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Deficit e debito pubblico? Secondo la scienza della casalinga non stiamo messi benissimo

Deficit e debito pubblico? Secondo la scienza della casalinga non stiamo messi benissimo

La manovra del governo: numeri troppo grandi che sembrano non riguardarci. Un esempio pratico per capire che, invece, si tratta dei nostri soldi. (da Ladynomics)

Lunedi, 08/10/2018 - Ora. Sono giornate indubbiamente preoccupanti a leggere le previsioni apocalittiche basate su percentuali di rapporto Deficit/PIL che sfido molti a spiegare di che si tratti (1,6%, no 1,9%, anzi, 2,4% e non ne parliamo più). Pare che su questi numerilli ci giochiamo i risparmi con scenari greci o addirittura l’uscita dall’euro, e non sappiamo manco bene di che stiamo parlando.

Temo non lo sapesse, tra gli altri, neanche il tassista che l’altro giorno, durante il mio tragitto casa-aeroporto, dissertava felice in chiave sovranista-populista. In sintesi il suo discorso era: l’Europa è cattiva perché non ci permette di fare debito e quindi di crescere e diventare ricchi. La mia obiezione, che avrei giurato essere risolutiva, è stata che, più che l’Europa, il nostro problema fossero semmai i 2.300 miliardi e rotti di debito pubblico. Sono stata ricambiata con uno sguardo nello specchietto a metà tra l’incomprensione linguistica, tipo turista cinese, e la dissociazione cognitiva, tipo ti sento ma non ti ascolto.
Lo ammetto, preoccupata per le 10 ore tra volo e trasferta che avevo davanti, non mi sono impegnata con altri discorsi per superare il muro di quello sguardo stranito.

Ci provo quindi ora.

Il problema di capire quello che sta succedendo è che i numeri di cui parliamo sono troppo grandi per poterli immaginare. Se dico che l’Italia ha un PIL di 1.700 miliardi circa e un debito pubblico di 2.300 miliardi viene infatti a tutti lo stesso occhio impallato del mio tassista. Quanti sono davvero-davvero 2.300 miliardi di debito pubblico? Messe in pila le banconote arriveranno all’Everest? Quante case o macchine ci si potrebbero comprare? No, non ci riusciamo.

Proviamo allora a usare la scienza della casalinga. Quell’altissimo e nobile ramo dello scibile umano che tutto risolve e tutto spiega, una volta che riconduciamo i numeri macro a quelli micro a noi più familiari.

Immaginiamo quindi una coppia con figli che guadagna complessivamente 5.000 euro al mese, che corrispondono a occhio, a 65.000 euro all’anno, soldi che possiamo indicare come il PIL della famiglia (sì, lo so economisti che non è proprio la stessa cosa, ma abbiate pazienza).
Questa famiglia ogni anno si spende tutti i soldi che guadagna ma, poiché non le bastano, ne prende un po’ a prestito (DEFICIT). Inoltre ha sulla groppa un bel DEBITO, prodotto negli anni precedenti ed ereditato pure dai nonni, sul quale paga gli interessi ogni anno che si portano via una discreta fetta dei 65.000 euro.
Ecco, se facciamo le debite proporzioni con la situazione nazionale, questa famiglia, che guadagna e spende tutti i suoi 65.000 euro all’anno, ha un debito complessivo da restituire di circa 88.000 euro, ostinatamente alimentato negli ultimi 40 anni, mai ripagato finora perché non riesce a mettere niente da parte, e quindi in continuo aumento ogni anno a causa del deficit.

Mettetevi ora nei panni dei creditori, che vedono questa famiglia con l’acqua alla gola, strangolata dagli interessi, che aveva promesso di non chiedere per l’anno prossimo più di 500 euro in prestito (lo 0,8%), e invece ora se ne esce chiedendone 1.500 (il 2,4%), e festeggia pure sui balconi.
Creditori che, visto l’andazzo, sospettano già da almeno una ventina d’anni che gli 88.000 euro li rivedranno con il binocolo e devono accontentarsi degli interessi.
Questa famiglia, per tenerli buoni, ha già raccontato loro qualsiasi cosa in passato, di quanto siano gente seria e perbene, abbiano un reddito solido, siano in grado di ripagare il debito, guadagneranno di più, spenderanno di meno ecc.
I creditori vedono invece una famiglia disordinata, incasinata, bugiarda, con la casa che cade a pezzi (ponti e scuole..), anziana (la coppia è già over 50), con i figli analfabeti funzionali e disoccupati senza prospettive di reddito, che consuma più di quello che si può permettere, litigiosa da tirarsi i piatti, con il complesso da furbetti del quartierino. Tra l’altro, i creditori sanno benissimo che uno/a della coppia ha un secondo lavoro e guadagna in nero soldi che vengono spesi per tutto tranne che per ripianare il debito. Insomma, si sentono un tantino presi per i fondelli.

La famiglia si giustifica dicendo che deve pur sopravvivere e di fronte agli evidenti segni di insofferenza dei creditori (vedi lo spread), fa finta di non capire: nel mucchio degli 88.000 euro di debito, che cambia chiederne altri 1.500 piuttosto che 500? Gli amici e i parenti ci provano a dirle che magari cambia il livello di esasperazione dei creditori e la tensione della corda alla quale si sta impiccando da sola, che potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso ecc., ma niente, non ci sente.

Certo, le cose potrebbero cambiare e i creditori potrebbero starsene tranquilli se questa famiglia proponesse un progetto serio di iniziative per guadagnare di più, e quindi anche per ripagare parte del suo debito, ma, dati i trascorsi e le innumerevoli e pluriennali promesse da marinai, dovrebbe essere un progetto blindato e rivoluzionario, in grado di rappresentare un vero cambiamento. Ad oggi, però, rimangiandosi lo 0,8% a favore di un comodo 2,4%, senza un progetto credibile di rientro, questa famiglia sta facendo di tutto per far pensare che sta cercando, per l’ennesima volta, di farla franca e andare avanti come sempre.

Fine della storiella. Che dite, si capisce di più così? Ecco, più o meno, mutatis mutandis, è quello che sta succedendo in questi giorni.

Ora. Immaginate che questa famiglia sia la vostra.
No, meglio: che questo paese sia il vostro.

Articolo pubblicato in Ladynomics il 2/10/2018

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