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Le mamme malnutrite: la denuncia dell’Unicef

Le mamme malnutrite: la denuncia dell’Unicef

I dati dicono che le donne in gravidanza e allattamento, soprattutto le ragazze adolescenti, soffrono di malnutrizione acuta: su scala mondiale nel 2020 erano 5,5 milioni, oggi sono 6,9 milioni

Domenica, 21/05/2023 - L’Unicef ha lanciato un allarme. Nel mondo si fa campagna per la natalità. Forse bisognerà rifletterci perché, anche se alcuni dicono che per fare un bambino “ci vogliono un papà e una mamma”, io direi che, proprio se si pensa al bambino, il soggetto socialmente necessario è la mamma.
E l’Unicef ci dice che le donne in gravidanza e allattamento, soprattutto le ragazze adolescenti, soffrono di malnutrizione acuta. I numeri – su scala mondiale – sono saliti dal 2020: erano 5,5 milioni, sono diventati 6,9 milioni, con un aumento del 25 % nei dodici Paesi più colpiti dalla crisi alimentare e nutrizionale globale (Afghanistan, Burkina Faso, Ciad, Etiopia, Kenya, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen).
Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia denuncia: “Tutti i progressi che avevamo fatto sono rimasti fermi per otto anni perché non si è investito nella salute materna e neonatale.... si mette a rischio la vita delle donne e si impedisce loro di crescere i propri figli come vorrebbero. Non è possibile che, dove si è malnutriti per eccesso di dietologia non si sappia che ci sono donne che si sentono in colpa per la gracilità e le malattie dei loro bambini.

Siamo – e sempre più saremo – in presenza di una crisi nutrizionale globale, acuita dalla guerra in Ucraina, dalla crisi climatica e dai conflitti in corso in troppi di questi luoghi. Sono soprattutto le donne e i neonati che “continuano a morire in modo inaccettabile. A causa dello stigma sociale e delle condizioni legate al territorio, queste madri vivono situazioni di difficoltà di inserimento all’interno del tessuto sociale esono sempre più sole. E’ così che la malnutrizione comporta l’abbassamento delle loro difese immunitarie, minori rispetto agli uomini al cui ruolo va la priorità nella distribuzione del cibo anche in famiglia.

Il report Onu sulla popolazione raddoppia la denuncia: in Africa Occidentale e Sahel la denutrizione è ai massimi livelli da 10 anni.
Oltre 4,5 milioni di donne e neonati muoiono ogni anno durante la gravidanza, il parto o le prime settimane: fa un decesso ogni 7 secondi. Le cause si trovano negli otto anni di mancati investimenti segnalati dall’Unicef: è stata abbandonata la prevenzione di malattie per la maggior parte prevedibili o curabili con un’assistenza adeguata. Se sono stati azzerati i progressi globali nella riduzione delle morti per gravidanza e parto e dei neonati morti o con gravi danni anche relazionali, significa che le autorità responsabili ma anche la società occidentale intera non riesce a rendersi conto che dei 51 milioni di bambini sotto i due anni che soffrono di quella malnutrizione cronica, che peserà nel loro (eventuale) sviluppo e creerà disuguaglianza maggiore, riduce la crescita di buona salute mondiale.

Si dice “bambini”, ma loro sono legati alla gravidanza delle donne e ai 500 giorni in cui dipendono dall’alimentazione materna. Ma il loro bene, anzi la loro vita – che è la vita reale dell’umanità dei paesi in cui vivono - è quella delle loro mamme.

Si sa che ai figli si dà l’anima: ma l’anima delle donne dipende dall’attenzione che la società offre al proprio futuro. E il futuro della società umana dipende dalla condizione delle donne. Ed è proprio in questa finestra di impotenza che è più necessario intervenire.

La pandemia, l’aumento della povertà, le crisi umanitarie e climatiche hanno messo in crisi i sistemi sanitari già in affanno perfino in Occidente: i paesi poveri sono epicentri di una crisi nutrizionale e ambientale che la guerra in Ucraina ha di fatto solo aumentato e - conclude Iacomini - urge“interrompere un circuito negativo, che va assolutamente fermato”.

 


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