assistente sociale nella Asl Frosinone, spiega il ruolo centrale di questa figura professionale

Martedi, 06/04/2021 - “Ascolto, empatia, accoglienza, restituzione…”. Sono alcune delle parole con cui Maria Grazia Baldanzi tratteggia il suo lavoro di assistente sociale in una struttura pubblica. La incontriamo nel Ser.D della Asl di Frosinone nell’ambito del progetto “Donne, Sicurezza, Legalità” sostenuto dalla Regione Lazio.
“Non è semplice spiegare il ruolo della nostra professione; sulla base della mia esperienza trentennale posso dire con certezza che non si può lavorare da soli, che bisogna essere veramente motivati e che vanno messi da parte i pregiudizi. È un lavoro da fare prima di tutto su se stessi. Per dare risposte concrete a quelli che chiamiamo soggetti deboli e che hanno tanti differenti bisogni, è indispensabile collaborare con gli altri specialisti. L’assistente sociale è la prima persona che l’utente incontra arrivando nella struttura. Facendo l’accoglienza (parola molto importante) noi dobbiamo capire chi abbiamo davanti, quali sono i suoi bisogni e le sue richieste di aiuto: la nostra presa in carico è della persona nella sua interezza e unicità. E non basta, perché dietro all’utente c’è la famiglia, il lavoro, le relazioni, gli affetti. Questa complessità richiede una molteplicità di risposte che chiamano in causa altrettante competenze. Per questo è veramente importante avere una rete su cui poter contare e a cui fare riferimento. Poi quello che dico sempre è che noi, più che risolvere i problemi o concludere i casi, in sostanza aiutiamo le persone a trovare dentro loro stessi le risorse o le potenzialità che non sanno di avere. Ecco, il nostro lavoro è poliedrico, siamo noi che ci adeguiamo alla situazione e alla persona che, di volta in volta, ci troviamo davanti. La pandemia avrà ripercussioni anche nel lungo tempo e stiamo studiando come fronteggiare le ripercussioni e i problemi anche nuovi che ci si presenteranno. Già vediamo tante situazioni problematiche: famiglie scoppiate per la convivenza forzata, ragazzi senza scuola e senza punti di riferimento, anziani in solitudine. Sono tutte questioni che pian piano emergeranno e che richiederanno risposte nuove e adeguate, risposte che potremo trovare contando sull’esperienza. Sarà ancora più importante il lavoro di èquipe e la collaborazione multidisciplinare, con l’assistente sociale punto di riferimento che coordina e tiene insieme il tutto”. Da ultimo Baldanzi osserva che, nella sua esperienza, le donne “a differenza degli uomini non si arrendono facilmente, cercano soluzioni creative ai problemi mettendo in campo tutte le loro risorse e la loro creatività” perché, conclude, “noi donne dobbiamo riprenderci quello che ci hanno tolto e dobbiamo prendere coscienza che possiamo fare tutto quello che vogliamo con la libertà che ci spetta”.

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