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FUTURA: per contrastare la povertà educativa in una prospettiva di genere

FUTURA: per contrastare la povertà educativa in una prospettiva di genere

Un progetto pilota di Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità e YOLK™ in collaborazione con Intesa Sanpaolo: 300 Piani educativi personalizzati di adolescenti di Napoli, Roma e Venezia

Martedi, 18/04/2023 - “Contribuire concretamente a rimuovere gli ostacoli che impediscono a ragazze e giovani donne che vivono in condizioni di svantaggio socio-economico di far fiorire talenti e aspirazioni nei percorsi scolastici, in quelli lavorativi e di conciliare, in alcuni casi, il percorso professionale con la maternità”. Questi sono gli obiettivi del progetto pilota FUTURA che Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità e YOLK™, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, hanno avviato insieme, presentandolo il 18 aprile a Roma. Iniziativa che riguarda 300 Piani educativi personalizzati di adolescenti di Napoli, Roma e Venezia prevedendo una presa in carico integrata, in collaborazione con le famiglie, la scuola, i servizi sociali e le associazioni attive sul territorio

“In Italia, secondo dati del 2021, più di 2 milioni di bambine, bambini, ragazze e ragazzi vivono in condizioni di povertà assoluta o relativa e sono esposti al rischio di scontare questo svantaggio anche nel loro percorso educativo” hanno spiegato gli organizzatori, specificando che il risultato di tale situazione è di “trovarsi senza le risorse necessarie per spezzare il circuito vizioso tra povertà economica e povertà educativa”.

A preoccupare sono alcuni indicatori che caratterizzano la povertà educativa quali, ad esempio, l’accesso ai servizi socioeducativi per la prima infanzia e alle opportunità educative e culturali del proprio territorio e l’offerta educativa scolastica, anche perché il quadro non sembra particolarmente mutato negli ultimi dieci anni nonostante “l’interesse le politiche messe in campo che non sembrano essere state sufficientemente efficaci a contrastare il contraccolpo delle crisi che hanno investito il Paese, non riuscendo a ridurre i divari sociali e territoriali presenti nel Paese”.

In particolare, durante la presentazione del progetto FUTURA è stato sottolineato il divario di genere “come dimostrano le 870mila ragazze e giovani donne tra i 15 e i 29 anni, più di 1 su 5 (20,5%), che si ritrovano sospese nel limbo dei NEET (né studio, né formazione, né lavoro), in una proporzione maggiore rispetto agli uomini della stessa età (17,7%)” con riferimento ai dati Eurostat. Disparità di genere che poi si mantengono nell’inserimento lavorativo e nel raggiungimento dell’autonomia, visto che il 23,2% delle giovani donne tra 25 e 34 anni risultainfatti inattiva, e tra le giovani madri meno di una su due è occupata (il 45%), in un’età in cui la partecipazione al mercato del lavoro e alla vita attiva dovrebbe, al contrario, essere massima.
foto credit Francesca Leonardi

A conferma della relazione tra l’accesso all’occupazione con il livello del titolo di studio conseguito e la presenza dei figli, è stato sottolineato che “solo un terzo delle 25-34enni con al massimo la licenza media è occupato (si scende al 27% se ci sono figli), mentre il diploma superiore apre le porte del lavoro in più della metà dei casi (56% che scende al 47%con figli), e si raggiunge il 71,3% tra le giovani laureate, con una percentuale ancora maggiore in presenza di figli (72,6%)”.

Il paradosso è che tutto questo avviene anche se “nel percorso scolastico le ragazze conseguono risultati finali più brillanti nei diversi step, laureandosi anche in percentuale maggiore (il 33,3% delle giovani 30-34enni sono laureate rispetto al 20,4% dei giovani)”

Accanto a questo devono essere tenuti presenti alcuni dati di contesto forniti dal MIUR  e cioè “che le ragazze costituiscono la maggior parte degli iscritti ai licei (60,5%, contro il 39,5% di maschi), mentre sono in minoranza negli istituti tecnici (30%) o professionali (42,8%) e solo 1 laureata su 6 ha conseguito il titolo in una delle cosiddette aree STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), che afferiscono a settori con maggior richiesta di profili qualificati, contro una percentuale doppia nel caso dei laureati (1 su 3)”.

É a partire da questa situazione che il progetto pilota FUTURA, è stato avviato in tre territori caratterizzati da svantaggio socio-economico nelle città di Napoli, Roma e Venezia, e prevede una presa in carico integrata, in collaborazione con le famiglie, la scuola, i servizi sociali e le associazioni attive sul territorio, di un totale di 300 ragazze e giovani donne (100 per ciascuno dei 3 territori individuati), tra cui 50 giovani madri.

Nell’arco di due anni e mezzo, come previsto per l’attuazione, il progetto prenderà in carico “adolescenti tra i 13 e i 18 anni, facendo con focus sul conseguimento del titolo di studio o sul reinserimento in un percorso formativo, e le giovani tra i 18 e i 24 anni, in riferimento al percorso di professionalizzazione ed emancipazione; nell’ambito del percorso le giovani mamme beneficeranno di un sostegno ad ‘alta intensità’ di accompagnamento rispetto ai bisogni concreti collegati all’accesso al mondo del lavoro e alla cura dei figli, che include anche attività laboratoriali per rinforzare il grado di autonomia e percorsi mamma-bambino per favorire una genitorialità positiva”.

Tra le particolarità del progetto pilota relativo ai 300 Piani educativi personalizzati, sostenuti ciascuno da una dote educativa individuale assegnata, è spiegato che questi “sono definiti a partire dai bisogni, inclinazioni e aspirazioni specifiche di ciascuna persona destinataria dell’intervento stesso, e prevedono la predisposizione e la fornitura di beni o servizi, come ad esempio: l’acquisto di libri, kit scolastici o strumentazione necessaria al percorso formativo; le spese di trasporto per raggiungere le sedi di studio; il pagamento delle rette scolastiche o dei corsi di formazione e di servizi di consulenza o supporto in ambito psicologico, medico, educativo, legale, di orientamento al lavoro, ma anche l’erogazione di voucher per l’acquisto di beni di prima necessità (generi alimentari, igiene, salute e altro)”.

foto credit Francesca Leonardi


Vale la pesa soffermarsi su alcuni aspetti innovativi che caratterizzano il progetto pilota, seguito da un Comitato Scientifico, tra i quali “un piano specifico di valutazione dell'impatto concreto degli interventi sul percorso educativo e di emancipazione delle ragazze e giovani coinvolte, rispetto alle competenze acquisite in contesto formale e informale con l’obiettivo di rendere la metodologia sperimentata nell’arco dei primi due anni, riproducibile e scalabile a livello nazionale”.
Inoltre attraverso il progetto si svilupperanno alleanze territoriali specifiche nelle tre aree di intervento “grazie all’attivazione di tavoli di lavoro permanenti che coinvolgano servizi pubblici e l’intera comunità educante (scuole, enti locali e terzo settore), per condividere le buone pratiche individuate nel corso del progetto e promuovere con le amministrazioni locali e nazionali servizi e opportunità integrative specifiche di contrasto alla povertà educativa in una prospettiva di genere”.

Tutti possono sostenere il progetto FUTURA con il proprio contributo attraverso la piattaforma di raccolta fondi di Intesa Sanpaolo, visitando la pagina www.forfunding.it/progettofutura.


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