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Edoardo Frullini nei panni del Barbablù contemporaneo

Edoardo Frullini nei panni del Barbablù contemporaneo

In scena fino al 3 dicembre al Cometa Off di Roma il testo di Hattie Naylor, per la regia di Giulia Paoletti. Nel foyer del teatro esposta una mostra intitolata “Com’eri vestita?”

Giovedi, 30/11/2023 -

È il maschio violento e omicida che va in scena al Cometa Off di Roma.Il Barbablù contemporaneo è un giovane come tanti, sornione, accattivante, seduttore abile e appassionato, quasi del tutto insospettabile nella sua banalità.
La forza di questo monologo, scritto da Hattie Naylor, consiste non soltanto nel sottolineare questo semplice e insieme sconcertante dato di fatto, ma anche e soprattutto nel farci vedere che il mostro è alla fine una vittima a sua volta, imprigionato in traumi emotivi mai risolti, incapace di gestire l’intimità con una donna, affettivamente immaturo, che si auto-giustifica per evitare di affrontare i suoi problemi e che è condannato a ripetere i suoi gesti in maniera meccanica e compulsiva.
C’è molta verità in questo ritratto che mette a nudo una personalità alla fine fragile, contorta esofferente. La forza del testo, riproposto dalla regista Giulia Paoletti, è proprio quella di mostrare la “normalità” del violento, e al tempo stesso, mostrarne anche il lato umano, evitando inutili e fuorvianti demonizzazioni. Bravo il giovane Edoardo Frullini nei panni del protagonista, abile nel restituire le mille sfumature del personaggio, insopportabile e seducente, tra rabbia repressa, cialtroneria, voglia di vivere, insoddisfazione, paura, senso di inadeguatezza mascherato da disinvoltura, vigliaccheria, debolezze, sfrontatezza e risata beffarda.

Non un Mefistofele, dunque, ma un tipo che tutti/e abbiamo incontrato nella vita, che forse ci è stato anche simpatico, con cui abbiamo ballato, lavorato, parlato, viaggiato. Perché la domanda prioritaria è: come intercettare l’orco, come intervenire in tempo per prevenire la violenza? E come “guarire” l’uomo violento, insegnando un percorso e un sistema di valori alternativi? Se è sicuramente urgente pensare a tutto il resto, dalle strategie per l’accoglienza e la riabilitazione delle vittime della violenza e dei loro figli, all’aspetto giuridico della questione, al ruolo che possono avere la scuola e i media, alla formazione di operatori e operatrici delle linee telefoniche di ascolto, psicologi/ghe, assistenti sociali e ai finanziamenti per rendere questi progetti operativi, è altrettanto cruciale pensare a delle strategie per scardinare le dinamiche alla base del disprezzo, dello scatto di rabbia che porta all’omicidio, al gesto incontenibile di violenza fisica o psicologica perpetrato dai tanti insospettabili, i “bravi ragazzi” della porta accanto che si rivelano essere torturatori e assassini.

Lo spettacolo è abbinato ad una mostra nel foyer del teatro, intitolata “Com’eri vestita?”, che completa l’allestimento in maniera molto incisiva.

L’idea parte dal progetto lanciato nel 2013 da Jen Brockman, e Mary A. Wyandt-Hiebert, accademiche statunitensi impegnate nella formazione per il contrasto alla violenza di genere. “Com’eri vestita?” qui declinata nel contesto italiano, raccoglie le testimonianze di alcune vittime di stupro, affiancando al loro racconto i vestiti che indossavano. Come è noto, una delle prime domande che viene rivolta alla donna che è stata violentata è: cosa indossavi, com’eri vestita, con l’intento di screditarla, additandola come consenzientese non addirittura istigatrice dell’abuso subito. Le vesti indossate dalle vittime vengono usate per evidenziarne la malafede, la condotta scandalosa, la sollecitazione di attenzione e quindi per scagionare gli stupratori. Parole che feriscono e che conosciamo troppo bene. Ecco invece che la tuta blu di una donna delle pulizie, i blue-jeans larghi con felpa sformata della liceale, dimostrano esattamente il contrario e sono una critica implicita all’insensibilità che il mondo istituzionale riserva ancora troppo spesso alle vittime di violenza. La mostra italiana è curata dall’Associazione Libere Sinergie insieme ad Amnesty International ed è visitabile nel foyer del teatro, prima dello spettacolo, che replica a Roma fino al 3 dicembre.


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