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Forlì / La COMFORT ZONE dell'arte

Forlì / La COMFORT ZONE dell'arte

L'Archivio UDI Forlì Cesena ha organizzato la mostra delle opere di Bice Ferraresi ed Elena Fregni per riflettere sull'uso del tempo

Martedi, 13/03/2018 - Per la Giornata Internazionale della Donna torna un appuntamento con l'arte al femminile. Ad organizzarla è l'Archivio UDI Forlì Cesena, insieme al Comune di Forlì Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità. E' visitabile fino al 25 marzo la mostra COMFORT ZONE, che vuole riflettere sui luoghi del benessere che, non solo circoscritti ai centri estetici e alle spa, si possono trovare anche nella bellezza dell'arte affidando questa narrazione alle opere di Bice Ferraresi ed Elena Fregni

"L’arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi." (Virginia Woolf)

Il nostro presente è continuamente invaso e sollecitato dalle novità e anche nel linguaggio nuovi vocaboli prevalentemente provenienti dalla lingua inglese si sono sostituiti a vecchie e superate parole che traducono con locuzioni a volte sofisticate quello che la lingua italiana esprimerebbe invece con estrema chiarezza e semplicità. Ultimamente, ad esempio, mi sono imbattuta in questo termine: comfort zone, riferito a quei luoghi di benessere atti a renderci più lieve un quotidiano molte volte stressante e frettoloso. Devo ammettere che nonostante non simpatizzi per gli inglesismi, concedo a qualcuno di essi una sonorità più morbida e meno spigolosa che adotto naturalmente nonostante senta sempre molto forte la mia vicinanza alla lingua italiana. Per questa ragione ho trovato stimolante dare il titolo a questa mostra proprio utilizzando questo nuovo vocabolo, non evitando però di declinarlo sotto un altro significato. Se infatti la velocità con cui siamo abituati a vivere inevitabilmente ci conduce a livelli di stanchezza fisica e mentale che solo la capacità di riportare il tempo e lo spazio al loro posto potrebbero sanare, nessuno di noi può esimersi dall’essere contagiato da forme diverse di stress che, agendo pesantemente sulla nostra psiche, finiscono per dar vita ad una reazione passiva che immobilizza anche le emozioni. Le comfort zone suppliscono in questo al nostro desiderio di lentezza e staticità e attraverso un percorso rivolto al benessere e alla cura del corpo contribuiscono anche ad un conseguente e positivo benessere emotivo.
L'arte, dal canto suo, al contrario della cura del corpo, plasma ed educa gli animi trasferendo ad essi emozioni e suggestioni che possono concorrere al raggiungimento di una serenità che, senza pacificare, risulta capace di riempire quei vuoti che il nostro difficile presente ha realizzato. Così in occasione della Festa della Donna (*), per questa mostra che è alla sua dodicesima edizione, abbiamo voluto dare a due artiste il compito di realizzare una comfort zone che si prenda cura del femminile esorcizzando ogni fatica.
E coniugando questi importanti concetti le artiste Bice Ferraresi ed Elena Fregni hanno saputo condurci attraverso il loro lavoro in una zona di privilegiato conforto che non è più solo vincolo stringente alla relazione con l'esterno ma sublime fusione delle nostre diversità. Quasi un simbolico viaggio dove nessun peso ci è dato portare se non quello di abbandonarci ad una dimensione autentica priva di pregiudizi e finzioni dove il femminile compia la sua complessa evoluzione senza trascurare di prendersi cura di quei paralleli percorsi che, pur non incontrandosi mai, necessitano comunque di indugiare vicini verso la stessa meta. Dando vita ad una comfort zone animata e vitale che già lo stesso luogo che ospita le loro opere suggerisce, ricordandoci che spazio e tempo, se visitati con cautela e rispetto, possono diventare luoghi capaci di accoglierci amorevolmente e di offrirci il privilegio di sensazioni di benessere a cui non siamo più abituati.
Così il Bestiario ideale e simbolico di Elena, seppur svuotato della corporeità, risulta essere la rappresentazione perfetta di un genere reale i cui contorni disegnano le sembianze autentiche di ciò che descrivono ma che si riempiono di onirica delicatezza nella suggestione che producono. Creature acquatiche e terrestri leggere e volatili che invadono lo spazio facendosene trafiggere. Volumi che solo un'elegante ragnatela potrebbe riempire senza celare. Ossature irreali che non consentono il movimento bensì una statica perfezione che solo l'immaginazione può muovere e dirigere. Ridefinendo le caratteristiche somatiche della bellezza imperfetta di un Regno (quello animale) a cui anche l'essere umano appartiene. E immergendoci in quella straordinaria percezione visiva che in qualche caso riproduce quasi fedelmente le dimensioni reali dei soggetti ritratti e a volte, come nel caso di insetti, farfalle e piccoli pesci e molluschi, si dilata come a rendere più tangibile, nelle sue opere, il richiamo ad uno sguardo indifferente ormai abituato a non curarsi più delle piccole cose, a cui suggerisce di farsi invece, proprio da esse, catturare.
Mentre le opere di Bice sono intensamente riflessive e calate nell'intimità di una donna che, invasa da un momentaneo dolore, cerca nella costruzione di una metafora visiva quella libertà dagli stringenti vincoli della sofferenza capace di allontanarla dalla realtà per elevarsi alla dimensione spirituale dell’oblio. Senza però separarsi dall’altro che invece chiama continuamente a sé imprimendo sulle sue tele i contorni di emozioni e pensieri che si destrutturano ed implodono in cattedrali effimere che, senza poggiare su alcun piano, sembrano lasciarsi trasportare dalle fluide atmosfere dei ricordi verso un abbandono desiderato ma impossibile da realizzarsi. Dove le porte socchiuse della percezione sono il simbolo di un non luogo intermedio che separa e congiunge la vita e la morte. In un transfert emblematico che nel lirismo della pittura consente entrambe i tragitti e dove il paradigma della vita si fonde nel rituale spegnimento dei colori che, coperti di una lieve ed opaca patina di tristezza, affondano l’essenza della malinconia nella tenue e residua luminosità.
Queste sono per noi le COMFORT ZONE: isole di benessere dove si incontrano e si confondono le diversità dando vita anche solo per un attimo o per un per sempre fugace e fragile a quelle straordinarie occasioni che ci allontanano dalle nostre inossidabili certezze per consegnarci a quei flebili e sospirati dubbi che tanto giovano all’incontro di sensibilità, intelligenze e talenti che intensamente possono agire sulla nostra ricerca della felicità.

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(*)“Da più di cento anni l’8 marzo è un appuntamento di lotta per ottenere diritti, per affermare diritti. Di generazione in generazione sempre più donne si passano una testimonianza di responsabilità verso se stesse inventando nuove parole, nuovi percorsi, nuovi orizzonti, portando avanti la lotta per la libertà di scegliere, scoprire, decidere, essere, vivere. Dalla nostra storia continuiamo a testimoniare l’antifascismo e l’impegno per la libertà e la democrazia che le donne italiane hanno conquistato passo dopo passo cominciando dalla Costituzione repubblicana. Vogliamo affermare la libertà di attraversare ogni confine per il diritto alla vita e alla dignità e il diritto di abitare in pace.
L’UDI ha ripreso e reinventato la tradizione dell’8 marzo nel 1945, dopo i lunghi anni del divieto fascista, continuato negli anni ’50 con la proibizione perfino della mimosa, considerata sovversiva. Un fiore da donna a donna per fondare la solidarietà femminile e inscriverla nel mondo come segno di cambiamento dell’ordine patriarcale. Un fiore simbolico che oggi diventa un legame tra noi, un patto per tutte le lotte che chiedono la nostra intelligenza e la nostra presenza, anche costruendo forme di attivismo diverse dai tradizionali codici maschili com’è nella tradizione femminista.
Di generazione in generazione il movimento prende nuovi nomi e nuove forme con la creatività e l’invenzione di ogni donna che parte dal proprio tempo per incontrare molte altre. Siamo diverse e insieme, con i gesti nonviolenti di una forza collettiva che genera un cambiamento enorme e pacifico come da sempre ogni nostra manifestazione. La memoria delle lotte e delle conquiste è la strada su cui possiamo camminare vicine e solidali. Ogni otto marzo un passo avanti nel cammino delle donne.“


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