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Le donne egiziane ed il tabù del divorzio. Il Progetto della rivista Nooun

Le donne egiziane ed il tabù del divorzio. Il Progetto della rivista Nooun

Il programma a sostegno delle divorziate contro lo stigma della società che non vede di buon occhio la fine di un matrimonio

Lunedi, 25/07/2016 -
Il Cairo. Come nel resto del mondo arabo anche in Egitto la famiglia rappresenta il caposaldo della società, ma cosa succede quando un uomo ed una donna decidono prima di separarsi e poi di divorziare?

Se per gli uomini è più semplice iniziare una nuova vita, non si può dire altrettanto per le donne che oltre a pensare ad un nuovo inizio personale, sono costrette a combattere contro le dicerie della società su una donna divorziata, il più delle volte con figli e figlie al seguito.

In questa atmosfera di ostilità nei confronti delle donne divorziate, la rivista Nooun ha deciso di lanciare il primo corso su “Come gestire le pressioni psicologiche e sociali di un divorzio”.

“Alla base del progetto c’è il desiderio di dare un supporto a tutte quelle donne che sono costrette ad affrontare disagi e problemi dopo la fine del matrimonio, ritrovandosi senza lavoro e senza soldi” dice Sandra Sleiman, la direttrice della rivista.

Seguite dalle operatrici le donne vengono aiutate a riprendere una vita normale anche laddove manca l’appoggio della famiglia di origine.

“Quello che più colpisce è che la maggior parte delle donne si sente in colpa per non essere riuscita a mantenere in piedi la famiglia” continua Sleiman. Questo sentimento è direttamente collegato all’importanza che ricopre il matrimonio nella società egiziana dove, quando accade che un uomo ed una donna decidono di separarsi, le conseguenza sembrano ricadere solo sulle donne in quanto responsabili della casa e della famiglia.

“Lanciato il programma sul sito, ci sono arrivate moltissime domande di partecipazione. Hanno chiesto informazioni donne di ogni età e professione, di ogni condizione sociale e livello di istruzione” continua la direttrice.

Il programma prevede un ciclo di 18 incontri nei quali vengono affrontati tutti gli aspetti del periodo post divorzio, oltre che offrire alle donne  ssistenza psicologica e legale.

“Le donne divorziate imparano a trattare con la società, imparano ad esprimere il loro stato d’animo, ma soprattutto imparano a superare quel senso di colpa che le perseguita” dice Sleiman.

Le donne che partecipano al programma vengono poi aiutate anche a trovare un lavoro attraverso cui acquisire l’indipendenza economica ed autostima personale. Insieme le donne capiscono che non sono sole, capiscono che “il divorzio non è la fine del mondo, anzi si rendono conto che è possibile continuare a vivere” conclude Sandra Sleiman.

Secondo i dati dell’agenzia CAPMAS nel 2015 i casi di divorzio sono aumentati del 10,8%, registrando 200mila sentenze in più rispetto al 2014.

La maggior parte dei divorzi è avvenuta tramite l’accordo tra gli ex coniugi, mentre solo una minima parte dei casi è il risultato dei divorzi giudiziali. Sempre secondo i dati diffusi è la fascia di età tra i 25 ed i 30 anni sia per gli uomini che per le donne a ricorrere maggiormente al divorzio.



Foto:film  “Voglio una soluzione”(1975) incentrato sulle disuguaglianze presenti nella legge sul divorzio

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