Login Registrati
Discriminazioni di genere nel lavoro: a Roma una giornata di studio

Discriminazioni di genere nel lavoro: a Roma una giornata di studio

Il NO D DAY 2019 e le Consigliere di Parità del Lazio: Valentina Cardinali e Loredana Pesoli spiegano perché le discriminazioni persistono e perché sono dannose per tutta la società

Mercoledi, 12/06/2019 - Ebbene sì, tra le tante 'Giornate' dedicate alle 'buone cause' c'è anche quella contro le discriminazioni di genere nel lavoro. Discriminazioni che continuano ad essere una triste realtà con cui troppe donne hanno a che fare, nonostante un cospicuo quadro normativo nazionale e ripetute indicazioni a livello europeo. Il 7 giugno è stato il NO D DAY 2019 e le Consigliere di Parità del Laziohanno voluto cogliere l'occasione per fare il punto, chiamando a raccolta esperte e testimonial. L’occasione dell'evento ci ha sollecitato a porgere delle domande a Valentina Cardinali e Loredana Pesoli.

Nel concept (*) introduttivo dell’evento è scritto che 'la discriminazione non è uno stato mentale o sentimentale, ma è un prodotto di azioni specifiche'. Potreste fare qualche esempio anche con riferimento ai casi che arrivano alla vostra attenzione?
Se non consento ad una giovane madre di stare a casa almeno una domenica al mese con il suo bambino e invece concedo domeniche libere ad altri (uomini) per futili motivi, se reiteratamente riservo alle lavoratrici un trattamento vessatorio, escludente e marginante nelle attività quotidiane di lavoro e intrattengo solo con i colleghi o i sottoposti un rapporto cordiale e fattivo, se considero che l’abbigliamento di lavoro studiato pensando solo ad un uomo in una catena di montaggio, dove non è possibile staccarsi quando si vuole, possa essere per tutti e tutte e consegno una divisa bianca a uomini e donne, senza pensare che le donne in pantaloni bianchi possono soffrire di disagi nei giorni del loro ciclo mestruale e se alla richiesta delle stesse rispondo che va bene, “in quei giorni” mettete pure la tuta blu….che equivale a sbandierare ai quattro venti la mia mestruazione, o se sbeffeggio un collaboratore perché ha avuto la sensibilità e la maturità di chiedere un congedo parentale per stare con i suoi figli, ecco questo è discriminazione di genere nei luoghi di lavoro.

Come Consigliere di parità, oltre che come appassionate alla materia, osservate il fenomeno in modo costante. Sulla base della vostra esperienza, in che modo la crisi economica e la precarietà del lavoro impattano nella dimensione della discriminazione di genere?
La realtà del lavoro femminile in tempi di crisi non deve ingannare; solo apparentemente le donne sembrano essere meno colpite dalla scure dei licenziamenti e della disoccupazione mentre in realtà resistono solo perché subiscono maggiormente precarietà e intermittenza del lavoro o perché sono spinte a sparire dal radar delle statistiche, non cercando più un’occupazione o perché accettano le proposte di un lavoro irregolare purché sia. Anche l’Europa ormai ci segnala la gravità di questa scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro italiano, come un vero e proprio spreco di capacità e competenze, che potrebbero innalzare notevolmente il nostro PIL se messe al servizio del Paese.

Nelle discriminazioni di genere ci sono aspetti tecnici e anche fattori culturali. In entrambi i casi sono resistenze ad accettare cambiamenti e nuovi equilibri. Quali le ragioni?

Il ruolo delle donne nella società italiana ed in generale, in tutte le società, si è sempre dovuto confrontare con la conservazione dello status quo, eppure lo sviluppo del benessere, la partecipazione alla vita collettiva, una presa in carico di responsabilità e doveri, un grandissimo lavoro di emancipazione generale, di progresso scientifico, umanistico, medico, si devono alla progressiva avanzata femminile nei luoghi dello studio e del lavoro. Certamente grandi passi avanti sono stati fatti ma il cammino è ancora in corso e si rischia sempre di vedere rimesse in discussione posizioni raggiunte con fatica.

Nel modo in cui le donne si pongono rispetto alle discriminazioni che subiscono ci sono mutamenti rispetto alla consapevolezza o alla capacità e voglia di reagire?
Questa è una domanda che richiede una risposta articolata: la consapevolezza delle donne è certamente cresciuta ma, allo stesso tempo, sono stati negli ultimi anni, complice la crisi, attivati dei meccanismi diffusi di “anestetizzazione” delle rivendicazioni, con la motivazione che occorresse sopportare pur di lavorare. Il risultato è che alle donne non è stato dato nulla più che in passato, anzi sono stati sempre più ridotti servizi e interventi pubblici a sostegno di bambini e anziani, che sono i due lembi della forbice che comprime la quotidianità femminile, presa in una difficilissima gimcana tra lavoro e vita, che esclude spesso tutto il resto ossia la partecipazione per esempio ad attività sociali o ludiche. Quindi occorre che le donne oltre ad avere la consapevolezza delle criticità da affrontare, sentano intorno un contesto favorevole alla presa incarico delle loro istanze, e questo significa molto per loro.

- - - - - - -
CONCEPT
Solitamente, quando, si parla di “discriminazione di genere” o viene subito in mente qualcosa di terribile, perverso e condannabile, oppure, ci si scontra con lo scetticismo di chi afferma che “in fondo si tratta di questioni poste con toni eccessivi o forse non del tutto fondate”. Per parlare di discriminazione di genere sul lavoro non bisogna arrivare alle molestie e alla violenza, basta fermarsi molto prima. Così come bisogna superare la convinzione che la discriminazione sia semplicemente una percezione individuale e come tale opinabile dai più. La discriminazione non è uno stato mentale o sentimentale. E ’un prodotto di azioni specifiche. E’ qualcosa di molto frequente ed ordinario nei luoghi di lavoro. Non necessariamente si manifesta in forme eclatanti o esemplari, molto più spesso si annida nelle pratiche quotidiane dell’organizzazione, nella cultura del lavoro, nella visione sociale di uomini e donne. Una zona grigia in cui convivono prassi, retaggi, consuetudini e convinzioni che si attivano volontariamente o involontariamente.

Tecnicamente, la discriminazione di genere si ha quando un atto, un comportamento, un’omissione, determina effetti negativi per un sesso e non per l’altro. In pratica quando ci troviamo davanti alla violazione del principio del pari trattamento e dell’uguaglianza sanciti dalle norme, dai patti e dai contratti. Una violazione che quasi mai avviene in maniera diretta, ossia individuando un atto formalmente “contrario alla legge”. Prevalentemente, si concretizza attraverso la produzione di effetti pregiudizievoli, originati da situazioni considerabili “a norma”.

Ma la discriminazione non è solo una violazione di un principio formale. E’ anche una sconfitta per le organizzazioni che non hanno ancora compreso il profondo legame tra benessere sui luoghi di lavoro e produttività/redditività. E in questa opera di scoperta ed investimento vanno adeguatamente accompagnate.

La prima giornata contro le discriminazioni di genere sul lavoro, pertanto ha come obiettivo proprio questo: svelare la discriminazione nelle sue varie forme, per riconoscerla e contrastarla.

Un percorso complesso da condurre su più fronti questo, che, come Consigliere di parità, abbiamo intrapreso con convinzione e nel quale abbiamo trovato la disponibilità di istituzioni, operatori, società civile, lavoratori e lavoratrici.

Con l’iniziativa di oggi intendiamo far luce su come si forma la discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, quali sono le determinanti, le concause, i margini di volontarietà e quelli di involontarietà, quali sono – se ci sono – specificità dei settori economici in cui si manifesta, quale l’effetto e l’eventuale concorso di applicazioni di policies errate.
Evidenziare, quindi, il ruolo delle norme, della contrattazione collettiva, delle iniziative del territorio in chiave di rimozione e contrasto.

Fare rete e stringersi intorno al comune obiettivo di più parità, più efficienza, più equità. Perché un mercato del lavoro senza discriminazioni non è una percezione di pochi, ma un vantaggio ed un bene per tutti.




Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®