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Il viola e la pietra (ed Ali&no) di Francesca Cencetti

Il viola e la pietra (ed Ali&no) di Francesca Cencetti

"... poesia visionaria, che scaturisce dalla contemplazione della bellezza..."

Mercoledi, 19/07/2023 -

”Il viola e la pietra” (Ali&no Editrice), è una silloge di poesie, presentata a UmbriaLibri 2022, pp 119, con prefazione di Donato Loscalzo e Note di Lettura di Marco Bussagli.
L'autrice Francesca Cencetti, umbra, è stata dirigente scolastica del “Liceo Artistico Bernardino di Betto” di Perugia; è anche pittrice come si evince dal suo suggestivo dipinto in copertina.
I 51 testi, il cui ritmo oscilla tra lunghe sequenze narrative e brevi frammenti spesso settenari, sono accolti in ordine alfabetico secondo la lettera iniziale dei titoli, costruiti con originale e inimitabile materia linguistica e lirica, nella bella plaquette di ispirazione e sensibilità, a volte serrati o fluidi, secchi o teneri, e sempre “dalla parte di lei” per usare un brand o meglio un romanzo di Alba De Céspedes.
In genere i primi libri sono viatici ai successivi, che sono quasi sempre migliori; qui ci troviamo a misurarci invece con la compattezza matura, con una sfida lessicale e profetica (i poeti sono per Shelley inascoltati legislatori del mondo) vinta in prima battuta, tout court. 
I temi della poetessa, che scrive di necessità, come insufflata dalle divinità del Mito e in linea diretta da Euterpe e da Eraclito, sono quelli eterni e metafisici e quelli transeunti e effimeri, della realtà e dell’alta fantasia.
La poesia di Francesca Cencetti non è mai lirica d’occasione, ma costantemente ansito immaginifico, fiamma (per Rimbaud il poeta è un ladro di fuoco), lingua di pensiero elegiaco come scintillata da luoghi, spazi aperti, ricordi, passioni, incontri, persone, affetti, amori. O meglio, il repertorio appena elencato è sì presente, ma risulta come eternato e sublimato in una sorta di voto, di volo, di slancio, di inabissamento.
La sua parola poetica segue un percorso di ricerca, mai convenzionale, attraverso una collaborazione quasi costante con la pittura. Sia l’umanità sia la natura concorrono alla definizione del bello. Oltre il costruito umano, esiste anche il costruito della natura e la sua poesia spazia in atmosfere fiabesche di boschi, ruscelli, pietre trasparenti, gelsomini di porcellana.
La natura diventa numinosa quando il soggetto si trova a contatto con antri, radure, sorgenti, strade bianche tra i prati: assurge a un livello di contemplazione attraverso la natura.



E’ anche una poesia visionaria, che scaturisce dalla contemplazione della bellezza per accedere ad uno stato di solitudine mistica, alla conquista dell’inespresso.
La poesia, quando è autentica, abito mentale e sentimentale, quando comprende l’etica e l’estetica, quando è “verità e bellezza“, in quel punto si fa assoluto tutto: la terra e il cielo, lo spazio e il tempo.
Per l’autrice, presente a sé stessa, ma pure come immersa in sottile e controllato delirio, la poesia diventa immanente nel profluvio – da pittrice fauve – di colori e coloriture paradigmatici e narrativi, corporei, necessari, e nel contempo poesia metafisica e trascendente nella sua laicità, vibratile di spirito e in altezze.
Un libro da leggere per star bene, da delibare tutto intero, e da rileggere per capire non solo la poesia di oggi ma una donna del nostro tempo.
Forse per tutto questo “Il viola e la pietra” è risultato tra i sei finalisti della 26° Edizione del Premio Nazionale di Letteratura Naturalistica Parco Majella 2023, assieme a grandi nomi di poeti e di Case Editrici, per la vicinanza e l’attenzione alla tutela e rispetto della Natura come fonte di ispirazione poetica.


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