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Due euro per 10 leggi

Due euro per 10 leggi

Proposte di legge dalle donne per le donne - intervista a Stefania Boleso

Sabato, 31/12/2011 -
Lo scenario attuale sull’occupazione femminile in Italia fa paura. Lungi dal voler essere a tutti i costi accaniti sostenitori del lavoro come fonte di emancipazione sociale, resta pur sempre la necessità, per una donna, così come per un uomo, di emanciparsi economicamente, per poter vivere una vita degna, avere un tetto sotto cui abitare, e per sentirsi liberi e libere di scegliere cosa e se comprare, come vestirsi, cosa mangiare, come occupare il proprio tempo libero. L’argomento “Donne e lavoro”, in maniera ancora piuttosto naturale, si lega ad un altro tema che è quello della maternità. Lungi dal considerare la possibilità biologica della donna di dare la vita come un destino ineluttabile, bensì come una scelta consapevole e personale, la nostra società civilissima permette che migliaia di donne perdano il posto prima o dopo la maternità. Una storia abbastanza recente è quella che ha coinvolto in prima persona, Stefania Boleso, 39 anni, marketing manager di Red Bull Italia, che rientrata dopo dieci mesi di maternità, si è sentita dire dal suo capo “Per motivi di costi la tua posizione non è più prevista”. Come moltissime donne italiane, Stefania ha un percorso professionale da manuale: laurea in Bocconi con 110, un anno e mezzo in una multinazionale americana (Sarah Lee) e poi l’ingresso in Red Bull quando il marchio in Italia era sconosciuto e la filiale tutta da costruire. Per farla andare via le hanno fatto una proposta economica, da lei rifiutata. A quel punto, è stata spostata in un locale a pian terreno riadattato a ufficio, distante cinque piani dal resto dell’azienda. Le hanno tolto la responsabilità del marketing, lasciandola sola. Stefania ha resistito poche settimane, e dopo aver perso cinque chili e la serenità, ha lasciato l’azienda, decidendo però di raccontare la sua storia “quantomeno per aiutare mia figlia a vivere in un mondo migliore”. Da allora lavora in proprio, offrendo consulenza ad enti e università, insegnando in vari Master. Ha un blog in cui scrive di lavoro e tematiche di genere. Ultimamente è stata coinvolta nella campagna “2euro x 10 leggi”, che è nata e si è sviluppata interamente in rete e Noidonne l’ha incontrata per farsi raccontare come ha portato avanti questa iniziativa e cosa forse manca ancora alle donne per raggiungere obiettivi importanti.



Da dove è partita l'idea della campagna? Chi ha formulato "le leggi" e a che punto siete arrivati nella raccolta firme e fondi?



L’idea è nata assolutamente per caso: era un sabato pomeriggio e su twitter stavamo commentando l’acquisto di intere pagine dei principali quotidiani da parte di Diego della Valle per gridare all’Italia la sua indignazione. Poiché l’indignazione non è qualcosa che appartiene solo al signor Della Valle, ma coinvolge moltissimi cittadini che però non dispongono di risorse economiche sufficienti, l’idea è stata quella di invitare tutti ad una sottoscrizione popolare. L’obiettivo era quello di comprarsi una pagina di un quotidiano, dove pubblicare dieci leggi inderogabili che le donne (e gli uomini) chiedono per le donne alla politica. 10 temi concreti per iniziare a risolvere, e portare in un ambito di normalità, un’anomalia tutta italiana: la questione femminile. Le dieci richieste di legge sono uscite da un confronto sul web e parlano di sussidio di maternità universale e di paternità obbligatoria; di educazione sessuale e di genere fin dalla prima infanzia e di leggi contro la violenza sessuale su modelli europei. Affrontano il tema della democrazia paritaria, con liste al 50 per cento e degli incentivi alle famiglie e ai giovani (la lista completa sul sito www.2eurox10leggi.blogspot.com). La raccolta fondi è iniziata il 12 ottobre sulla piattaforma libera e indipendente di Produzioni dal Basso (www.produzionidalbasso.com). Si è trattato di una sottoscrizione popolare senza alcuna intermediazione: chiunque poteva andare sul sito e prenotare le sue quote, assicurando che avrebbe onorato il pagamento al raggiungimento della cifra richiesta, 25.000 euro (questo il costo medio per l’acquisto di una pagina su un quotidiano nazionale). La scadenza che ci eravamo prefisse era il 31 dicembre 2011 e purtroppo per quella data non siamo riuscite a raccogliere i fondi necessari, quindi il progetto si è concluso senza che l’obiettivo venisse raggiunto. Personalmente sono comunque soddisfatta: #2eurox10leggi ha ottenuto una grande copertura mediatica ed una partecipazione al di sopra delle aspettative, da parte di persone fuori dalle logiche dei partiti e dall’associazionismo. Donne e uomini consapevoli del fatto che un Paese più equo, più giusto nei confronti delle donne, sarebbe un Paese migliore per tutti.



Quanto pensi si possa cambiare dall'alto, ovvero con misure legislative come quelle proposte da voi, e quanto (e come) vada cambiato dal basso lavorando sulla mentalità delle persone?



Credo che per un migliore risultato le due cose (cultura e leggi) debbano procedere insieme. La cultura da sola non è sufficiente; lavorare sulla mentalità delle persone è un processo di lunghissimo periodo, soprattutto in Italia, dove il maschilismo è ancora diffuso ed imperante. D’altra parte anche Paesi più “evoluti” del nostro, come la Svezia, hanno dovuto introdurre la legge sulle quote per spingere il cambiamento della società.



Sembra che, passato lo spauracchio berlusconiano, le associazioni non si riconoscano più nella piazza di Se non ora quando e abbiano richieste molto diverse. Tu che opinione hai del femminismo italiano, di quello che sta avvenendo in rete ad esempio, riferendomi all’accanimento di molte femministe “mainstream” contro le compagne di Femminismoasud?



L’associazione Se Non Ora Quando ha sprecato una grande occasione: capitalizzare l’energia della piazza. Il milione di donne che ha manifestato il 13 febbraio si aspettava qualcosa: una risposta, un aiuto nella difficoltà dell’essere donna in Italia. E invece… Nulla. I mesi sono passati senza proposte concrete da parte del Comitato. Chiaro quindi che l’entusiasmo sia scemato e che le donne siano tornate a fare i conti con i loro problemi quotidiani: il lavoro, la gestione dei figli e le tematiche della conciliazione in primis. Mentre le associazioni hanno ripreso ad andare ciascuna per la sua strada. E’ il grande problema di noi donne, che ho riscontrato in parte anche nel progetto 2 eurox10leggi: spesso facciamo fatica a collaborare. Non riusciamo a mettere da parte le piccole divergenze a beneficio dell’obiettivo macro. Gli uomini in questo sono molto più bravi. E fino a quando non riusciremo ad imparare da loro, credo che di strada ne faremo ben poca…



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