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Femminicidio: il ddl del Governo e le reazioni dell’opposizione

Femminicidio: il ddl del Governo e le reazioni dell’opposizione

Raccolti del ddl quasi tutti gli esiti della Commissione di inchiesta sul femminicidio della scorsa legislatura, ma non ci sono fondi stanziati per sostenere le donne che denunciano i maltrattamenti

Giovedi, 08/06/2023 -

Il Governo ha approvato un ddl contenente misure di contrasto per il fenomeno del femminicidio che non accenna a fermarsi, anzi, propone casi particolarmente efferati come è accaduto per la tragedia di Giulia Tramontana. I ministri Nordio, Piantedosi e Roccella hanno convocato un Osservatorio di esperti per mettere a punto il provvedimento ma, in realtà, il Governo ha camminato su un sentiero già lastricato dal Parlamento. Nella scorsa legislatura, infatti, una Commissione di inchiesta sul femminicidio, sotto la presidenza di Valeria Valente (Pd) ha ascoltato centinaia di Magistrati, Associazioni di Donne, Centri antiviolenza, sociologi e tanti altri esperti e ha messo a punto ben 13 documenti di analisi e di proposte approvati all’unanimità, e dove i rappresentanti di tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, si sono trovati d’accordo approvandoli all’unanimità e proponendo sul tema disegni di legge che sono poi stati riproposti in questa legislatura.
Anche stavolta gli opposti schieramenti sulla violenza di genere e sul femminicidio non hanno incrociato le armi. Elly Schlein, segretaria del Pd, dice: “bene che il Governo abbia raccolto le indicazioni venute dalla Commissione di inchiesta sul femminicidio della scorsa legislatura e che ha visto il PD in prima linea. Ma ci sono manchevolezze e l’opposizione è impegnata a colmarle”.
Il ddl governativo amplia infatti l’uso del braccialetto elettronico per i violenti, mette un limite preciso tra la vittima è il carnefice che dovrà tenersi a distanza di almeno 500 metri, amplia i casi dei soggetti che saranno soggetti a sorveglianza speciale, prevede 30 giorni di tempo per fare richieste di misure cautelari e altri 30 giorni per applicarle, prevede aumenti delle pene, prevede l’arresto in “flagranza differita” di 48 ore, se vengono presentati video, foto e supporti telematici che facciano la spia sulla violenza fatta alle donne, prevede anche più formazione per magistrati e per chi viene in contato con le vittime.
Quindi tante misure ma la Commissione di inchiesta sul femminicidio che aveva già previsto queste misure prevedeva anche molto di più, e in particolare chiedeva risorse. Richiesta rinnovata in una conferenza stampa tenuta al Pd e dove erano presenti, oltre alla segretaria Elly Schlein, anche la senatrice Valeria Valente, le deputate Sara Ferrari e Cecilia D’Elia, quest'ultima portavoce della Conferenza delle donne democratiche.
Secondo il PD occorre una mobilitazione generale per il rispetto delle differenze, come ci fu ai tempi delle stragi di Falcone e Borsellino, occorre emancipazione economica perché le donne non siano succubi dei violenti, occorrono risorse e impegno per una formazione approfondita di magistrati, forze dell’ordine, insegnanti, medici e infermieri, vigili, sacerdoti, allenatori sportivi, ecc...
Insomma, il Governo si è avvalso del lavoro già svolto dal Parlamento per mettere a punto il suo ddl, ma quando il provvedimento arriverà in Parlamento dovrà ascoltare altre richieste e rettifiche e probabilmente il lavoro non si esaurirà li.
Ad inizio di questa legislatura si approvò all’unanimità la costituzione di una nuova Commissione di inchiesta sul femminicidio, questa volta Bicamerale visto il bel lavoro della precedente che nella scorsa Legislatura era solo al Senato. È ancora attesa la costituzione di fatto di questa Commissione e le sarà richiesto molto lavoro.
La struttura patriarcale della nostra società richiede infatti altro rispetto ad un ddl presentato dal Governo e benvisto anche dall’opposizione.


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