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Carla Lonzi: sputare su Hegel e sulla critica d'arte per una Rivolta Femminile

Carla Lonzi: sputare su Hegel e sulla critica d'arte per una Rivolta Femminile

Se nell’autenticità si instaura il dialogo, nella dimensione collettiva si rifiuta il successo, la competizione, l’efficienza e si approda alla creatività

Martedi, 29/08/2023 - Carla Lonzi: sputare su Hegel e sulla critica d'arte per una Rivolta Femminile
di Alessia Ceci

Sputiamo su Hegel, una pietra miliare della saggistica femminista, uscito per la prima volta negli anni Settanta e diventato per decenni quasi introvabile, verrà ristampato il 5 settembre 2023 dalla Casa editrice La Tartaruga. Un invito verso le donne a prendere posizione nella società patriarcale e un titolo provocatorio che ci dice: la lotta di classe è giusta ma non esiste senza il femminismo.
"Sputiamo su Hegel l'ho scritto perché ero rimasta molto turbata constatando che quasi la totalità delle femministe italiane dava più credito alla lotta di classe che alla loro stessa oppressione."
L’autrice si chiama Carla Lonzi ed è considerata tra le più importanti teoriche del femminismo italiano degli anni Settanta, ma prima di fondare Rivolta Femminile Lonzi era una critica d’arte.
Un mestiere inizialmente amato e poi rifiutato per la sua falsità e inconciliabilità con la ricerca di relazioni autentiche, sulle quali Lonzi pose le basi per il suo pensiero di donna, di critica d’arte e di femminista. La ristampa delle sue opere rappresenta quindi la chiusura ideale di un cerchio che mantiene una coerenza sorprendente visto il legame strettissimo tra la casa editrice e l’autrice. L’editrice Laura Lepetit prima di aprire la libreria “Milano Libri” in via Verdi e fondare la casa editrice La Tartaruga aveva infatti collaborato e militato insieme all’amica Lonzi nel gruppo Rivolta Femminile.
Proprio intorno al nodo della relazione – della sua qualità e autenticità – erano maturate le precoci perplessità di Lonzi sul potere esercitato dai critici d’arte. Nelle conversazioni raccolte in Autoritratto (1969) – il volume conclusivo della parabola di Lonzi come critica d’arte contemporanea - emerge l’importanza della forma del colloquio costruito insieme e attraverso le parole degli artisti. In quei dialoghi Lonzi ha ridisegnato il suo ruolo e insieme sperimentato le possibilità inedite dell’ascolto e dello scambio riscontrando tuttavia l’insufficienza di quell’incontro stesso, ancora vincolato dalle regole predefinite proprie del sistema dell’arte. Ma la vitalità dell’esperienza assente nel mondo dell’arte, Lonzi la ritrovava invece nel piccolo gruppo di ‘’Rivolta Femminile’’ dove la centralità della relazione si manifestava vivace come qualità di affetti e imprevedibilità di dialogo.
Il limite proprio della critica consisteva principalmente nel rapporto sbilanciato e subalterno tra critico e artista e tra artista e pubblico, e Autoritratto provava a ribaltarne il sistema. Il libro raccoglie una serie di interviste registrate fra il 1965 e il 1968 – letteralmente - attraverso l’uso di un registratore per cogliere la spontaneità dell’eloquio - mentre il titolo sottolinea il ruolo attivo degli artisti nel parlare in prima persona di sé. L’operazione di assemblaggio corale è la più importante perché è quella che fa di Autoritratto “una specie di convivio”, un fluire di domande e risposte senza soluzione di continuità, come se artisti e critica fossero presenti tutti nello stesso momento, nello stesso luogo in una conversazione a più voci e senza gerarchie.
Tra i protagonisti ci sono Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Pietro Consagra, Carla Accardi e tanti altri artisti di generazioni diverse, alcuni coetanei, altri più grandi, altri ancora più giovani; alcuni affermati, altri no; ma soprattutto coloro le cui opere hanno abbandonato lo spazio borghese dell’oggetto da salotto per invadere l’ambiente e concentrarsi sul processo della creazione artistica.
Appare evidente come la scelta dei protagonisti di Autoritratto sia avvenuta anche per la qualità della relazione personale, ed è a questo tipo di scelta che va ricondotta non solo la presenza di Consagra, compagno sentimentale di Lonzi, ma anche dell’unica presenza femminile fra gli artisti, quella di Carla Accardi, alla quale Lonzi era legata da una profonda amicizia che affiora nelle pagine del libro. La relazione tra artista e critica diventa occasione di una comune presa di coscienza del sé – su cui si baserà la teoria femminista dell’autocoscienza – a partire dall’esperienza e dalle constatazioni banali del vivere quotidiano; le conversazioni racchiudono infatti dei frammenti che anticipano un momento prossimo, in quei brani vi è traccia del percorso che porterà, nei primi mesi del 1970, alla fondazione di Rivolta Femminile.
Il 1970 è infatti anche l’anno di pubblicazione di Sputiamo su Hegel, il testo in cui Lonzi formula il suo addio alla cultura patriarcale e di conseguenza alla critica d’arte, essa stessa patriarcale. Il congedo è infatti esteso a tutta quella cultura oppressiva e vincolante a cui Carla Lonzi sente di non appartenere, portando tuttavia con sé, all’interno del femminismo, molte delle riflessioni maturate negli anni a contatto con gli artisti. Proprio Carla Accardi condivide con lei i primi tempi dell’esperienza femminista, del pensare insieme e del riconoscimento reciproco e solidale tra donne come passaggio fondamentale per affrontare il mondo con una percezione mutata di sé. Una condizione femminile vissuta sempre di più come alterità e dunque come scarto del pensiero dominante e sistemico del mondo; sputare sui modelli che ci ingabbiano e ci distruggono, un’impresa che secondo Carla Lonzi non può lasciare spazio a compromessi.

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