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Confessionalismo scorretto improprio antistorico e anticostituzionale

Confessionalismo scorretto improprio antistorico e anticostituzionale

Nel nostro paese, il diritto di non essere credente è riconosciuto in teoria ma non certo nella pratica, spesso infatti risulta difficile da esercitare. Lo dimostra il fatto che ogni anno alla riapertura delle scuole, arrivano a pioggia le proteste dei g

Domenica, 28/10/2018 - Confessionalismo scorretto improprio antistorico e anticostituzionale
di Raffaella Mauceri

Nel nostro paese, il diritto di non essere credente è riconosciuto in teoria ma non certo nella pratica, spesso infatti risulta difficile da esercitare. Lo dimostra il fatto che ogni anno alla riapertura delle scuole, arrivano a pioggia le proteste dei genitori che chiedono per i figli l’esonero dell’ora di religione e se la vedono negata dai mille ostacoli messi in atto da presidi e insegnanti per disinformazione o per disorganizzazione, ma anche per consapevole e intenzionale sopraffazione ideologica.

Questo accade perché nel nostro paese la onnipresenza della chiesa cattolica è da alcuni ritenuta un diritto “divino”, mentre da altri è percepita per quella che è: una pesante invadenza stante che è l’unica religione che ha accesso nella scuola pubblica dove, al netto, impartisce la dottrina cattolica per farne sudditi della Chiesa cattolica. Da qui la necessità per chi non vuole che i propri figli vengano indottrinati dalla nessuna religione, di ricorrere alla richiesta di esonero… ma anche quella, come dicevamo, materialmente e ampiamente disattesa.
Ebbene, oggi in Italia sono presenti ben 836 (dicasi ottocentotrentasei) culti! E se lo dice Massimo Introvigne, il più grande esperto in materia, ci dobbiamo credere, perché oltre alle religioni “principali” vanno conteggiate anche le loro relative e infinite diramazioni dove proprio la religione cattolica è la più diramata di tutte. Ai culti locali, inoltre, vanno aggiunti quelli importati dai flussi migratori, e per finire c’è anche la folla, in costante crescita, dei senza-religione.
Ma facciamo un po’ di storia.
Erano i tempi del secondo governo Berlusconi, con ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, quando la legge 186 del 18 luglio 2003 diede il via all’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Un esercito di 13.880 docenti (oggi scesi a circa 12 mila) scelti dal vescovo, venne così assunto con contratto statale a tempo indeterminato: un sonoro schiaffo ai precari delle materie obbligatorie, e soprattutto un ennesimo schiaffo alla laicità costituzionale della scuola pubblica italiana.
Non bastasse, nel 2011 lo Snadir, sindacato degli insegnanti di religione, rivendicò (e ottenne) per i suoi assistiti il diritto di essere nominati presidenti di commissione per gli esami di terza media, ossia gli esami di Stato conclusivi del primo ciclo di istruzione. Arrivando così al paradosso che i sacerdoti vanno a giudicare anche gli studenti i cui genitori hanno espressamente chiesto di tenerli alla larga dall’insegnamento confessionale!
Il quadro è preoccupante. Al posto di una scuola pubblica inclusiva, laica e all’avanguardia, che potrebbe e dovrebbe insegnare l’educazione civica, si cerca invece di consolidare il modello scuola-parrocchia con un insegnamento “impartito in conformità della dottrina della Chiesa” che occupa ben due ore settimanali nell’età scolastica più vulnerabile, quella della scuola primaria. Ne consegue che i relativi docenti, pagati dal nostro Stato (cioè con i soldi pubblici, ovverosia con i nostri soldi) ma scelti dai vescovi, stanno incrementando l’esercizio di controllo della vita della scuola pubblica della Repubblica italiana. Senza contare gli illeciti/illegali/anticostituzionali finanziamenti pubblici (sempre i nostri soldi) alle scuole private paritarie e all’alternanza scuola-lavoro affidata, guarda un po’, anche quella agli insegnanti di religione cattolica.

Davanti a questo indecoroso spettacolo di conclamata antidemocrazia, l’Uaar, in concomitanza con la riapertura dell’anno scolastico, ha lanciato la campagna “La fede non è uguale per tutti. Non esponiamola nelle scuole”, aprendo un confronto sui social per sondare quali immagini, frasi e simboli che siano inclusivi e appropriati per le scuole pubbliche gli italiani vorrebbero vedere esposti al posto del crocifisso sulle pareti delle aule scolastiche. Il sondaggio ha rivelato le seguenti preferenze: l’articolo 34 della Costituzione, oppure l’immagine di grandi personaggi della nostra storia come Dante Alighieri, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack e così via. Altre opzioni molto gettonate sono la bandiera italiana e la parete libera.

“Siamo molto contenti degli esiti della campagna di quest’anno - dice infatti Roberto Grendene, presidente nazionale dell’Uaar – perché al dibattito hanno partecipato migliaia di persone e abbiamo potuto dimostrare che se si apre la porta al pluralismo di idee che siano rispettose di tutti, si svelano prospettive mai prese in considerazione perché un simbolo sacro imbavaglia prepotentemente tutto il resto. Adesso stiamo valutando come dare seguito alla campagna, perché avere luoghi istituzionali laici e aperti a tutti è una battaglia rispetto alla quale non abbiamo intenzione di abbassare la guardia”. A rafforzare la sua soddisfazione il dato di fatto che nelle medie superiori, soprattutto quelle del Norditalia, i numeri si sono rovesciati: tutti esonerati dall’ora di religione, salvo sparute eccezioni.

Per concludere: la facoltatività della religione a scuola non attenua la sua presenza scorretta, illegittima, impropria, antistorica e anticostituzionale perchè la scuola statale italiana non è confessionale ed è quindi giusto e necessario che al suo interno non venga insegnata alcuna specifica confessione religiosa.

Nel frattempo ci giunge una bella notizia: a distanza di 15 secoli dal suo barbaro assassinio per mano di fondamentalisti religiosi che le cavarono gli occhi e la fecero letteralmente a brandelli, la grande filosofa e matematica Ipazia, riceve un riconoscimento a Roma dove le viene intitolato un giardino, in viale Giorgio Morandi 69, proprio nei pressi della chiesa di San Cirillo, il vescovo che ordinò l’assassinio della filosofa neoplatonica, martire e simbolo del libero pensiero e della laicità.

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