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Donne ucraine in Italia

Donne ucraine in Italia

Da migranti a richiedenti asilo - La guerra del Donbass ha accelerato i flussi migratori e aumentano le domande di protezione internazionale

Cristina Carpinelli Mercoledi, 01/06/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2016

In Italia, gli ucraini costituiscono già da tempo una cospicua comunità. Sulla base dei dati Istat, al 31 dicembre 2014 gli ucraini presenti sul territorio italiano per motivi di lavoro, di studio o personali, erano 226.060, di cui 178.667 donne (21% uomini; 79% donne) . Dopo i rumeni e gli albanesi, gli ucraini sono il gruppo più numeroso proveniente dall’Europa Centro Orientale presente in Italia, distribuito in quasi tutte le regioni del paese ma concentrato soprattutto nelle città di Roma, Napoli e Milano.

I flussi migratori che si erano avviati con la dissoluzione dell’Urss e la caduta dei regimi nell’Europa Centro Orientale avevano interessato in modo consistente i paesi dell’Europa meridionale. Negli anni Novanta, i meccanismi impietosi delle economie in transizione dei paesi dell’ex blocco comunista avevano generato forme estreme e stagnanti di povertà tali da innescare processi di femminilizzazione della povertà che si erano riflessi sulle scelte migratorie. Proprio in quel decennio si assiste a una migrazione di massa degli ucraini verso l’Europa del Sud, e dunque anche verso l’Italia, di cui la componente maggioritaria era rappresentata da donne (spesso madri breadwinners), che migravano da sole, lasciando a casa (a Kiev, Leopoli, Chernivtsi o Odessa) la propria famiglia.

L’immigrazione ucraina in Italia è un fenomeno prevalentemente femminile, circostanza che non ha avuto precedenti nella storia migratoria dell’Ucraina. Oggi le ucraine, insieme con altre donne provenienti dai paesi dell’Europa Centro Orientale (rumene, albanesi, moldave), rappresentano la popolazione più numerosa delle straniere che vivono in Italia (dati Istat 2015). Le immigrate ucraine svolgono prevalentemente lavori domestici o di cura, alloggiando presso le famiglie che le assumono, dove tempi di lavoro e di riposo frequentemente si sovrappongono. Questa condizione limita fortemente gli spazi d’autonomia, caratterizzando la loro vita in modo precario e provvisorio. Questo spiega l’intensità dei rapporti che le ucraine intrattengono con la società d’origine e, ovviamente, con la propria famiglia, che si mantiene in gran parte grazie alle rimesse che queste immigrate inviano a casa.

Il flusso migratorio delle ucraine in Italia si è sempre caratterizzato per la sua permanenza temporanea, imperniata sulla volontà di guadagnare per la propria famiglia. Queste donne hanno, infatti, progettato di rientrare al loro paese d’origine dopo un periodo di lavoro (anche lungo) all’estero. Ecco perché vengono in Italia da sole. Emigrano soprattutto per i figli, reputando il trasferimento per lavoro uno dei pochi modi, se non l’unico, di prendersi immediatamente cura di loro, provvedendo ai loro bisogni primari e al loro benessere.

Tuttavia, il fenomeno migratorio ucraino sta assumendo caratteri nuovi. Da aprile 2014, con lo scoppio della guerra dell’Ucraina orientale, o guerra del Donbass, si è registrato un esodo sensibile (soprattutto fra luglio 2014 e agosto 2015) della popolazione ucraina innanzitutto verso la Russia e la Bielorussia, ma anche verso alcuni paesi dell’Unione europea: Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria, Germania e Italia. Il conflitto nell’Ucraina orientale sta avendo un impatto sui progetti migratori di coloro che sono direttamente o indirettamente coinvolti.

La guerra civile, tuttora in corso, ha accelerato e innescato altri flussi migratori provenienti da quella parte di Europa. Contemporaneamente, si sta assistendo all’aumento progressivo di domande di protezione internazionale da parte di persone di nazionalità ucraina. I dati 2015 forniti dalla piattaforma di “Open Migration” mostrano che i richiedenti asilo ucraini ammontano complessivamente a livello europeo a 19.805 persone e l’Italia è il secondo paese Ue dopo la Germania per numero di richiedenti asilo (4.455 vs 4.655; Graf.1).Ma ancor più significativo, per quanto riguarda il nostro paese, è il dato relativo alle donne: le ucraine sono il secondo gruppo di richiedenti asilo dopo le nigeriane (2.325 vs 3.915). I dati Eurostat dal dicembre 2014 al novembre 2015 indicano che le donne che hanno formalmente richiesto protezione in Unione europea sono state 339.955, di cui 9.435 in Italia - quasi pari al 3% . Il numero più alto delle donne che chiedono asilo politico nel nostro paese è, appunto, rappresentato dalle nigeriane con 3.915 presenze, corrispondente al 21,9% dei migranti richiedenti asilo provenienti dal paese africano. Al secondo posto si collocano, invece, le ucraine che con 2.325 presenze rappresentano la metà (49,7%) dei richiedenti asilo provenienti dall’Ucraina (Graf.2). Seguono le siriane che con 180 presenze costituiscono il 37,5% dei richiedenti asilo provenienti dalla Siria (Damasco e Aleppo). Tra gli altri gruppi nazionali che hanno chiesto protezione, la distanza tra uomini e donne è abissale: mediamente oltre il 98% delle presenze è costituto da migranti uomini (Graf.2).

Sono in crescita forte i “migranti forzati” (uomini, donne e bambini costretti a fuggire dalle loro case a causa di guerre e conflitti, torture e persecuzioni) provenienti non solo dall’Africa subsahariana, dai Paesi asiatici o dal Medio Oriente, ma anche dall’Europa Orientale con in testa l’Ucraina che ha fatto registrare per la prima volta (fenomeno in precedenza non rilevato) richieste d’asilo in seguito alle forti tensioni del governo ucraino con i filorussi nell’est del paese. Ma perché gli ucraini, tra i vari paesi di destinazione, scelgono l’Italia? Certamente l’esistenza di una rete sedimentata di contatti e relazioni personali favorisce questa scelta: dall’inizio della crisi in Ucraina è cresciuta l’importanza di una correlazione fra presenza di connazionali e arrivo di richiedenti asilo nei paesi Ue.

Com’è stato sottolineato è presente da tempo in Italia una comunità ucraina decisamente femminilizzata dedita al lavoro domestico e di cura. Avere delle amiche o parenti, a cui chiedere ospitalità e aiuto, è una forte opportunità per chi abbia intenzione di presentare domanda d’asilo. Un dato interessante è quello che mostra che tra le persone richiedenti asilo in Italia, coloro che fanno parte del continente Europa sono solo gli ucraini (totale richieste nel 2015: 77.395, di cui 4.455 dall’Ucraina; Graf.3). A differenza della comunità ucraina che vive sul nostro territorio e caratterizzata da un’elevata componente femminile, i nuovi migranti ucraini richiedenti asilo sono per metà uomini e per metà donne (rispettivamente 50,3% e 49,7%; Graf.2). Sono soprattutto persone che fuggono dalla guerra civile (e dalla devastazione materiale che questa ha prodotto), appoggiandosi alle consolidate reti familiari transnazionali femminili.

In sintesi, tutti questi dati ci dicono prima di tutto che la composizione di genere dei flussi migratori dipende dalle nazionalità di provenienza. Le strategie migratorie che i cittadini mettono in pratica sono diverse da paese a paese. Tuttavia chi fugge dalla guerra (es: Ucraina o Siria) presenta un numero percentuale di donne e uomini più o meno bilanciato (la guerra colpisce tutti!). Coloro che fuggono, invece, dal servizio militare nazionale obbligatorio (giovani Eritrei), o che vanno in cerca di una vita migliore (migranti c.d. “economici”), scappano da soli e sono in altissima percentuale giovani uomini.





Note



1. Sono esclusi gli immigrati irregolari.



2. I richiedenti asilo nell’UE,in quell’arco di tempo, sono stati in tutto: 1.242.155. Tra essi 339.955erano donne, ovvero una percentuale pari al 27% dell’intera popolazione dei richiedenti asilo.

 




 



(8 giugno 2016)

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