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Il Corriere delle Dame: un settimanale per donne nella Milano napoleonica  - di Fabiana Guarnieri

Il Corriere delle Dame: un settimanale per donne nella Milano napoleonica - di Fabiana Guarnieri

Il Corriere delle Dame: come riscoprire elementi di emancipazione e attualità in una delle prime riviste femminili del XIX secolo

Mercoledi, 28/03/2018 - L’editoria milanese sotto il dominio di Napoleone Bonaparte
Sulla scia dell’Illuminismo settecentesco, che vede il trionfo delle pubblicazioni periodiche come canali privilegiati per la diffusione delle idee rivoluzionarie e del sapere - i proverbiali Lumi -, l’Ottocento continua a soddisfare l’aumento esponenziale della domanda d’informazione tramite giornali sempre più specializzati. A cavallo dei due secoli, infatti, la crescente alfabetizzazione spinge gli editori a trovare soluzioni innovative e mirate verso le esigenze dei lettori. La stampa diventa in poco tempo il veicolo comunicativo più potente, fatto che non sfugge a Napoleone Bonaparte. Con la creazione del Regno d’Italia nel 1805, Napoleone fa di Milano una capitale decentrata del suo Impero sul modello di Parigi, importandovi non solo le istituzioni francesi, ma anche la sua politica economica e le abitudini sociali d’oltralpe. In tale contesto, se da una parte si chiede alla censura di stringere le maglie per impedire l’instabilità dell’opinione pubblica, derive ideologiche ed estremismi politici non allineati alla monarchia, dall’altra si sfrutta appieno la propaganda, incoraggiando la produzione autorizzata dal regime. Proprio in questi anni, Milano vede nascere testate con tirature più alte che in passato e fiorire nuove imprese in questo settore. Pertanto, nonostante l’inevitabile contrazione delle libertà di espressione e di critica a mezzo stampa, con l’utilizzo funzionale delle pubblicazioni per la creazione del consenso intorno alla figura del Bonaparte, il mercato editoriale può dirsi ormai proiettato verso la sua futura dimensione capitalistica.

Nuovi orizzonti: le maisons d’éducation femminili e i salotti culturali
A cambiare profondamente è anche il ruolo delle donne, per la prima volta protagoniste di esperimenti legislativi in materia d’inclusione sociale e soprattutto d’istruzione. Sebbene l’amministrazione delle finanze familiari e delle attività commerciali rimanga nelle mani dei padri o dei mariti - come esplicitamente espresso nel Codice Civile napoleonico -, laddove le condizioni lo permettono, la donna trova ora vie alternative per acculturarsi e per realizzarsi sul piano personale. Dal punto di vista scolastico, a partire dal progetto di riforma avviato da Maria Teresa d’Austria nel 1774, che prevedeva l’istruzione primaria obbligatoria, i precettori privati vengono man mano sostituiti da scuole finanziate dallo Stato. Durante il Regno d’Italia, i numerosi edifici sequestrati alla Chiesa vengono così trasformati in collegi pubblici per le figlie di aristocratici e borghesi, alle quali, proprio come accade nelle maisons d’éducation parigine, il personale laico insegna non solo materie di economia domestica, ma anche la lingua, la storia, la geografia e l’aritmetica di base. Contemporaneamente, un altro luogo diventa lo spazio di scambio intellettuale per eccellenza e un’occasione di apprendimento nuova per le donne dei piccoli e grandi centri urbani: il “salotto culturale”. Da associazione più o meno aperta e democratica durante le Repubbliche a un elemento di socialità incorporato nelle logiche della Corona, il circolo d’élite si rivela un ambiente utile per la formazione autodidattica del gentil sesso. Ancora esclusa dagli uffici pubblici, la donna conquista qui i suoi spazi come mediatrice e conversatrice attiva durante gli incontri o i dibattiti tra personalità colte, assorbendo informazioni e conoscenze che la metteranno, d’ora in avanti, sempre più in contatto con la cultura ufficiale e, dunque, con il mondo al di fuori delle mura di casa.

Il Corriere delle Dame (1804-1814)
Il Corriere delle Dame, sottotitolato “Giornale di mode, letteratura, belle arti, teatri e notizie politiche”, è un settimanale di moda illustrato avviato a Milano nel giugno del 1804 per opera del giornalista Giuseppe Lattanzi (1762-1822) e diretto dalla moglie Carolina Arienti (1771-1818). In formato agevole e con un numero ridotto di pagine, questa impresa editoriale si rivolge principalmente al pubblico femminile nobiliare; tuttavia, l’ampia notorietà che conquista in età napoleonica anche tra i funzionari statali e i ricchi borghesi, in virtù dei suoi molteplici contenuti, ne decreta un successo tale che continuerà a essere stampato da altri editori fino al 1875. Dal momento che in questi anni le occupazioni femminili per eccellenza sono volte a trovare un buon partito e prepararsi adeguatamente alle esigenze della vita familiare e a quelle richieste dall’etichetta, l’argomento di punta è il culto del “bel apparire”. Allegate al giornale, infatti, giungono agli associati incisioni in rame acquerellate di figurini di moda descritti nella rubrica dedicata all’abbigliamento e agli accessori, merci che dal 1806 cominciano ad essere vendute per corrispondenza dai coniugi Lattanzi. Ma la vera missione del Corriere si rivela ben più ambiziosa: unire l’utile al dilettevole. Fama e sopravvivenza della rivista vengono garantite dalla varietà delle altre inserzioni, che, sull’esempio degli almanacchi e delle gazzette miscellanee, comprendono: notizie sulle novità letterarie e sulla programmazione dei principali teatri milanesi, precetti, inserzioni didattiche, racconti, poesie, aneddoti, giochi enigmistici, informazioni igienico-sanitarie, di puericultura ed economia domestica, la corrispondenza dei lettori, pubblicità e, non da ultimo, articoli di politica sugli eventi più rilevanti in Italia e in Europa. Nelle pagine del Corriere delle Dame, assieme agli scritti poetici che giungono in redazione (in larga parte encomiastici verso i napoleonidi), vengono pubblicati i contributi di dibattito intellettuale coevo, in modo particolare quelli dei Neoclassici e Romantici sulla letteratura, nel tentativo di offrire una solida base culturale al popolo italiano - che incomincia a maturare l’idea del diritto all’indipendenza nazionale -, ma anche opere più recenti o straniere, senza trascurare i generi più leggeri e d’intrattenimento. Importante per il periodico è, inoltre, il suo Termometro politico, una pagina dedicata alle notizie interne e internazionali concessa in via del tutto privilegiata dal Governo. La rubrica politica, che nonostante l’atteggiamento tendenzialmente allineato al regime mantiene un certo grado di oggettività, si rivela un elemento significativo, non solo perché rende il Corriere interessante anche ai fruitori uomini, ma anche, e soprattutto, perché avvicina le donne a informazioni da sempre a loro precluse come, per esempio, la situazione delle relazioni estere e delle campagne militari. A completare la formazione delle lettrici, infine, numerosissimi articoli educativi e morali. Il tentativo di portare all’attenzione del pubblico il tema della partecipazione femminile nella società, infatti, rimane caro alla redattrice, che a Mantova, nel suo appassionato discorso filo-rivoluzionario del 1797 intitolato “La schiavitù delle donne”, afferma: «Deh! Giunga pertanto il giorno di redenzione anco per il mio sesso, e allora a più ragione ci chiamerete la più cara parte del genere umano». Nonostante l’arrivo del Bonaparte, Carolina e il marito Giuseppe comprendono, quindi, di poter sfruttare il forte bisogno di autonomia e di evasione ricercato dall’emergente pubblico femminile, realizzando una rivista che permette alle donne di possedere uno strumento d’informazione personalizzato negli argomenti, ma che allo stesso tempo consente loro di allargare le prospettive d’osservazione nei confronti della realtà.


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