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DonnaeSalute alla ministra Lorenzin. Dove è finita la salute delle donne?

DonnaeSalute alla ministra Lorenzin. Dove è finita la salute delle donne?

Lettera aperta di DonnaeSalute per sottolineare che senza una visione di genere non esiste l'appropriatezza delle cure

Venerdi, 02/10/2015 - Roma, 1 ottobre 2015

Lettera aperta alla ministra della salute Beatrice Lorenzin



A PROPOSITO DI CURE APPROPRIATE

DOVE È FINITA LA SALUTE DELLE DONNE?




Il documento del Consiglio superiore di sanità (seduta del 14 settembre 2015) propone i criteri guida per “l’individuazione di misure di razionalizzazione e di efficientamento della spesa del Servizio Sanitario Nazionale” in attuazione “dell’Intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano (n. 113)” che prevede siano “individuate le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale ad alto rischio di inappropriatezza, di cui al decreto ministeriale 22 luglio 1996”.



In nessuna parte del documento, che è riferimento tecnico-scientifico per i conseguenti provvedimenti governativi, emerge un’attenzione alle differenze di genere così come indicato dall’OMS nell’Equity Act. Come è ormai noto le patologie incidono in maniera diversa in tutta la filiera della cura su uomini e donne e per le differenze biologico-funzionali, psicologiche, sociali e culturali.



Non stiamo sottolineando, sia chiaro, il fatto che non siano contenuti particolari cenni alle patologie delle donne (cosiddetta medicina bikini). Ci colpisce che non si tenga conto delle evidenze scientifiche accertate da tante e autorevoli ricerche e riconosciute dalla comunità scientifica come medicina di genere, un approccio che garantisce equità e appropriatezza delle cure sia per gli uomini che per le donne.



Inoltre riteniamo che un documento i cui effetti sono destinati ad avere un impatto importante sulla salute di una intera nazione non possa non tenere conto delle caratteristiche, specificità, fragilità di metà della popolazione. Milioni di donne che, tra l’altro, provvedono a compensare le carenze del welfare con il lavoro di cura nelle famiglie (figli/e, anziani/e, disabili ecc).



Chiediamo quindi che tra i criteri che guideranno i provvedimenti governativi in materia di appropriatezza delle cure sia inclusa l’attenzione alle differenze di genere. Siamo infatti convinte che tale premessa possa costituire uno tra i criteri indispensabili nella lotta agli sprechi e uno strumento indispensabile per avviare il nostro sistema sanitario verso una adeguata razionalizzazione.



Riteniamo che per il ministero della salute sia ineludibile, sul piano culturale oltre che scientifico, includere tra i principi-guida l’attenzione per le differenze con cui uomini e donne vivono e reagiscono alle malattie e alle cure. Riteniamo che questo sia dovuto, certo, per un giusto e opportuno riconoscimento dei risultati della ricerca scientifica. Certo, per quanto le donne hanno detto e scritto su una nuova idea di salute. Ma è dovuto soprattutto perché una riforma di sistema, che abbia come punto di forza l’alleanza tra i soggetti coinvolti (medici, pazienti, strutture) non può ignorare la necessità di accogliere e curare le persone assumendo la loro complessità di individui, e non prendendo in considerazione i singoli organi. Si chiama visione olistica, termine e concetto che potrebbe accompagnare una autentica rivoluzione della sanità e del nostro sistema di assistenza. Non solo sanitario.



NOIDONNE,Tiziana Bartolini - Salute&Genere, Fortunata Dini

Woman To Be, Maria Grazia Anatra - Noidonne TrePuntoZero,Silvia Vaccaro

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DonnaeSalute è una rassegna itinerante ospitata in varie città, ogni appuntamento è costruito in collaborazione con le realtà locali che ne condividono la mission. Obiettivo del progetto è valorizzare le buone pratiche e le eccellenze territoriali, contribuire a fare il punto sull’idea di salute della donna, agire sulla divulgazione, sensibilizzazione e percezione del tema, far dialogare i soggetti che agiscono nei vari settori: operatori sociosanitari, associazionismo, politica, mondo accademico, istituzioni, ricerca. Alla fine del 2015 sarà realizzato un report del primo anno, una fotografia dello stato dell'arte con dati, esperienze, testimonianze, potenzialità e vulnerabilità. Sarà uno strumento utile per capire quanto e cosa c'è da fare per migliorare il rapporto tra donna e salute.

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