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Che brava Adriana Valerio

Che brava Adriana Valerio

I tanti contributi delle teologhe al femminismo contro una Chiesa patriarcale

Domenica, 15/01/2023 - PREMESSA. Non tira una gran aria per il femminismo e sarebbe bene che le donne dessero un esempio di "un’altra politica” se mantenessero più larga possibile la capacità di relazione. I cattolici sono anche loro in difficoltà con i tradizionalisti che si oppongono a papa Francesco. Non demordono le suore e le teologhe femministe. Donna, Chiesa, Mondo, il mensile dell’Osservatore romano, apre il numero di gennaio con il titolo “Le nuove leader, la mossa delle religiose”, dedicato al programma Leadership for change dell’Unione internazionale delle Superiore Generali. Una di loro, Patricia Murray precisa: “siamo costrette a essere leader” con la speranza di dare un’altra interpretazione all’autorità e al potere maschili. Difficile anche per le laiche, ma vedremo. Intanto inviterei a leggere qualche libro di una storica dell’Università di Napoli che fa parte del Coordinamento delle teologhe italiane.

Davvero brava la mia amica Adriana che da qualche tempo sforna un libro su valori femminili poco conosciuti, soprattutto dal mondo laico nonostante le religioni siano responsabili – nel bene e nel male – della sublimazione e della sottomissione delle donne. Da Cristianesimo al femminile del 1990, a un eloquente Le ribelli di Dio, donne e Bibbia tra mito e storia, da Il potere delle donne nella Chiesa, Giuditta, Chiara e le altre a Donne e Chiesa, una storia di genere (dedicata al figlio maschio “perché sappia avvicinarsi all’universo femminile con rispetto e stupore, tenera ragione e solidi sentimenti”), a una Maria Maddalena, equivoci, storie, rappresentazioni. Ultimo: Eretiche, donne che riflettono, osano, resistono (2022) in cui evidenzia il femminile delle “eresie” di cui – per i libri di storia - sono autori solo gli uomini. Se le pretese attuali vanno direttamente alla condivisione del sacerdozio, la storia avverte: Tertulliano (II secolo) fa capire che la richiesta non è nuova: “quelle vipere che si sono arrogate il diritto di insegnare e vogliono battezzare”.

Ma nel 2021 ha anche pubblicato, con il contributo di altre ricercatrici, L’anticoncilio del 1869, donne contro il Vaticano I, che in un centinaio di pagine fornisce una documentazione sulla partecipazione femminile all’opposizione anticlericale, di grande impatto per l’epoca, contro un Concilio della chiesa cattolica perché dissenso prevalentemente femminile, giocato dentro le opposte frontiere delle condanne vaticane e dello scandalo nella pubblicistica laicista.

Un Concilio è sempre un fatto centrale per la cattolicità, soprattutto dopo sia l’approvazione (1854) del dogma dell’Assunzione fisica e non solo metafisica della madre del Signore, sia la clamorosa proclamazione del Sillabo (1864) a condanna degli errori del secolo – il razionalismo, le libertà di coscienza, lo stato di diritto, i liberalismi, la dignità delle altre religioni – e a difesa dell’obbedienza ai dettami della Chiesa e ai suoi dogmi. Pio IX impose con il Vaticano I il dogma dell’infallibilità, variamente discusso in dottrina dagli stessi padri conciliari (67 dei quali si allontaneranno l’ultimo giorno per non votare) e da episcopati europei non allineati, aveva diviso l’Italia laica con un’ulteriore sfida ai governanti liberali – figurarsi ai socialisti – in genere già scomunicati.

Il 1869 era già dentro l’unità realizzata, le leggi liberali, la ragione illuminista, la Repubblica romana nonostante la sconfitta. L’antica rivoluzione napoletana di un secolo prima, finita tristemente con Eleonora Fonseca Pimentel appesa al patibolo di “mai stu forca” per volontà del popolo dei lazzari oltre che dal card. Ruffo, aveva avuto nella Roma papalina e del Vaticano un effetto rassicurante: pur anestetizzato dal recupero dei privilegi, la curia vaticana non poteva capire che l’onda storica era incontenibile e avrebbe vinto lo Stato di diritto, non l’assolutismo del “papa infallibile”.

Il deputato Giuseppe Ricciardi si fece infatti promotore di un appello per convocare un Anticoncilio, appello che volle esteso alle donne; che risposero, laiche e credenti, con prontezza, solidarietà dichiarata e senza reticenze. La poetessa Laura Battista verseggiò la sua sottoscrizione: Ritirati, Levita / perché con la tua livida figura / ci nascondi il Signore, espressione quasi carducciana, ma di credente. Nessuno si aspettava che una giovane donna, costretta a farsi monaca benedettina, avrebbe lottato per tredici anni contro l’iniquità dei trattamenti impostile e sarebbe uscita dall’accanimento dispotico della vita conventuale ormai corrotta e, quando Garibaldi entra a Napoli nel settembre 1860, Elisabetta Caracciolo è più che quarantenne, ma è con lui, libera e patriota.
La Chiesa vetero-cattolica nacque proprio dall’Anticoncilio del deputato Ricciardi: un piccolo scisma di cattolici contro l’infallibilità in nome della “santa tradizione”, che sopravvive e ha un suo revival di notorietà perché il 18 dicembre del 2021 ha consacrato vescova primate Teodora Tosatti, una donna.


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