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Il centro antiviolenza di Napoli

Il centro antiviolenza di Napoli

Il dramma delle liste d’attesa nei centri antiviolenza.Viaggio nella lotta contro la violenza sulle donne nella città partenopea

Martedi, 15/11/2011 -
Per Napoli risponde Stefania Cantatore, dell’UDI di Napoli, la quale, pur non essendo coinvolta nella gestione diretta del centro antiviolenza, è parte del Cartello antiviolenza delle donne Napoletane nel quale sono compresi anche i centri antivi



Quali sono i numeri di posti letto e quali i problemi dei centri antiviolenza?



Per quanto riguarda i centri veri e propri nel napoletano c'è solo quello del Comune di Napoli, e nel casertano c' è quello di Maddaloni (Centro Eva), rispettivamente di 6 e 8 posti.

Il vero dramma non è la ricettività, che naturalmente è bassissima, ma è quello che riguarda le alternative: totalmente assenti dopo il ricovero. L'inoccupazione spesso costringe a ricoveri lunghi e molto di più a restare a disposizione del tormentatore anche dopo la denuncia.

Attualmente la legge italiana fa sì che formalmente le donne che chiedono il ricovero, da una parte restano in lista d'attesa, e dall'altra finiscono per ritirare la denuncia.

Non c'è alternativa al subire la violenza!



Da quando sono nati i centri, l’affluenza e l’accettazione da parte della comunità che li circonda ha subito delle variazioni? Quali sono gli atteggiamenti che avete riscontrato da parte dello Stato?



I centri sono "segreti" quindi non c'è nessun problema di accettazione del contesto. Rimangono comunque alti la stima ed il prestigio delle donne "che salvano le altre". Diverso il discorso se parliamo della vittima: la legge sullo stalking, così com’è formulata, non protegge la denunciante concretamente. Spesso capita, che dopo la denuncia, si scateni la famiglia del delinquente. Poi, è stata tanto reclamizzata ma non si è più pensato al vuoto legislativo che riguarda l’intera sfera delle violenze.

Il blocco dei trasferimenti, ha fatto il resto: nei centri antiviolenza si vive alla giornata, con il rischio perenne di non poter accettare anche nelle liste di attesa. Il concetto stesso di lista di attesa è già un’aberrazione, visto il tipo di reato.



L’età media e la provenienza geografica e culturale delle donne che si rivolgono ai Vostri centri hanno subito delle variazioni negli anni?



Le donne appartengono a tutte le fasce di età. Molte sono quelle che si decidono per il ricovero sono quelle messe alle strette per le violenze subite anche dai figli piccoli.



Quali sono le Vostre iniziative contro la violenza sulle donne?



L'UDI di Napoli ha lavorato molto per mettere in relazione tutto l'arcipelago dell'antiviolenza, appunto il Cartello. Insieme è stata fatta la campagna delle Bacheche Rosa, tuttora in corso, il protocollo per le Istituzioni, la proposta di legge organica (ancora dormiente in chissà quale cassetto del Parlamento) nazionale per il contrasto alle violenze. Poi c'è la militanza continua per sollecitare l'impiego di tutti i fondi possibili, e per il controllo sulle spese che occultano i fondi (pochi) che sarebbero destinati al contrasto. Continuo è il coinvolgimento delle donne nelle Istituzioni. Abbiamo per esempio ottenuto una legge regionale che dovrebbe (in teoria) prevedere il risarcimento pubblico delle vittime.





Presso il Vostro centro vi sono delle iniziative particolari in occasione del prossimo 25 novembre?



Per il 25 intendiamo rilanciare la sfida per una legge organica nazionale, con una iniziativa con le donne Colombiane che seguono lo stesso percorso.


Piera Francesca Mastantuono

(15/11/2011)

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