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Dalla fisica della materia alla pedagogia dell’ascolto

Dalla fisica della materia alla pedagogia dell’ascolto

Arte, scienza e conoscenza, due conferenze-performance sulla fisica della materia e l’epistemologia musicale condotte da due giovani ricercatori italiani.

Lunedi, 16/04/2012 - Presso la sala Magenta di Roma, il 14 aprile, ore 17,00, due giovani ricercatori, il fisico Enrico Jr. Schioppa e il pianista Giovanni Paolo Palamara, noti anche all’estero, il primo in Olanda, presso NIKHEF, Istituto olandese di Fisica Nucleare e Subatomica, Amsterdam, e il secondo presso l'Università della East Anglia, Gran Bretagna, hanno parlato “Di che cosa siamo fatti” e di “Neuroscienze e pedagogia dell’ascolto”. Le potenzialità di questi giovani ricercatori, talenti italiani “doc”, hanno trovato espressione prima di tutto all’estero, anche se auspichiamo che tale ricchezza possa orientare il futuro culturale del nostro Paese, così depauperato da una politica anti-ricerca.

Fin dall'antichità sono stati innumerevoli i pensatori, filosofi e scienziati che hanno cercato di rispondere alla domanda “di cosa siamo fatti?”.

Affermare che tutto ciò che ci circonda sia formato da “materia” non è sufficiente perché non svela da cosa sia unita la materia per costituire i diversi oggetti, e che cosa tiene i corpi separati tra loro. Occorre allora parlare di forza e che cosa sono realmente la materia e la forza.

Già dalla fine dell'ottocento, si parla di particelle ancora più elementari rispetto all’atomo, come l'elettrone e il nucleo atomico. Le particelle si comportano a volte come veri e propri corpuscoli di materia, altre volte danno luogo a fenomeni che sono unicamente attribuibili a entità che si propagano come un’onda. Allora qual è la verità? La materia è onde o corpuscoli? Si può affermare che è un ente fisico chiamato “campo quantistico”, e che ha la proprietà di manifestarsi talvolta come particella, talvolta come onda. Approfondendo l’argomento impariamo che le forze sono in realtà la rappresentazione virtuale di una legge di natura chiamata “simmetria di gauge” (le interazioni tra particelle non sono dovute all'esistenza di una forza, ma al fatto che i campi quantistici devono obbedire alla simmetria). Per ogni campo, inoltre, deve esistere un gemello con tutti i numeri quantici (come la carica elettrica) opposti: l'antimateria.

Come ogni teoria scientifica che si rispetti, il Modello Standard non solo permise di dare una descrizione coerente dei fenomeni osservati a livello subatomico, ma consentì anche di prevedere l'esistenza di altri processi (come l'esistenza dei bosoni W e Z, scoperti poi da Carlo Rubbia) e i valori aspettati di alcune importanti costanti fisiche. Il tutto verificato sperimentalmente con successo. Tuttavia sono diversi i motivi che ci fanno credere che il Modello Standard non possa essere la versione finale di una “teoria del tutto”. Il più importante è di natura cosmologica: se utilizziamo i risultati del modello standard per calcolare la massa dell'universo osservato e poi confrontiamo con il valore che ci aspettiamo dalle misure astronomiche, si può affermare che la teoria riesce a rendere conto appena del 4% circa della massa totale. In qualche modo, ci si chiede, c'è un restante 96% di materia che non riusciamo a osservare, e che non è inclusa nel modello?

Gli attuali esperimenti del CERN di Ginevra (European Organization for Nuclear Research) hanno proprio lo scopo di rispondere a questi ultimi quesiti: se la teoria è così precisa, come possiamo però conciliarla con gli altri esperimenti?

Nel 1900, sembra che Lord Kelvin avesse detto: “La fisica è finita; ora non ci rimane che misurare sempre più precisamente “. Il Dott. Enrico Jr. Schioppa conclude: “Oggi sappiamo di essere nella situazione opposta, e abbiamo imparato a non mettere mai la parola fine ai risultati cui di volta in volta giungiamo”.

Dopotutto, quando Thomson scopri' l'elettrone lo fece per pura curiosita' scientifica, e non si aspettava di certo che lo strumento che aveva utilizzato, il tubo catodico, sarebbe diventato il componente essenziale dei televisori!

Volendo indagare aspetti sempre nuovi della natura abbiamo bisogno di strumenti anch'essi sempre nuovi. Internet e' nato al CERN all'interno di un esperimento di fisica delle particelle, e oggi e' usato da tutti.

Il pianista Giovanni Paolo Palamara, allievo di Adele Profeta, già allieva di Arturo Benedetti Michelangeli, espone nell’ambito di una lezione-spettacolo interattiva i meccanismi cognitivi che sono alla base della percezione e dell'ascolto della musica, ad esempio i meccanismi di raggruppamento, la distinzione tra oggetti musicali e sfondo, la percezione di similarità e differenze tra le diverse sezioni di un brano. In base a tali processi cognitivi si è effettuata un'analisi della Mazurka op. 41 n. 2 di Chopin per facilitare la comprensione della sua struttura, ossia l'organizzazione del materiale sonoro nel suo sviluppo temporale. L'obiettivo è rendere l'ascoltatore autonomo nell'utilizzo di tali processi e facilitare la comprensione degli aspetti formali della musica con un approccio che può definirsi metacognitivo.

Un pomeriggio all’insegna dell’arte e della cultura, con un pubblico affascinato dalla creatività espositiva di entrambi i conferenzieri, e catturato dalle note del pianista Palamara, che ripropone musiche care alla nostra cultura europea, quali alcune mazurche di Chopin e la “Prima Arabesque” di Debussy. L’intrattenimento musicale prosegue con uno studio di Chopin e una Sonata di Beethoven eseguiti dal matematico pianista studente di composizione Riccardo Schioppa. Atraverso la musica si crea un punto in comune nel desiderio universale d’immersione nel bello, nel gradevole, in quell’elemento tipico di altre sfere, che rendono la realtà terrena meno greve e più colma di idealità, di benessere. Il continuo ritornare all’atto creativo originario, avendo in sé l’immagine di un ideale uomo che originariamente produca uno o più suoni che esprimono un moto interiore, una passione, una volontà. Esse si trasformano in arte solo quando l’uomo originario li riproduce, comunicando quei suoni, assegnandogli un ritmo, una forma, un senso unitario, facendoli entrare nel tempo. La gioia in questa realizzazione si ritrova non solo nella musica, ma in ogni espressione artistica, anche di contenuto doloroso. Musica e arti figurative, per esempio, anche nel loro percorso storico-evolutivo, ripropongono un modello ideale di bellezza di cui l’essere umano ha necessità vitale. Un segreto della musica è che riesce a rivelare con immediatezza tutte le potenzialità umane, che partono da un sentire, passano per un volere arrivando al pensare, per poi ritornare attraverso la gioia al sentire.

Il cerchio dell’esperienza creativa umana si chiude proprio sul sentire, sulla capacità di aspirare alla trascendenza, alla libertà, quindi all’educazione della persona. Così anche nell’ambito scientifico si ritrovano collegamenti molto stretti con il mondo artistico. Lo studio dei sistemi ordinati –i cristalli- o caotici, quali i frattali, ad esempio, hanno dato impulso a un significativo movimento artistico, sia nell’ambito della fisica quantistica, sia nell’ambito strettamente artistico. Un rappresentante e leader del movimento frattalista italiano è il pittore Haebel, con opere di un interesse peculiare, esposte nella sala Magenta con “Arte, scienza e conoscenza”.

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