Login Registrati
La ballata delle oncoresistenti

La ballata delle oncoresistenti

Ultracorpi - Un racconto tragico, ma non mancano tracce d'ironia. Donne colpite al seno da un destino crudele diventano Amazzoni....

Poluzzi Graziella Domenica, 30/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2013

Donne colpite al seno da un destino crudele, sono divenute Amazzoni. Dall'avversità traggono la forza e il coraggio di combattere una lotta lunga e difficile, sono tante e agguerrite: un esercito. Donne di tutte le età, spesso troppo giovani. Un elmo sulla testa rasata, persi i capelli...Iniziano a cadere alla chetichella, un po' alla volta, poi a orde, platealmente, ti abbandonano a ciocche, ma ricresceranno piano piano a incorniciare il volto come un tempo, risorgeranno.

Pensa positivo: sei mesi di risparmio di tempo e di danaro sulla spesa della parrucchiera!

Una corazza da indossare per chi è costretto ad una guerra di sola difesa di fronte agli attacchi del nemico, alle paure cupe, che s'infiltrano ed accerchiano la mente, le scacci con fermezza, ma tornano nelle ore notturne come aggressivi uccelli rapaci.

Il tuo corpo ti ha tradito, è passato al nemico, s'è spezzata l'armonia, non ti fidi più. Un corpo da monitorare costantemente.

La pallina nel seno, la mano la sente, la palpi, laceranti brividi di paura, non è un giorno come un altro, non saprai con certezza fino all'ecografia, che ti darà il responso, ma a quel punto inizi a correre tra prenotazioni, visite, ricerche d'informazioni, non hai tempo per piangerci sopra o imprecare alle Parche, sei già lanciata nella mischia. È nella notte, nel sonno inquieto, che arrivano i sogni dalle tinte fosche, angoscianti, le cadute nei pozzi, volti deturpati, mostri con zampe, artigli, zanne, draghi giganti dagli occhi di brace. Un vento forte, la bora, cadono le foglie dagli alberi del parco, ti cadono i capelli, volano lontano e resti calva in un freddo e spoglio boschetto invernale.

Fuggi dal bosco, vuoi tornare in città, prendi un autobus pieno di specchi che ti guardano, di pendole che oscillano, affollato di gente compressa e comprimente, arrivata al capolinea davanti a te c'è la brughiera di Cime Tempestose con la grandine e i tuoni.

Poi guardi in alto e d'improvviso tutto si placa, da un laghetto nel cielo grigioazzurro, scende una sirena, ti sorride e canta per te la ballata delle oncoresistenti: 'Resistere, combattere, armarsi, lottare con le unghie e con i denti.'

La luce del giorno rassicura, una passeggiata è sempre corroborante, ma se incontri un conoscente e ti chiede: 'Cosa fai di bello?'...La domanda ti coglie impreparata, incerta tra il dire e il non dire. Sorridi: 'Bene, grazie e tu?'

Puoi dire 'Sto bene' giustamente, dentro a te ringrazi, non hai dolori fisici, salvo i fastidi delle cure.

'Come va? Tutto okay, a parte il cancro.'

'Un tumore? Quale? Quello di mamma o della nonna? Quello della zia Tina? Dello zio Mario? Del nonno?'

'Dove vai per la cura?'

Per fortuna è un ospedale accogliente, pulito, spazioso, bello nella sua ampia e originale architettura a due piani di corridoi esterni con colonne sovrapposte, aperti sull'esteso parco ai piedi di una zona collinare, nei dintorni di Bologna.

L'ospedale è il punto di ritrovo, le ascolti nelle stanze della chemio raccontarsi, parlare, vogliono informarsi, sapere di più per reagire, decise a rintuzzare i colpi bassi della malasorte.

'Non so cosa preparare questa sera a cena. Un brodino?'

'Qualcosa che almeno sia facile da vomitare.'

'Come te ne sei accorta?'

'Era un giorno di festa. Nel vestirmi ho scoperto la pallina al seno. È stato un trauma, che mi ha attraversata come un fulmine. Ho sempre avuto il timore del tumore.'

Vanno agli incontri con la dietologa, la ginecologa, l'oncologo, l'omeopata, al corso dello psicologo sulle tecniche del rilassamento.

Al seno è il più diffuso, mal comune, ma non è mezzo gaudio. E ti chiedi le cause, che nessuno sa, ti trasformi in un detective che indaga: il cibo, i latticini, l'aria inquinata, la vita sedentaria?

Stai bene, c'è ancora speranza di guarire, di vivere, di avere la forza di combattere.

Tante donne marciano in rosa sorridenti insieme sulle strade per dire 'noi ci siamo'.

Sono forti e determinate, le Amazzoni di oggi.



Graziella Poluzzi (www.women.it/umorismo/)

Un racconto tragico, ma non mancano tracce d'ironia



Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®