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Lettere da Berlino

Lettere da Berlino

Lettere da Berlino in realtà è la storia di un grande amore. E l’amore vince su tutto e tutti

Lunedi, 17/10/2016 - Lettere da Berlino

di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media



Trasposizione del romanzo Ognuno muore solo (1947), di Hans Fallada, basato su una storia vera, quella di Otto ed Elise Hampel, giustiziati nel 1943, Lettere da Berlino è la rielaborazione letteraria dell’inchiesta della Gestapo che portò alla decapitazione di due coniugi berlinesi di mezz’età accusati di avere diffuso materiale anti-nazista.



Lettere da Berlino racconta come la vita degli individui fosse controllata nei pensieri, nelle emozioni, nei comportamenti e condizionata dal meccanismo della delazione, azione più riuscita e ferale di tutto il sistema nazista.



Lettere da Berlino è anche un thriller emozionale prima che storico e politico che spinge avanti la relazione dei coniugi protagonisti oltre la disperazione. Si capisce perché l'ispettore Escherich, interpretato da Daniel Brühl, passi ad essere da sadico nazista, a funzionario pentito fino a togliersi la vita, lanciando, nella scena finale, giù dalla finestra, tutte le cartoline di Otto e Anna Quangel, facendole volare libere su nel selciato di Berlino.



Perché Lettere da Berlino in realtà è la storia di un grande amore. E l’amore vince su tutto e tutti.



E’ la storia di una coppia che alla morte del figlio si ribella al sistema intraprendendo una resistenza silenziosa.



Il film inizia con un ragazzo, un soldato tedesco, Hans che corre in un bosco ansimante, inseguito da soldati francesi. Cade colpito a morte.



Berlino, 1940. All'indomani dell'occupazione di Parigi da parte delle truppe tedesche, una lettera della Wehrmacht notifica la morte del figlio Hans sul fronte francese, a Otto e Anna Quangel.



Caduto per la patria e in nome del Führer, lì per lì Anna incolpa Otto della morte del figlio. Fino a quel momento i due erano stati cittadini probi, patrioti e seguaci del sistema scellerato, e secondo lei era stato il padre a mandare il figlio al fronte.



Una superba Emma Thompson che non versa una lacrima alla terribile notizia. Solo ingiuria Otto e si stringe il petto piegandosi su se stessa con respiro mozzato, dopo aver accartocciato la lettera che notificava la morte del figlio. E’ questo il dolore di una madre, non ci sono parole.



Otto a quel punto capisce.



L’interpretazione di Brendan Gleeson non è da meno.



In un condominio che rispecchia il momento storico, affollato di miserabili, ebrei che temono la delazione e delatori che non vedono l'ora di denunciare ebrei, con la guerra che tuona, la città stremata dai bombardamenti e dal clima di diffidenza diffusa, Otto in una cartolina comincia a scrivere quello che pensa del Führer. Poi la lascerà per strada, aspettando che qualcuno la legga



Anna gli si affianca.



I due non più giovani, non più belli ora sono liberi. Se perdi la cosa più cara che hai non hai più niente da perdere dice Otto, sei libero e non hai più paura di nulla.



Per Anna non è così. Ritrovando l’intesa con Otto, ritrovando l’amore, il piacere di stare insieme, di lottare, ora ha paura di perderlo. Ha paura che si esponga e che venga scoperto, come avverrà, e lo protegge, lo guida e lo accompagna.



Gli sguardi, gli abbracci che i due si fanno nella casa svuotata, riempie la casa d’amore e la ripopola.



Anna e Otto ritrovatisi intraprendono una resistenza silenziosa con carta e penna. Otto redige cartoline antinaziste che insieme depositano in luoghi strategici con la speranza di risvegliare la coscienza tedesca e porre fine alla follia hitleriana.



L’ispettore della Gestapo Escherich, inizia una serrata caccia all'uomo ombra, ma loro prudenti e metodici, riparano dietro una vita ordinaria mentre le stagioni scorrono, la guerra tuona e la città è stremata dai bombardamenti e dal clima di diffidenza diffusa.



Scrivono e diffondono duecentoottantacinque cartoline.



Una tasca bucata tradirà Otto, che verrà arrestato e processato con la moglie. La sentenza per entrambi sarà di morte.



Vincent Perez alla regia, descrive i crimini del nazismo non solo nelle forme di disumanizzazione concretamente messe in atto ma anche nella normalità della vita quotidiana. Dal buio profondo del conformismo generale, il regista guarda a Otto e Anna Quangel, una coppia della working class che riuscì a ragionare da sola, libera da preconcetti e pregiudizi, svuotati dal dolore della perdita, guardano finalmente agli eventi nella loro dimensione reale, acquisendo la forza di giudicarli, di contestarli, di combatterli



Come disse Primo Levi, riguardo al romanzo, questo è «Il libro più importante che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca al nazismo».





Regia Vincent Perez.

Con Emma Thompson, Brendan Gleeson, Daniel Brühl, Mikael Persbrandt, Katharina Schüttler

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