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La Capra Felice Resiste e Siamo Tutte Noi

La Capra Felice Resiste e Siamo Tutte Noi

Aggressione razzista e sessista in Trentino. Storia di resistenza e di successo femminile. Invito alla solidarietà.

Sabato, 01/09/2018 - Certamente NoiDonne, le sue lettrici e lettori, vorranno unirsi al coro di condanne per la vile aggressione contro Agitu Ideo Giudeta ripetutasi negli ultimi mesi in Val dei Mocheni in Trentino. L’auspicio è che l’intervento delle istituzioni e la collaborazione della comunità civile locale sappiano al più presto arginare e sconfiggere questo episodio di barbara violenza razzista e sessista.
Agitu Ideo Giudeta ha saputo cogliere la difficile sfida di concorrere con le proprie capacità a far crescere economicamente, socialmente e anche culturalmente una comunità: è riuscita a far nascere un’azienda che è un modello virtuoso di imprenditoria femminile allevando la capra mochena che rischiava l’estinzione poiché ormai la Valle dei Mocheni è dedita con successo alla coltivazione die piccoli frutti.
C’è un tocco femminile nel suo allevamento: la cura che Agitu dedica ad animali che conosce a chiama per nome e di cui ammira la bellezza e soprattutto la preoccupazione per la loro felicità considerata prima causa della qualità del formaggio prodotto. Questa cura si estende a un’attenzione per il territorio che è fatta di rispetto, non di dominio: l’Azienda La capra felice accetta persino le sfide più pericolose per i propri animali e Agitu, nascosta in auto, allontana l’orso con i petardi anziché invocarne a piena voce l’uccisione come fanno in molti al seguito dei megafoni di certa politica. C’è femminilità anche nell’estensione della produzione casearia a quella di cosmetici, entrambe nel rispetto di una produzione biologica e sostenibile. È tutto femminile poi il magnifico sorriso che Agitu ogni giovedì porta al mercato dell’economia solidale di Trento.
Agitu, giovane donna e straniera, è stata capace di inserirsi con successo nella comunità trentina e in una valle fino a poco tempo particolarmente chiusa, in cui si parla una lingua che non si parla in nessun altro posto al mondo. Rifugiata dall’Etiopia - l’ex colonia italiana che l’esercito fascista conquistò senza dichiararvi guerra e con l’uso di gas, non dimentichiamolo mai specie in questi giorni di sequestro della nave Diciotti - Agitu si è laureata in sociologia all’Università di Trento e poi ha saputo fare uso della propria educazione senza dimenticare la sua terra, dove gran parte della popolazione è dedita alla pastorizia. Ha saputo integrarsi facendo intercultura non sottostando all’assimilazione. Non ha dimenticato certo gli affetti, e ciò che la nonna materna le aveva insegnato: fare il formaggio. Così ben attrezzata, decide da sola di fare impresa: recupera a pascolo un terreno in abbandono e fa crescere un’azienda casearia che in breve tempo contribuisce alle numerose storie di successo della valle dei piccoli frutti.
Forse è proprio il successo di una donna, straniera e dalla pelle nera che risulta intollerabile al suo ignobile aggressore: una donna imprenditrice forse per lui è inaccettabile, se nera è inaudito. Per mesi la minaccia di morte, la aggredisce anche con un bastone, la insulta con parole razziste finché Agitu si vede costretta a sporgere denuncia. Speriamo davvero che la magistratura possa presto garantire prima di tutto la sicurezza di questa imprenditrice, e poi anche quella giustizia sociale necessaria per la prosperità e convivenza di tutta la collettività.
Non possiamo lasciare spazio a silenzi che potrebbero tradursi in complicità: la difesa di Agitu va gridata con forza, la solidarietà va concretizzata in tutti i modi, anche, per chi lo voglia, visitando la pagina web de La Capra Felice e acquistando i suoi prodotti. Agitu deve restare incolume e libera e la sua azienda deve continuare a prosperare. Il suo successo economico è misura della civiltà culturale e progresso sociale della comunità trentina.
Ogni persona si porta addosso la propria storia, e così è anche per Agitu. Per questo e senza scuse l’aggressione va riconosciuta quale atto razzista e sessista. Solo in un mondo ideale, in quello che ancora non c’è, essere uomo o donna, essere nera o bianca non conta. Certo, hanno ragione gli scienziati a dire che la razza non esiste. Sicuro, non è il suo essere donna a fare il successo della sua azienda. Ma Agitu è donna e nera ed è stata attaccata e minacciata in quanto tale con gesti e parole razzisti e sessisti. Qui si apre uno spazio immenso di azione per ciascuna e ciascuno di noi, di qualsiasi genere e razza, uno spazio per azioni culturali che tolgano strumenti all’invenzione della razza e del maschile dominante. Azioni che nutrano una cultura capace di eliminare le finzioni che sorreggono l’odio razziale e di genere. Dunque su NoiDonne e altrove dobbiamo continuare a parlare anche di razze, di generi di differenze, pur fra le dovute virgolette, per capire e sconfiggere l’odio così connotato per non lasciare alcuno spazio a silenzi complici. Dobbiamo continuare a parlare nello sforzo di capire fino in fondo e possibilmente con parole nuove cosa ancora ammala la nostra società civile, cosa rende ancora incompiuta la nostra ricerca di giustizia sociale, cosa ancora rende possibile vivere con paura solo perché si è donna solo perché si è nera.

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