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Intervista a Giuseppe Calcerano

Intervista a Giuseppe Calcerano

Credo nella bellezza di una frase che accarezza l’orecchio come una musica. Specialmente quando la si definisce poesia

Venerdi, 05/04/2013 - Intervista a Giuseppe Calcerano

Giuseppe Calcerano è nato a Giarre, in provincia di Catania, e si è laureato ingegnere nell’Università di Genova. E’ stato progettista di grandi opere infrastrutturali e ha coordinato, tra l’altro, il progetto del tunnel del Gran Sasso. Per un trentennio è stato Dirigente d’Azienda, sempre nel campo delle grandi opere ed è stato docente universitario del corso di Progettazione di Strutture.

Ha scritto numerose pubblicazioni nel campo dell’ingegneria, ma ha finora tenuto per sé l’amore per la letteratura e la musica e le riflessioni derivanti dalla sua incontenibile curiosità per la scienza.

-Che cosa ti ha spinto a pubblicare “Il Supermondo”?

A fianco della mia attività professionale ed accademica, da sempre, ho scritto (per me stesso) qualche racconto, magari autobiografico, qualche poesia, qualche cronaca (da studente ho esercitato anche l’attività di cronista); inoltre, spesso gli amici, avvertendo una certa dose di fantasia nei miei racconti di vita vissuta, mi hanno esortato a fissare sulla carta le affabulazioni che, forse con un certo spirito ironico, mi divertivo ad esporre nelle conversazioni da salotto; l’ultima occasione fu l’avvenuta conferma dell’esistenza del Bosone di Higgs (la cosiddetta “particella di Dio”) che permette agli studiosi di fisica di spiegare in qual modo nell’Universo dall’Energia Pura si sia generata la Materia cioè, in pratica, come si è generato il Mondo che conosciamo (attenzione “come”, non per opera di chi); fu così che, con un ragionamento semiserio in una chiacchierata da salotto, mi parve si potesse sostenere seriamente che non può non esistere, al difuori dell’Universo, un “Supermondo” (eterno e senza tempo) che lo contiene come un “passatempo di robot” ideato ironicamente proprio per attutire la noia dell’eternità; l’idea fece sorridere e pensare ed io decisi di pubblicarla, aggiungendo un paio di racconti autobiografici (ovvero sulla vita di un robot).

-Che cos’è per te la scrittura?

La scrittura è, per me, uno dei principali mezzi di comunicazione a disposizione degli uomini, che dobbiamo coltivare perché l’uomo riesca a trasmettere il suo pensiero nei modi più semplici e diretti e, perché no, con piacevole scorrevolezza.

-La scrittura è memoria?

Certo, la scrittura serve per comunicare, ma anche a custodire le idee e i pensieri trasmessi all’atto della stessa scrittura.

-Percepisci nella scrittura influenze legate alle tue origini meridionali? Quali?

Certamente, ognuno si porta dietro le influenze e persino gli imprinting degli ambienti in cui ha vissuto e si è formato; ciò tanto più in quanto l’ambiente nel quale hai vissuto i primi anni della tua giovinezza è quello di una Regione come la Sicilia che è il risultato di una stratificazione di culture plurimillenarie.

-C’è relazione tra progettare una strada e progettare un libro?

Per me assolutamente no ! La progettazione di una strada è un’attività tecnica che discende dalla messa in opera di criteri deduttivi tecnico-scientifici: Si tratta di collegare un punto A ad un punto B nel modo più conveniente e stabile possibile, tenendo conto di tutte le caratteristiche del territorio compreso tra A e B quali: morfologia, caratteristiche e stabilità del terreno, considerazioni sugli interventi antropici esistenti. Un libro si sviluppa intorno ad una idea di qualcosa che si vuol comunicare e del modo in cui lo si vuol comunicare ma, ripeto secondo me, lo scrittore deve procedere secondo un canovaccio per seguire le idee che, a mano a mano, sgorgano dalla mente e devono, soltanto, esser promosse o bocciate.

-Quanto rigore serve? Quanta fantasia?

Molta fantasia e tanto rigore: La fantasia è prioritaria perché produce l’idea generale e consente di procedere nello sviluppo delle singole vicende senza cadere nella banalità. Il rigore è indispensabile per evitare di essere eccessivamente indulgenti nei confronti dei propri difetti di scrittura, che dobbiamo aver imparato a conoscere.

-Che cosa aggiunge al ritmo della tua prosa la conoscenza della musica: aiuta?

Ringrazio per questa domanda. Non avevo riflettuto su questo: alcune cose ti sembrano naturali e non te le poni coscientemente. Ora, costretto a riflettere, non ho dubbi: io credo nella scrittura scorrevole ed armonica e, soprattutto, priva di fronzoli inutili. Credo nella bellezza di una frase che accarezza l’orecchio come una musica. Specialmente quando la si definisce poesia.

-L’uomo è un robot? Programmato per che cosa?

L’Universo (quello finito nel quale siamo direttamente immersi – non l’infinito che sicuramente contiene l’Universo) serve a qualcosa? Dal nostro punto d’osservazione non lo possiamo capire. Forse da quell’ “Infinito che lo contiene” lo si potrebbe capire, ma a noi non è dato farlo. A me è parso lecito poter scherzare ( per sdrammatizzare ) e dire: l’Universo è un giuoco dell’ “Infinito” che, essendo senza tempo (ovvero essendo il limite matematico ipotizzato da Einstein), ha generato un ambiente in cui esiste il tempo e vi ha inserito i robot per non annoiarsi (una contraddizione voluta ironicamente). Gli uomini-robot farebbero dunque bene a darsi meno importanza….e vivrebbero meglio !

-“Nel Supermondo dell’energia e dell’intelligenza pura, il dolore e il piacere non esistono” (p. 23): ci spieghi meglio cosa intendi dire?

Secondo la Teoria della Relatività Generale di Einstein ( che, ricordo, è provata ) nel nostro Universo lo scorrere del tempo non è uguale per ogni cosa ma dipende dalla velocità con la quale la detta cosa si muove. Più è veloce più lento scorre il tempo e, addirittura, il tempo si ferma se la velocità raggiunge il valore della velocità della luce. A questa velocità ( limite irraggiungibile ) la cosa diventa dunque eterna. La nostra intuizione di un Dio eterno, quindi, può essere collocata solo in un Supermondo esterno all’Universo. Là tutto è eterno e (ironicamente) non è lecito parlare di pazienza (lo spazientirsi essendo un concetto legato al tempo). Infatti Dio non si spazientisce e…non si occupa di noi…se non per giocare.

-Credi nel libero arbitrio?

Nei limiti consentiti dal nostro hardware e dal nostro software, possiamo agire come vogliamo. Consapevoli della nostra scarsa importanza, è per noi conveniente generare la minore entropia possibile (non solo in senso strettamente scientifico, ma anche in senso morale) le nostre azioni disordinate, infatti, non fanno che danneggiare noi stessi.



Fausta Genziana Le Piane

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