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La donna nella Caritas in Veritate

La donna nella Caritas in Veritate

Il ruolo della donna alla luce dell’enciclica papale Caritas in Veritate

Domenica, 18/01/2015 - Davvero una bella riflessione, che volevo partecipare a tutti, quella che ho ascoltato nei giorni scorsi, a Catanzaro, sull’esperienza del femminile in rapporto all’amore. Infatti, promosso dalle associazioni Convegno di Cultura Maria Cristina di Savoia e Fidapa, in collaborazione con l’Arcidiocesidiocesi di Catanzaro-Squillace, si è tenuto nei giorni scorsi il convegno: Il ruolo della donna alla luce dell’enciclica papale Caritas in veritate. Sono stata invitata, come dirigente MCL per le pari opportunità, e ho volentieri partecipato perché credo che la Caritas in veritate segni una vera innovazione nel modo di intendere la socialità e il bene comune, e noi donne dobbiamo essere le capofila di quest’innovazione, perché a questo continuamente ci richiama il magistero, sempre più attento all’universo femminile.

La riflessione di suor Italia La Rosa ha significativamente colto l’importanza del femminile all’interno dell’enciclica papale nella ricorrenza di alcuni termini-chiave: reciprocità, sussidiarietà, gratuità, e l’on. Rocco Buttiglione, presente al convegno, ha relazionato su come l’esperienza del femminile introduca all’esperienza dell’amore, nelle due forme della sessualità prima e della maternità poi, esperienze che sottraggono la persona alla solitudine: - E’ la relazione uomo-donna- ha spiegato Buttiglione - ad introdurre alla relazione “madre-figlio”, la quale non è la stessa relazione “padre-figlio”, ma è molto più vera perché il frutto del concepimento rimane nella madre, non nel padre. E quando il bimbo nasce non può entrare in nessuna relazione di mercato, vale a dire in nessuna relazione in cui ci sia un dare-avere, un reciproco scambio: il bimbo appena nato non ha nulla da dare, ma tutto da chiedere, ha bisogno di gratuità, quella gratuità che è la madre ad assicurargli.

E i bambini- ha continuato l’onorevole- non nascono in un mercato, ma in quell’”utero materiale” che è la donna, e crescono in “quell’utero spirituale” che è la famiglia, dove però ognuno apprende “l’essere” a partire dalla madre, per cui la sfera della gratuità è più legata al femminile, mentre quella dello scambio è più legata al maschile. Infatti Freuid ha spiegato come il bambino abbia bisogno di due insegnamenti che sembrano contraddittori: di sapere, cioè, che viene in un mondo nel quale egli è uno come gli altri, che c’è una legge che è uguale per tutti e che se la violerà sarà punito. Questo insegnamento gli viene fornito dal padre. Poi, però, il bambino ha bisogno di sapere che lui non è uno come gli altri, che è unico e irripetibile, e che anche se sbaglia sarà perdonato.

Ed è dalla madre che gli viene questo insegnamento; la convergenza tra questi due saperi, il maschile e il femminile, garantirà al bambino di crescere in maniera equilibrata. Tutto questo si riflette nella società, che, allo stesso modo, sarà equilibrata e giusta nella misura in cui si attuerà la paritaria cooperazione tra il maschile e il femminile.

ANNA ROTUNDO

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