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Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa

Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa

Presentazione dell'ultimo testo pubblicato in italiano della studiosa tedesca Heide Goettner-Abendroth. Un viaggio nella nostra storia più antica alla ricerca di soluzioni per il presente

Giovedi, 19/10/2023 - “Greci, Romani, Celti e Germani si sono imbattuti in culture matriarcali più antiche ed evolute nel corso delle loro guerre di conquista, innescando conflitti di larga portata di cui sia i reperti archeologici che le fonti storiche offrono testimonianza, e che troviamo riflessi nelle rispettive mitologie di questi popoli. Le antiche civiltà non indoeuropee si possono facilmente riconoscere nelle culture megalitiche del Neolitico e dell’Età del bronzo dell’Europa Antica, nonché nelle prime culture estremamente evolute del bacino danubiano e dell’area egea. Gli elementi matriarcali non costituiscono quindi il “mistero” dei popoli indoeuropei che sono arrivati dopo, ma sono stati semplicemente adottati da culture precedenti, ovviamente matriarcali.”
Il nuovo libro di Heide Goettner-Abendroth Le società matriarcali Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa (Mimesis) indaga sulla nostra storia più antica. Ci parla delle sue origini nel Paleolitico, perché è all’inizio di questa lunga epoca durata come minimo due milioni di anni che risalgono i primi ritrovamenti di utensili e di ripari costruiti dagli esseri umani. Sempre seguendo la traccia dei reperti, le prime statuette dalla fisionomia rigorosamente femminile sono datate più di 500.000 anni fa. Si denota fin dalle origini la preponderanza delle rappresentazioni di donne, a indicare l’alta considerazione attribuita al nostro sesso, probabilmente dovuta alla raccolta di cibo, alla capacità di rigenerare la specie e di giocare un importante ruolo di guida nelle società che si stavano formando. Anche dopo, quando sorgono le prime formazioni templari e si moltiplicano le pitture rupestri, le immagini di uomini e animali che iniziano a comparire mantengono un significato sacro che le collega a una visione religiosa incentrata sul materno e la rinascita, quindi al femminile. Questa lettura inedita della spiritualità che albergava nelle nostre antenate e nei nostri antenati capovolge gli assunti della narrazione ufficiale: i primi esseri umani non erano tanto interessati alla sopravvivenza materiale quanto alla continuità della vita, la loro, degli animali e del luogo dove vivevano, in cui vedevano la presenza di una madre terra che sostentava la vita e accoglieva nella morte, in attesa della rigenerazione. Erano i cicli infiniti delle stagioni – e prima ancora quelli della luna – che li informavano di questa eternità immanente, in cui l’esistenza rinasceva incessantemente. Nella descrizione abendrottiana i “cavernicoli” appaiono molto diversi da quelli che siamo abituati a vedere nei libri scolastici e nei musei: sono “esseri umani” come noi, con un’alta capacità cognitiva in grado forse anche più di noi di esprimere una visione organica e consapevole del mondo circostante.
Ma com’è possibile formulare una ricostruzione storica di epoche lontanissime non potendo quasi mai contare sulla conservazione dei reperti e sull’univocità delle interpretazioni? Heide Goettner-Abendroth ha potuto avvalersi di una pietra di paragone decisiva, grazie agli Studi Matriarcali moderni da lei fondati nel 1982 per studiare i matriarcati del presente e del passato. Arrivati in Italia agli inizi degli anni 2000 ed esposti nel suo primo libro tradotto nella nostra lingua (Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo, Venexia 2013) sono stati in grado di restituirci la struttura di società totalmente diverse da quelle patriarcali, i cui modelli sono rintracciabili anche nelle prime comunità umane. Le accomuna la cura per i vivi e per i morti, e per il territorio, e la preoccupazione di mantenere bilanciato ogni aspetto della vita, affinché nulla sia d’ostacolo all’armonia e alla pace. L’assenza di potere, di gerarchia, l’uso collettivo delle terre e dei beni gestito dalle madri dei clan, un’attenta ridistribuzione delle risorse per il benessere di tutti e una politica del consenso che dà voce a ogni persona rendono queste società davvero ugualitarie e pacifiche, così come lo erano le genti del Paleolitico e del Neolitico, nonostante molti archeologi si ostinino a vedere in ogni sepoltura collettiva un massacro. Abendroth smonta una dopo l’altra queste congetture senza fondamento fornendo una visione organica delle società umane del periodo. Diventa particolarmente d’attualità lo studio dell’autrice sulla guerra, nata con le invasioni dei pastori guerrieri patriarcali che scesi dalle steppe euroasiatiche hanno portato un nuovo ordine sociale e spazzato via le pacifiche società matriarcali preesistenti. Da allora la nostra storia è stata un succedersi di imperi e potentati nati e poi collassati nel corso di guerre senza fine, e ancora non sappiamo come liberarcene. Forse i modelli di società che siamo stati in grado di creare in un lontano passato possono essere d’ispirazione.
Ma quello della guerra non è l’unico tema su cui possiamo trarre insegnamento: Abendroth, narrando la nascita del patriarcato, ripercorre tutti i passi che hanno portato alla domesticazione delle donne e poi alla loro sottomissione, e alla conseguente sottomissione di tutte le classi non egemoni. Nonostante una credenza diffusa, non è stato con la clava che il potere maschile si è affermato, bensì con il mercimonio delle donne, indispensabile ai guerrieri invasori per assicurarsi una progenie a cui trasmettere proprietà e potere. Il degrado dello status femminile è proceduto di pari passo con l’affermarsi del potere del padre di famiglia, con l’emergere di dei maschili tuonati e rabbiosi fino ai monoteismi che hanno definitivamente affossato la religione della dea e la centralità femminile. Ovunque, sebbene con modalità differenti legate alla peculiare storia di ogni territorio, si sviluppa la famiglia patriarcale in sostituzione del clan matrilineare. Popolazioni come i Celti, che vengono oggi portati a esempio per il potere concesso alle donne, in realtà s’iscrivono totalmente nel sistema parentale proprio di tante società guerriere. Nemmeno le Amazzoni, di cui l’autrice rivendica l’esistenza storica dando credito alle numerose testimonianze degli scrittori dell’antichità, riescono a fermare l’avanzata del nuovo modello sociale, sebbene oppongano una strenua resistenza armata per difendere la loro libertà. Solo pochi gruppi etnici sono in grado di mantenere in alcune credenze e costumi quelle che non sono altro che permanenze degli antichi matriarcati. Eppure è a queste antiche società, e a quelle che sono riuscite a sopravvivere non senza fatica in varie parti del mondo fino a oggi – come ad esempio i Moso e i Minangkabau – che dobbiamo guardare se vogliamo risolvere i problemi creati da questi relativamente pochi millenni di patriarcato. Come aveva già detto Mary Daly, siamo chiamate a creare un Futuro Arcaico. E l’arcaico che ci viene in aiuto è quello narrato da Heide Goettner Abendroth in questo libro.

Heide Goettner-Abendroth, filosofa e ricercatrice socio-culturale, è nata l’8 febbraio 1941 a Langewiesen ed è considerata una delle pioniere degli studi delle donne della Germania occidentale. Dopo aver insegnato Filosofia Moderna all’Università di Monaco, ha abbandonato la carriera universitaria per fondare nel 1986 l’INTERNATIONAL ACADEMY HAGIA (www.hagia.de) per gli Studi Moderni sul Matriarcato e la Spiritualità Matriarcale, che dirige ancora oggi. Per la sua ricerca durata più di trent’anni è stata riconosciuta negli ambienti progressisti e femministi come la fondatrice degli Studi Matriarcali moderni, un nuovo campo epistemologico per la definizione strutturale della forma sociale matriarcale che è stato presentato nel corso di diversi convegni internazionali: nel 2003 in Lussemburgo, nel 2005 a San Marcos (Texas), nel 2009 a Roma, Milano e Bologna e nel 2012 a San Gallo in Svizzera. È stata eletta una delle mille Donne di Pace del mondo e candidata per ben due volte al Premio Nobel per la Pace. Dei suoi numerosi libri sono stati tradotti in inglese “The Dancing Goddess. Principles of a Matriarchal Aesthetic” e “The Goddess and Her Heros. Matriarchal Religion in Mythology, Fairy-Tales and Poetry”.
In Italia sono stati pubblicati: “Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene nel mondo” (Venexia, 2013), “Società di pace. Matriarcati del passato, presente e futuro” (Castelvecchi, 2018) e “Madri di saggezza” (Castelvecchi, 2020).

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