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Chi ha paura di Riace?

Chi ha paura di Riace?

Sorpresa e preoccupazione per l'arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano, che colpisce un modello virtuoso di accoglienza e può scoraggiare chi nei territori porta avanti esperienze analoghe

Martedi, 02/10/2018 - La notizia dell'arresto ( ARRESTO!!) del sindaco di Riace Mimmo Lucano è arrivata come un colpo a testa e cuore di tante e tanti di noi. Riace è un modello di accoglienza, ispirato da valori profondi di umanità e civiltà ma anche molto concreto e logico: ci sono paesi vuoti, abbandonati dagli italiani, perché non farne centri di rinascita con chi viene da paesi lontani, dopo percorsi drammatici e di morte, persone che hanno una grande voglia di "ricominciare" con vite normali, ma che hanno anche tante risorse e competenze da portare. Riace è rinata grazie a loro, a quei profughi e fuggiaschi che qui hanno potuto rifarsi una famiglia, trovare o inventare una attività, partecipare a fare bello e sempre più vivibile per tutti quello che è divenuto il loro paese.
Riace non era e non è una utopia ma una indicazione per percorrere sui territori vie possibili per integrare le persone, superando assistenzialismi, percorrendo la via di scambi veri tra persone e culture. Come tale il modello Riace è visto dal resto del mondo. Riace è diventata una realtà perché c'è stato un sindaco che ha visto lontano, che ci ha lavorato sodo, come potrebbero fare e magari già fanno altri sindaci o amministratori meno conosciuti.
Sono tanti infatti i paesi un po' sperduti e semivuoti nel nostro mezzogiorno dove si sono realizzate esperienze di convivenza e inclusione simili, piccoli paesi oggi abitati da persone anziane che vedono e vivono come un fatto positivo la presenza di uomini e donne più giovani, che parlano di storie di emigrazione che loro forse possono ancora comprendere.
Donne, uomini, bambini, prima che rifugiati o ex rifugiati. Piccoli numeri ma in tanti luoghi e quindi tante persone che hanno ripreso a vivere normalmente. L'opposto di quello che abbiamo visto nelle campagne di Campania e Puglia dove i rifugiati sono schiavi in massa di italiani senza scrupoli. Quindi il modello di Riace è quello che funziona e può funzionare. In un paese saggio e ancora legato alla lunga storia di emigranti si sarebbe dovuto seguire la via di "cento Riace".
Invece Riace è stato subito il bersaglio di parole e fatti vergognosi, come il taglio immediato dei fondi, di questo Governo e soprattutto del Ministro degli Interni. Ma non si aspettava che si arrivasse a vedere e trattare il sindaco di questo paese al pari di esponenti della tanto diffusa e potente 'ndrangheta calabrese, di quella 'ndrangheta che forse ha gioito, perché della "assistenza" ai rifugiati vogliono occuparsene loro. Colpire Riace e Mimmo Lucano non è colpire solo questa esperienza e questo modello ma è un brutto segnale, in qualche modo "intimidatorio" di una legalità giocata contro l'accoglienza, verso chi opera con grandi sforzi e difficoltà, sapendo spesso di rischiare di fronte alla scelta di inserire e quindi tutelare un immigrato in attesa di avere un riconoscimento chiaro per essere inserito.
Un brutto segnale, confermato dalle minacce di tagli fatte dal ministro Salvini, per scoraggiare esperimenti e nuovi approcci di inserimento sui territori attraverso gli SPRAR, una linea di interventi opposta a quella dei grandi centri di accoglienza che hanno evidenziato problemi e inefficacia oltreché condizione spesso poco umane e dignitose.
La reazione alla notizia dell'arresto di Mimmo Lucano è stata per fortuna immediata e virale. In poche ore in molte città si sono svolte manifestazioni e sit in a cui hanno partecipato in tanti e in tante donne, con uno slogans che facciamo nostro: la solidarietà non è reato!

Costanza Fanelli

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