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La Giornata Internazionale della felicità

La Giornata Internazionale della felicità

Noidonne e uomini per cambiare il mondo dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi

Lunedi, 21/03/2016 - La Giornata Internazionale della felicità

Noidonne e uomini per cambiare il mondo dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi

di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media



Nella Giornata Internazionale della felicità che si è celebrata in tutto il mondo il 20 marzo scorso, mi è venuto da pensare se in caso potremmo essere più felici se adottassimo la sharing economy. Letteralmente, in italiano, vuol dire "economia condivisa".



Con questo termine infatti si intende la condivisione di tutto, dalla casa all’automobile, dai libri di scuola alla babysitter e alla spesa.



L'idea della condivisione è nata con la crisi finanziaria internazionale.



Già Rifkin ci aveva avvisato che la fine della terza rivoluzione industriale è potente. Non so se arriveremo in tempo –ci ha ribadito più volte - ma dobbiamo fare qualcosa: le nuove tecnologie, i mezzi di comunicazione hanno creato la prima generazione del pensiero in rete, che ha distrutto la forma gerarchica del potere per passare all’open source: wikipedia, youtube ecc ecc.



Il nostro sistema nervoso, di milioni di persone è plasmato dal web.



Tutto questo ha cambiato tutto. Tanti politici infatti sono molto spaventati perché si va dalla gerarchia alla democratizzazione. Dall’energia delle elites verso l’energia distribuita.



Ma prima della tecnologia a mio parere, e nessun economista nomina, neanche Rifkin, quello che ha inciso fortemente che ha distrutto la forma gerarchica del potere è la sopravenuta libertà femminile. Sono passati solo 70 anni da quando le donne lavorano, votano e hanno la prima parola e l’ultima sul loro destino fisico, morale e politico, e tutto è rimesso in gioco ed è complesso capire chi è chi.



Ora a cominciare dalle piccole famigliole l’"economia condivisa" sarebbe un obbligo. Chi non arriva a condividere anche nel cerchio minimo della famiglia, rischia tutto.



La denatalità è il risultato attuale più deleterio della nostra società, il vero problema dovuto alla non condivisione, alla non accettazione delle differenze, perché senza ricambio non ci saranno i giovani che non lavorano né le pensioni alte o basse dato che non esisteranno né gli uni né le altre ma una infinità di centenarie/i vacanti e senza meta.



Quest'anno, per la prima volta, il Rapporto sulla Felicità affida un ruolo speciale alla misurazione e le conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere tra i paesi.



Nelle precedenti edizioni gli autori avevano sostenuto che la felicità fornisse un migliore indicatore del benessere umano rispetto a reddito, povertà, educazione, salute e buon governo, misurati separatamente.



Ora emerge che la disuguaglianza nella felicità fornisce una misura più ampia della disuguaglianza in senso stretto. Risulta che le persone sono più felici vivendo in società in cui c'è meno disuguaglianza di felicità. Si evidenzia anche che la disuguaglianza di felicità è aumentata in modo significativo (confrontando il periodo 2012-2015 rispetto al 2005-2011) nella maggior parte dei paesi, in quasi tutte le regioni del mondo, e per la popolazione del mondo nel suo complesso.



“Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero? – declamava Charles Baudelaire - Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!»



Noidonne e uomini per cambiare il mondo dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi.

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