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Francesca Prestia e la ballata per Lea

Francesca Prestia e la ballata per Lea

Musica e impegno civile - Ci sono tanti modi di dire no alla ‘ndrangheta. La maestra-cantastorij calabrese ricorda con la musica il sacrificio di Lea Garofalo

Mirella Mascellino Giovedi, 07/01/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2016

 Francesca Prestia è una maestra-cantastorij calabrese impegnata. Vive a Catanzaro ed è autrice di una ballata dedicata a Lea Garofalo, una delle donne di Calabria che ha detto no alla ‘ndrangheta, pagando con la vita la sua scelta. La canzone è stata scritta tre anni fa, quando ancora nessuno conosceva la storia di Lea. Era l’inizio del processo per il suo atroce assassinio. Tra le altre sue composizioni c’è una ninna nanna, composta dopo la lettura di una lettera inviata ad una delle figlie da Giuseppina Pesce, collaboratrice di giustizia di Rosarno.



Quando e perché hai scritto la ballata per Lea?


L’ho scritta tre anni fa, composta di getto, quando ancora nessuno conosceva Lea. Eravamo all’inizio del processo e della battaglia condotta da Denise. La cantai per la prima volta davanti al primo magistrato a cui Lea aveva chiesto aiuto e poi il primo maggio con le donne della Cgil con Susanna Camusso e da lì è stato un crescendo, compresa l’apertura della manifestazione di Se non ora quando. Per me raccontare la storia di Lea è raccontare il dramma di noi donne calabresi, mamme che abbiamo figli e viviamo in Calabria, vicino alla ‘ndrangheta. Non ho conosciuto Lea, ma ho incontrato la madre, nell’ultimo anno della sua vita, la sorella Marisa, il cognato e i nipoti. Sono stata a Petilia Policastro, il suo paese natale ed anche Pagliarelle, dove vivevano. Lì ho visto anche la sua casa.



Di recente, c’è stata una petizione su Avaaz per chiedere al regista Tullio Giordana di mettere nella fiction la tua ballata. Com’è andata?

Appena si è diffusa la notizia della fiction di Giordana su Lea (andata in onda a novembre n.d.r.), tutti cominciarono a chiedermi su facebook se ci sarebbe stata la mia ballata. All’inizio non risposi a nessuno, ma vedendo che le domande erano tante scrissi un post in cui raccontai i contatti che c’erano stati con la produzione nel corso della lavorazione della fiction, contatti che non hanno avuto il risultato sperato, cioè di utilizzare la mia ballata per quella produzione. A partire dal mio racconto su facebook mi ha chiamata una signora che non conoscevo, Maria Grazia Simari - che mi aveva sentito cantare in vari concerti ed era mia fan - e mi chiese se poteva fare una petizione. La cosa mi commosse e lasciai fare. Insomma, si voleva dire a Giordana che noi donne della piana di Gioia Tauro ci sentivamo rappresentate da questa canzone per Lea.



Tu canti in lingua grecanica. Come nasce questa passione che ti ha perfino fatto cantare con Roberto Vecchioni?

L’incontro con Vecchioni avviene grazie al suo produttore Danilo Mancuso. Il grecanico è la lingua evoluta dalla Magna Grecia ai nostri giorni. Io sono stata affiancata dal poeta Salvino Nucera. Si parla ancora in cinque o sei paesi della Calabria. All’interno del parlato ci sono dei termini arcaici che risalgono all’epoca dorica, presenti solo in alcune opere di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, cioè parole che non usano più i greci di oggi, ma che usano in questi paesini della provincia di Reggio Calabria. Perciò quando Vecchioni ha saputo che io avevo composto questo duetto d’amore ha voluto sentirlo e poiché gli è piaciuto l’abbiamo cantata insieme. Sono salita a Milano, abbiamo provato, registrato e poi siamo andati a MusiCultura. Ho provato un’emozione inenarrabile. È stato un danzare e un cantare. Sembravamo due innamorati. Vecchioni mi ha detto:“Francesca stasera abbiamo una grande responsabilità, cantiamo l’amore”.

Per info www.francescaprestia.it

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