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Che senso dare al diffuso anti-abortismo spagnolo

Che senso dare al diffuso anti-abortismo spagnolo

Nel suo saggio sulla "Lunga durata", Braudel metteva in evidenza l'illusorietà degli accadimenti "evenemenziali" a "breve termine" nella storia sociale e civile di una nazione.

Giovedi, 25/09/2014 - Il recentissimo ritiro del disegno di legge sull'aborto - disegno promesso già in campagna elettorale dal primo ministro spagnolo Mariano Rajoy - restituisce alle donne alcuni diritti, depenalizzando l'interruzione di gravidanza entro termini più larghi rispetto alla proposta del 20 dicembre 2013.

Tuttavia, una Spagna così scissa su un tema progressista fondamentale, come l'aborto, dà un po' da pensare.

Dopo l'esperienza di Zapatero, che nel 2010 aveva rivisto le precedenti norme in vigore sull'interruzione volontaria di gravidanza con delle modifiche volte ad estendere i diritti delle donne, si avverte una certa sorpresa nell'ascoltare la voce del Partito Popolare e dei cattolici.

I conservatori, sostenitori della proposta di legge ormai cassata, speravano, di fatto, in un ritorno alla legge del 1985. Questa ammetteva l'interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di: violenza sessuale, gravi rischi di salute della madre o del feto, malformazione del nascituro.

Le ultime manifestazioni madrilene anti-abortiste (incredibilmente partecipate), apparentemente, non sembrano ben legare con il percorso emancipazionista femminile portato avanti da "las mujeres" per tutto il Novecento.

Le prime femministe del secolo scorso, puntando soprattutto sul contrasto all'analfabetismo e sulla promozione di attività culturali, lottarono ovviamente per l'adeguata preparazione educativa e professionale delle donne, poi per una più equa retribuzione rispetto al salario maschile.

Storicamente, il movimento femminista spagnolo (costituito da varie frange e anime: Agrupación de mujeres antifascistas, Unión de dones de Catalunya, Mujeres Libres, insieme con le marxiste del POUM) fu uno dei più precoci nell'estendersi dalla sfera pubblica a quella privata.

Tra i primi traguardi del femminismo spagnolo si annoverarono proprio i puntelli della "riforma sessuale": aborto, divorzio e assistenza medica sanitaria gratuita.

Viene da chiedersi, dunque, il perché di questa diffusa intransigenza anti-abortista.

La proposta di legge ritirata si esprimeva in termini affatto contraddittori - parlava di "Protección del Concebido y los Derechos de la Embarazada" - pretendeva, cioè, di tutelare il feto nonché i "diritti" della donna in gravidanza.

Una lente di interpretazione efficace di questi accadimenti può forse ritrovarsi in alcuni scritti teorici del famoso storico francese Fernand Braudel (1902-1985).

Nel suo saggio sulla "Lunga durata", Braudel metteva in evidenza l'illusorietà degli accadimenti "evenemenziali" a "breve termine" (quelli rilevati dai cronisti, dai giornalisti), nella storia sociale e civile di una nazione.

Braudel, osservando le cicliche ricadute regressive dei movimenti culturali ed emancipazionisti, constatava che per un'indagine storiografica attendibile dei traguardi sociali è indispensabile acquisire «un respiro d'ampiezza secolare».

La vera storia dei progressi socialmente acquisiti e incorporati, dunque, è una storia lunga, travagliata, e assai diversa dalla sequenza di istantanee che cronisti e giornalisti allestiscono giorno per giorno, ora per ora.

Nessuno si scoraggi, dunque, se sarà tante volte necessario ricominciare ex novo, generazione per generazione.

Marta Mariani

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