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Gli sdraiati, il fim di Francesca Archibugi

Gli sdraiati, il fim di Francesca Archibugi

'Gli sdraiati' è un film che riflette sullo smarrimento e lo scarto simbolico che distingue i figli dai genitori

Lunedi, 27/11/2017 - Gli sdraiati
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media


"Sdraiati" (trailer) sono i ragazzi come Tito figlio dell'intellettuale Giorgio Selva, che consumano il tempo stravaccati qua e là, con sgomento e disapprovazione dei grandi, che non si danno pace per i calzini appallottolati, gli sportelli mai richiusi, il dentifricio non tappato, repertorio risaputo ma non meno destabilizzante.

Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Sandra Ceccarelli, Giancarlo Dettori, Ilaria Brusadelli, Matteo Oscar Giuggioli, Donatella Finocchiaro, Gianluigi Fogacci

Un faticoso confronto quotidiano in cui l'ira, spesso repressa, sbotta immotivata, in cui il limite della pazienza è sempre lì per essere superato, in cui l'affetto è vigile, mai assente. Nel ritratto di un padre e di un figlio d'oggi dipinto da Francesca Archibugi negli «Sdraiati», basato sul romanzo omonimo di Michele Serra.

Padri e figli, ma forse i più sdraiati, stesi in un ruolo predefinito di "fragilità materna" combinata a nevrotico accanimento paterno, sono i padri.

Giorgio Selva celebre giornalista Rai con affido condiviso è in balia di un 17enne confuso, dispersivo, disordinato, pezzo di una tribù di coetanei che colonizza casa, scuola e scelte.

Giorgio Selva che in genere sa tenere testa a tutti con le sue domande incalzanti è abituato a muoversi, sa sempre cosa dire, anche perché il copione è scritto da un'equipe e tutte le sue parole vengono pari pari dal gobbo che gliele suggerisce. Resta il fatto che la gente lo conosce, lo riconosce e vuole farsi il selfie con lui. Ben altro personaggio è Giorgio Selva in privato.

Tra le pagine del libro di Michele Serra è del tutto assente la figura della madre, non venendo nemmeno nominata. Gli sceneggiatori hanno quindi deciso di introdurre il personaggio sottolineando come la sua assenza abbia un ruolo importante nelle dinamiche della famiglia, ruolo interpretato da Sandra Ceccarelli.

Archibugi segnala come dolorosamente attuale, il fatto che viviamo in una società dove esiste la disparità di genere e che viviamo in un paese dove una donna non è mai ancora stata presidente del consiglio. Forse, anche grazie a pochi ma particolarmente riusciti personaggi femminili, in particolare quelli di una Antonia Truppo e Donatella Finocchiaro presidente, Archibugi vuole suggerire che in realtà la soluzione c’è, ed è tutta femminile.

Inoltre nel cast tecnico, in posizioni abitualmente riservate agli uomini, c’e’ Kika Ungaro alla fotografia ed Esmeralda Calabria al montaggio.

Il senso di impotenza e di inadeguatezza del ruolo paterno - e per certi versi, anche un po' alla vita – riguarda una generazione di uomini che ha lottato contro i suoi, di padri, contro le loro regole, contro il loro mondo. Senza sapere però sostituirle con altre altrettanto valide, nell'illusione che la pedagogia democratica fatta di dialogo e psicologi potesse sostituire in tutto e per tutto l'autorità e qualche sberla ben assestata al momento giusto, e lasciando in eredità ai figli un mondo complicato e privo di riferimenti, che i ragazzi navigano come meglio possono.

Un argomento sempre molto attuale, quello dell’incomunicabilità generazionale, nel film della Archibugi viene affrontato cercando giustamente di trovare un equilibrio tra i due punti di vista – quello del padre e quello del figlio .

Ma seppure l’uomo tenti incessantemente di dialogare con il ragazzo, anche facendo buon viso a cattivo gioco quando si tratta di sopportare il caos portato in casa dalla sua banda di amici, quei due mondi sembrano non potersi incontrare mai.

L’intensificarsi del rapporto con la coetanea Alice (Ilaria Brusadelli), poi, allontanerà Tito ancora di più. Mentre la mamma della ragazza, Rosalba (Antonia Truppo), irrompe nuovamente nella vita di Giorgio, dopo essere sparita nel nulla anni prima. E con la simpatica barista della Rai (Barbara Ronchi), nel frattempo, Giorgio forse riuscirà ad intrecciare una relazione decente.

Tra il padre separato, logorroico e maniacale, e il figlio non c'è grande comunicazione. Da parte dell'insicuro Giorgio è cosi tutto un inseguire l'affetto del figlio attorniato da amici rumorosi ed esuberanti. Tutto si complica quando entra in scena Alice (Ilaria Brusadelli) fidanzata del figlio, ma anche figlia di una ex del padre, Rosalba (Antonia Truppo), che non è mai stato fedele alla madre Livia (Sandra Ceccarelli).

"Il film non è generazionale - ci tiene a dire la Archibugi -. Non raccontiamo sensi unici, non generalizziamo mai quando raccontiamo una storia. È più il titolo di Michele Serra che rende il film generazionale, Gli sdraiati, ma io l'ho interpretato come un racconto individuale". E ancora la regista:" La mia è una storia intima e individuale dove però spero si senta il rombo della storia che passa. Certo sono le vicende di ragazzi viziati, ma non è colpa loro né colpa dei padri".

Bisio, che ha già portato il testo di Serra a teatro, ma con il titolo Father e Son, spiega:"Tutti abbiamo figli e siamo stati figli. Io ero un figlio degli anni Settanta e devo dire che mio padre non era uno stronzo, un fascista, ma solo un uomo tranquillo che fumava sempre la sua pipa in salotto. Quando dovevo chiedergli qualcosa entravo nella sua stanza e lui mi diceva solo sì o no. E questo senza dare spiegazioni. Esattamente il contrario del mio personaggio di Selva che sa di sbagliare, ma non ne può fare a meno".

Inoltre ha rivelato che si è emozionato molto nel rivedere una scena del film. Il passaggio che l'ha colpito in modo profondo è quello in cui il padre Giorgio chiede al figlio Tito se può dormire con lui e l'attore ne ha spiegato il motivo: «Mi ha fatto pensare a mio figlio adolescente. Quando era piccolo era molto affettuoso, ma adesso non riesco nemmeno a toccarlo».

Il confronto generazionale non è esattamente una novità, non certo nei film di Francesca Archibugi. Ma i toni sono quelli del mondo di oggi. In cui il confronto non diventa praticamente mai scontro, non è mai politico, ma intimo.

La generazione di Giorgio Selva fatica evidentemente a passare dalla parte di quella che in gioventù hanno contestato e affrontato, quella dei padri. Fatica anche di più, però, a capire quella dei figli. Ma negli Sdraiati non si arriva e non si cerca nemmeno di arrivare a una soluzione del problema.

Gaddo Bacchini, interprete di Tito, ha sottolineato che si riconosce in Tito solo per alcuni atteggiamenti e di non sentirsi affatto come lui, avendo per esempio un ottimo rapporto con il padre. Commentando il titolo del film, inoltre, il giovane ha raccontato che l'appellativo “sdraiati” fa riferimento a come gli adulti vedono i giovani, ma di essere convinto che tra le due generazioni non ci sia spesso comprensione, arrivando quindi a definire negativamente i teenager senza un reale motivo.

Francesca Archibugi ha spiegato, durante la conferenza stampa di presentazione del suo film, di essere certa che i nuovi mezzi con cui le persone comunicano non sono i responsabili dei cambiamenti nei rapporti tra genitori e figli.

La regista ha sottolineato: «La natura umana non cambia, non può essere banalizzata, e i telefonini non sono il demonio! Quando qualcuno non vuole parlare con un altro, troverà un modo di non farlo, una scusa». Per questo motivo la Archibugi ha suggerito ai genitori di aggiornarsi e avvicinarsi progressivamente ai propri figli.

Francesca Archibugi ha ricordato che sul grande schermo si racconta solo la storia di Giorgio e Tito, non di due intere generazioni. Il rapporto portato sul grande schermo è animato da un senso di colpa immotivato da parte del padre che lo porta ad avere una percezione errata della realtà, mentre il ragazzo dà il peggio proprio in famiglia, mentre con gli amici ha u atteggiamento positivo. La regista ha quindi sottolineato: «È il racconto di una relazione unica, individuale, Giorgio e Tito, padre e figlio, con tante persone intorno che contribuiscono a semplificarla o complicarla, come se diventasse sempre più difficile esprimere un sentimento elementare come volersi bene».

In compenso la regista ci offre tantissimi spunti per osservare il nostro presente. Lo fa alla sua maniera, con uno stile e un tono riconoscibili.

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