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Le cattive ragazze del PCI: il libro di Graziella Falconi

Le cattive ragazze del PCI: il libro di Graziella Falconi

Il libro rappresenta un modo inedito di ripensare ad anni in cui essere una funzionaria di partito era detto con orgoglio e percepito come un valore

Venerdi, 24/04/2015 -
"In quel pomeriggio di febbraio, l'austera sala della Camera dei Deputati, è stata animata da un drappello rumoroso, allegro, esagerato negli abbracci, nei suoni," Quello è il pomeriggio del 13 febbraio 2014, in cui la Fondazione Nilde Jotti, a trent'anni dalla sua morte, ha voluto ricordare Adriana Seroni. E, quella, è stata anche l'occasione, per Graziella Falconi di pensare alla scrittura di un libro recentemente pubblicato da Memori "Oh bimbe! Le ragazze di Adriana".



Quel "drappello rumoroso" erano in realtà, per buona parte, le donne che negli anni '70 fino alla morte di Adriana, lavorarorono con lei, con lei collaborarorono, con lei litigarono. Sì, perchè ricordando il rapporto con Adriana Seroni, molte di quelle che intervenirono quel giorno, ricordarono anche il rapporto umano fatto di franchezza, a volte anche rude, ma, e va sottolineato, di una lealtà, rara anche allora, ma totale.

Ebbene Graziella Falconi ha deciso, in un modo del tutto personale, di dare voce ad alcune delle "ragazze di Adriana". E, non perchè alcune, non fossero ben visibili ancora oggi, sulla scena politica, ma piuttosto perchè esse rappresentano un pezzo della storia del Partito Comunista, e del movimento delle donne del nostro Paese che in qualche modo abbiamo dimenticato o forse voluto anche cancellare.



Ma ognuna di loro, è stata protagonista insieme a Seroni e dopo, di tante battaglie parlamentari soprattutto vinte, per i diritti delle donne. Ed il modo, tutto originale, di dare voce a queste donne di Graziella Falconi, lo chiarisce lei stessa quando dice nella sua introduzione, che offre una vera chiave di lettura del libro, che non ha voluto fare un libro di interviste, ma ha lasciato libera ognuna di dire quello che voleva, o meglio "le domande si sono fermate sulla soglia della descrizione e dell'essenzialità. La libertà della voce di ciascuna assume in pieno anche rimozioni, volontarie e non, dentro le quali è racchiusa la sincerità..."



Il libro rappresenta un modo inedito di ripensare ad anni importanti, che sembrano anche più lontani di quello che sono in realtà, di ricordare un modo di partecipazione politica e di militanza, in cui fare la funzionaria di partito era detto con orgoglio e percepito come un valore. Anni in cui Adriana Seroni non discuteva di quote, ma la sua battaglia per la rappresentanza politica delle donne era concreta, vigilava, attenta, assieme alle sue Bimbe perchè negli organismi dirigenti del Partito Comunista le donne fossero sempre presenti. Anni in cui, il dibattito anche aspro fra le donne della sua Sezione Femminile, trovava una unità autentica quando bisognava farsi ascoltare dal Partito, e le scelte e le stesse compagne erano da lei difese a spada tratta.



Nelle storie delle 11 protagoniste c'è tutto questo, in modi diversi, perchè in modo diverso sono stati vissuti. E, c'è il dopo, il resto della vita, quando Adriana Seroni, Enrico Berlinguer se ne erano andati a pochi mesi di distanza, e quando anche il Partito Comunista cessò di esistere.

Ma non mi sembra che nella vita "dopo" come ricorda Falconi ci sia stato il "male di vivere, il tempo di elaborazione dell'amarezza di queste ragazze, ancora piene di vigore è stato breve. Ciascuna ha trovato una soluzione, si sono riconvertite ad altre passioni [...] E, continuano ad amare la politica". Ecco, forse è proprio la passione che ha fatto di queste donne le ragazze di Adriana Seroni. Tra la fatica e la passione di fare politica per loro ha sempre prevalso la passione, almeno è questo che raccontano le loro storie.



Ma chi sono le 11 ragazze di Adriana di cui Graziella Falconi racconta? Sono: Bianca Braccitorsi, Anita Pasquali, Lalla Trupia, Livia Turco, Romana Bianchi, Isa Ferraguti, Grazia Labate, Pasqualina Napoletano, Silvana Dameri, Francesca Izzo ed anch'io Alida Castelli che considero un onore aver lavorato con Adriana, e che ho piena coscienza che quel periodo della mia vita, ha segnato tutta la mia vita seguente e mi piace che sia andata così.

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