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Erosalomé: studio per Salomé di Domenico Simone Migliorini recensione di Paola Dei

Erosalomé: studio per Salomé di Domenico Simone Migliorini recensione di Paola Dei

Con un sottotitolo dato da Albertazzi ad un evento che, come un gioiello si incastona fra gli eventi culturali toscani, Simone Domenico Migliorini presenta il suo studio su Salomé al Festival Internazionale Ombra della sera. Il verso, l’afflato, il c

Domenica, 23/09/2018 - Intensa, originale, sensuale, la Salomé di Simone Migliorini, anima del Festival Internazionale Ombra della Sera di Volterra, con un sottotitolo suggestivo dato da Giorgio Albertazzi: Il verso, l’afflato, il canto, manifesta con straordinaria forza il significato intrinseco dell’erotismo che si esprime come la spinta misteriosa verso ciò che è assente.
Salomé vuole Giovanni Battista ma lui é assente e lontano anni luce dal suo richiamo, Erode Antipa vuole Salomé ma lei, pur mostrandosi a lui senza veli, vuole Giovanni Battista, Erodiade vuole l’amore di Erode ma lui non é totalmente suo, tanto che la donna manovra la figlia per ottenere vendetta sul Battista. Un turbinio di emozioni attraversano lo spettatore mentre sul palcoscenico sfila una storia di potere, inganno e vendetta, raccontataci per la prima volta dagli apostoli Marco e Matteo nei Vangeli dove non si usa mai” il nome di Salomé ma piuttosto quello di: “la figlia di Erodiade”.
Si deve allo storico Giuseppe Flavio la conoscenza del vero nome della ragazza che sedusse il patrigno. Da allora innumerevoli sono le versioni che descrivono Salomé come il male sotto forma di incanto e nel corso dei secoli la sua storia diviene sempre più archetipica, mitologica; un intreccio fra realtà e fantasia, simbolo della più sfrenata lussuria.
Molti sono gli artisti che hanno attinto alla storia per trarne versioni sempre più complesse, personalizzate e intriganti, evidenziando di volta in volta dettagli significativi nel tentativo di cogliere l’essenza di una delle più sottili, sfuggenti ed efficaci forme di potere.
Un gioco amorale che appare al sedotto come una liberazione dai limiti della vita e delle regole, una fascinazione che evoca possibilità e attese.
Caravaggio scelse di rappresentare la storia illuminando il martirio di Giovanni Battista ed eludendo completamente la figura di Salomé, Tiziano la rappresenta invece con il vassoio in mano e lo sguardo quasi ingenuo, Oscar Wilde ne fa un capolavoro psicologico e sociale di grande fascinazione mentre Richard Strauss ne ricava un’opera in un atto e un balletto basato sulla traduzione in tedesco di Hedwig Lachmann dell'omonimo dramma in francese di Wilde.
Addentrandosi in tutte le versioni é impossibile non rendersi conto che Salomé del '600 non é certo la Salomé dell’800 e la ragazza nei secoli é divenuta sempre più simbolo di una innocenza perversa, come ha evidenziato Al Pacino nella sua ricerca e sperimentazione affidando il ruolo della figlia di Erodiade al volto angelico di Jessica Chastain. Al Pacino, a proposito di questo suo film ha dichiarato: "Wilde Salomé è l'esplorazione di una pièce teatrale che mi ha impegnato per molto tempo. Ho spogliato l'opera di tutti i suoi costumi e scenari complessi, presentandola e analizzandola nella sua essenza. Jessica Chastain è sensazionale nel ruolo di Salomè e mi ha aiutato molto nella mia personale scoperta del mondo di Oscar Wilde. Wilde Salomé non è un film narrativo tradizionale, né un documentario. È sperimentale, è l'emancipazione di un'opera che continua a vivere". Al Pacino spoglia le scene e affida le suggestioni della rappresentazione allo strumento della voce, al volto angelicato della Chastain, alla sceneggiatura ed agli sguardi.
Prima di lui anche Carmelo Bene si era cimentato in questa rappresentazione, sia nelle versione scenica che filmica connotandola di quel qualcosa che Ennio Flaiano definì impensabile ma affascinante.
Anche Simone Migliorini ha scelto la sua Salomé attraverso una ricerca stilistica attenta che lo ha portato a scoprire nelle pieghe più segrete di questa figura le motivazioni ancestrali che ne hanno guidato i movimenti e la storia.
Già nel 2012 ne aveva realizzato una versione della quale non era però mai rimasto soddisfatto tanto da decidere di proseguire la ricerca illuminando sempre più i dettagli e cerando atmosfere degne di una fumeria d’oppio della Parigi ottocentesca dove spudorate nudità si svelano lentamente sotto i veli nell’interpretazione di Ambra Falcone che é riuscita a far trasudare il personaggio di sensualità trasportando Erode Antipa in un mondo di puro piacere. Con il titolo EroSalomé l’opera é stata presentata nella versione di prima internazionale il 2 agosto 2018 durante il Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra XVI edizione, due giorni prima della premiazione ufficiale dove sono intervenuti personaggi del mondo della cultura come Alma Daddario, anima del Festival insieme a Simone Migliorini, Maria Letizia Compatangelo, Natalia di Bartolo, Raniero Sghembri, Giovanni Antonucci, etc, oltre agli illustri premiati fra cui Gianfranco Bartalotta, Amedeo Amodio, Angelo Longoni, Tato Russo, Daniela Schillaci e Pietro Benvenuti, presentati da Alida Mancini. Ha allietato la serata con note di artisti indimenticabili Maria Caterina Dei accompagnata dal Maestro Roberto Magnanensi con la violinista Elisa Veschi.
Una Salomé, quella di Migliorini, che presenta caratteristiche più ottocentesche che non seicentesche e che, come ci dice lo stesso regista e attore, si colloca nell’immaginario collettivo dei secoli e attinge all’Opera di Wilde.
Incarnazione di sesso e desiderio già interpretata da attrici del calibro di Sarah Bernhard, Eleonora Duse, la Salomé interpretata da Ambra Falcone ha saputo connotare di magia la danza dei sette veli fra luci e ombre con la capacità di condurre a se il maschio facendogli perdere lentamente il controllo, senza per questo assomigliare a una cortigiana o a un prostituta. Ambra- Salomé, grazie alla guida esperta del regista, é una fantasia che prende vita e riesce a far credere a Erode Antipa di agire secondo la propria volontà.
La fisicità di Ambra gioca un ruolo eccezionale che unito allo sguardo distante e alla postura regale la trasformano nella cappa rossa della Corrida per il toro.
Accanto a lei in questa arena macchiata di sangue, Roberta Geri nei panni del capitano Siriaco, Annagrazia Benassai e Domenico Belcari.
Ricerca estetica e ricerca di senso si sposano e Migliorini dà origine alla propria rappresentazione partendo proprio dalle origini emozionali dell’estetico, dalla sua archeologia, e lo fa con il doppio sguardo del regista e dell’attore per scarnificare e trovare in maniera efficace gli ingredienti necessari ad una esperienza estetica unica.

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