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La Resistenza femminile allo sterminio nazi-fascista

La Resistenza femminile allo sterminio nazi-fascista

Haika Grossman (1919-1996), sionista, deportata e sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, organizzò le frange di Resistenza ai regimi, sotto il falso nome di Halina Woranowicz.

Martedi, 27/01/2015 -
Il 27 gennaio del 1945, le prime truppe sovietiche - guidate dal generale Kurockin - varcarono i cancelli di Auschwitz. Per questo, il 27 gennaio è il giorno della Memoria, e per questo oggi vogliamo ricordare tutti coloro che sono stati perseguitati dal nazifascismo. In particolare, la nostra attenzione va a quelle donne (ebree, ma anche non ebree) soggette a torture eccezionalmente brutali - proprio perché inflitte a delle donne - da parte dei regimi.



Interi campi, intere aree speciali dei lager furono destinati specificatamente alle donne. Tristemente famoso, il maggior campo di concentramento femminile fu quello di Ravensbrück, dove furono imprigionate più di 100 mila donne - spesso uccise due volte: insieme ai loro nascituri. 



In questo 27 gennaio, tuttavia, non vogliamo ricordare solo le donne scomparse, trucidate, fucilate, gasate dalla milizia di regime e dall'organizzazione statale. Vogliamo far rivivere, un momento almeno, tutte quelle donne che nei campi di smistamento, concentramento e sterminio si impegnarono a costituire dei gruppi di mutua assistenza, di sopravvivenza, di reciprocità. Molte, infatti, furono le donne che compresero l'importanza del restare unite, l'importanza vitale dello scambio di informazioni, di cibo, di vestiti. Molte furono le donne, cioè, che ebbero il coraggio di assumere ruoli fondamentali nelle operazioni della Resistenza. Relativamente numerose furono le donne, infine, che riuscirono ad evadere dalla Germania, attraversando i boschi polacchi, collaborando insieme alle unità partigiane.



Haika Grossman, un esempio su tutti, organizzò personalmente le sacche clandestine di Resistenza sia all'interno dei campi di concentramento, sia nel ghetto di Bialystok. Attraverso una riuscita falsificazione dei propri documenti, e una penalizzazione, certo, della propria identità, Haika Grossman servì da corriere tra Bialystok, Vilnius, Varsavia e Lublino sotto il falso nome polacco di Halina Woranowicz.



Almeno oggi, Haika Grossman, vogliamo chiamarla col suo vero nome. Almeno oggi vogliamo commemorarla, restituirle parte dell'immenso merito e dell'impareggiabile, eroica dignità.

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