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La fine della madre di Lucetta Scaraffia

La fine della madre di Lucetta Scaraffia

Una fotografia della maternità ai tempi di oggi: come cambia il concetto di madre per tenere il passo con il progresso scientifico. L'utero in affitto apre uno scenario di profonda trasformazione antropologica che coinvolge molti altri attori, mettendo i

Lunedi, 30/04/2018 - Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea e nota vaticanista, è profondamente impegnata nella difesa della donna nella società e all'interno della Chiesa.

Nel saggio La fine della madre (Neri Pozza, 2017), esprime tutto il suo disappunto, corroborato da teorie e ragionamenti ben fondati, per la pratica dell'utero in affitto che ridurrebbe la donna gestante in uno stato analogo alla schiavitù per non parlare del nuovo diritto al figlio che tale pratica crea.

Le donne che mettono a disposizione il proprio utero per la gestazione di un bambino non loro di fatto vendono il proprio corpo, prassi mascherata dietro il buonismo del dono che farebbero ad un'altra coppia desiderosa di avere dei figli, ma impossibilitata a procrearne. Il malinteso nascerebbe, così la Scaraffia, dal concetto di possessione del proprio corpo: noi non possediamo - e quindi disponiamo - del nostro corpo, ma noi siamo il nostro corpo pertanto mettendolo a disposizione di terzi non facciamo altro che vendere noi stessi in una forma non distante dalla prostituzione.

"Il corpo così trasformato in una risorsa biologica fa parte di una nuova sfera economica"

La donna che affitta il proprio utero riceve infatti del denaro in cambio di questo 'dono' e deve sottostare ad una serie di regole imposte dalla coppia committente. Regole che possono andare dal seguire un determinato stile di vita in gravidanza (non fumare, non bere alcool) diritto o meno di viaggiare, lavorare, praticare sport fino a sottoporsi a determinati controlli per arrivare al mancato diritto di scelta sull'aborto. La coppia committente ha potere decisionale sul corpo della donna che affitta l'utero.

Celare questo atto dietro la scusa del dono (su compenso pecuniario) è un'ipocrisia dei nostri tempi, laddove, come si diceva, si parla di un diritto ad un figlio, diritto di fatto inesistente che contravviene ad ogni normativa in difesa del bambino, legalizzando invece un desiderio individuale basato sull'idea di libertà di scelta del singolo. In questo modo si avvallerebbe il desiderio di una coppia a scapito dei diritti del bambino.

Del resto, che la tendenza fosse quella di dare ascolto alle esigenze dei genitori ignorando quelle del minore lo dimostra anche la propensione sempre maggiore dei tribunali, specie nel nord Europa, all'affido condiviso in cui i genitori godono dei figli in egual misura, costringendoli a non avere una casa propria ma a vagare dalla casa di un genitore all’altra affinché le ore di frequentazione equivalgano. Nel saggio la questione non emerge, tuttavia è facile dedurne il legame.

La Scaraffia segnala che mancano ricerche sufficienti a stabilire le conseguenze di una nascita in provetta o da gameti congelati sulla salute del bambino; si ignora l'impatto psicologico sul bambino. Inoltre, i figli dei donatori sono esposti a rischi di incesto, mettendo in discussione l'aspetto dell'anonimato dei donatori.

Il saggio affronta anche la filiazione di coppie omosessuali. Le coppie di donne possono procreare con un donatore maschile (donatore anch’esso in genere pagato), mentre le coppie di uomini sono costrette a ricorrere ad un utero in affitto, sfruttando il corpo di una donna dietro pagamento.

Non si tiene in nessun conto la vita uterina del feto, il legame, scientificamente provato, che si forma tra la madre gestante e il feto, primo rapporto di fiducia e protezione che si infrange al momento del parto. Né si considerano gli aspetti psicologici della gestante costretta, per contratto, a reprimere ogni sentimento materno che possa creare un legame affettivo con il feto o il neonato.

Scaraffia sottolinea come il legame genetico venga sopravvalutato (in contraddizione con la negazione del rapporto genetico tra feto e gestante), incuranti dell'opzione di genitorialità tramite adozione.

"L'adozione è un'istituzione nata a favore del bambino già nato che può così beneficiare di una famiglia stabile sostitutiva, mentre la gestazione per altri è una pratica stabilita nel solo interesse dei committenti".

La gestazione per altri è legale senza riserve in Paesi come Russia, Thailandia, Ucraina, Uganda, Nepal e India, Stati che beneficiano dell'aspetto lucrativo della pratica. In Europa, in Italia, Francia, Germania, Spagna e Finlandia non è consentita, mentre altri Stati la tollerano o la ammettono con condizioni specifiche.

Scaraffia individua in tale tentativo di sminuire la figura della madre un ennesimo intervento del mondo maschile per controllare la potenza femminile della procreazione. Del resto, le donne stesse lottano per accedere agli spazi tipicamente maschili, nello sforzo di assimilarsi agli uomini e assecondando, di conseguenza, il progressivo annullamento della propria dimensione materna.

Un saggio che, sebbene assuma una posizione definita e non da tutti condivisibile, apre di fatto innegabili nuovi scenari sulla nostra società e sul ruolo della donna e della maternità.

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