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Case confiscate alla criminalità per donne e figli vittime di violenza

Case confiscate alla criminalità per donne e figli vittime di violenza

A Roma cinque nuove case per le donne e i loro figli vittime di violenze

Lunedi, 03/02/2020 - Cinque nuove case per le donne e i loro figli vittime di violenze. Beni confiscati alla criminalità ora riutilizzati in un percorso di sostegno e rinascita che parte dall’emersione delle violenze per poi passare all’ospitalità in emergenza fino alla semi-autonomia della donna. E’ un progetto della ong ‘Differenza Donna’, “il primo in Italia - spiega la presidente Elisa Ercoli - che utilizza beni confiscati alla criminalità, di Roma e provincia, utilizzando un approccio sistemico di contrasto alla violenza contro le donne. Non si tratta di un singolo Centro antiviolenza ma di un percorso che copre tutte le necessità di breve e lungo periodo per le donne sopravvissute alla violenza con i loro figli. Non solo. Coinvolge donne italiane, donne migranti, donne con disabilità”. Le cinque strutture sono state consegnate all’associazione dalla sezione delle misure di Prevenzione del Tribunale di Roma. Queste le cinque case e le attività che svolgeranno.

- La casa di Via Tacito. Sarà la sede centrale di Differenza Donna dove si realizzerà la prima accoglienza telefonica per facilitare l’emersione della violenza. L’associazione riceve una media di 150 telefonate al mese da donne vittime di violenza per un totale di 1800 che chiamano da tutta Italia. Questa casa sarà anche la sede del Primo Osservatorio per l’emersione delle donne con disabilità vittime di violenza; quest’ultime sono esposte alla violenza 5 volte di più delle donne non disabili.

- La casa di Ostia. Prima casa rifugio di emergenza per donne che escono dai Codici Rosa, l’intervento di accoglienza contro la violenza, realizzato presso strutture sanitarie. Da oltre venti anni, ‘Differenza Donna’ è presente al Policlinico Umberto Primo di Roma, all’ospedale Grassi di Ostia, al Padre Pio di Bracciano e al San Paolo di Civitavecchia. Questa casa rifugio di emergenza permetterà di ospitare per due settimane le donne passate al Pronto soccorso prima di entrare in una casa rifugio.

- La casa di Via Giolitti. Sarà una struttura di semi-autonomia dove accedere dopo essere state accolte nelle case rifugio ed avere un anno di tempo per rinforzare la capacità di autonomia lavorativa ed abitativa. Soprattutto per consolidare la vita delle donne e dei loro figli.

- La casa di Pompeo Magno. Una casa a disposizione di bambine e bambini dove rafforzare la genitorialità di mamme sopravvissute alla violenza. Lì si potrà usufruire di laboratori ed esperienze culturali. Una casa dove si curano le relazioni e la socialità positiva. L’obiettivo, secondo l’associazione, è lavorare al superamento delle difficoltà emotive del trauma vissuto e soprattutto rimanere per mamme e figli un punto di riferimento solido, stabile e gratuito.

- La casa d Fregene. Un luogo per accogliere e sostenere alla formazione e reinserimento lavorativo donne sopravvissute alla tratta di primo e secondo livello. A disposizione in totale sei posti.

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