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Living Planet Report 2022. Come si cambia per non morire...

Living Planet Report 2022. Come si cambia per non morire...

L’Indice del Pianeta Vivente resterà chiuso nel cassetto dei governanti di turno fino alla prossima edizione?

Sabato, 15/10/2022 -

È stato presentato il 13 ottobre, nel bel palazzo del CNEL (a proposito ma non doveva essere sciolto?), il Living Planet Report 2022, curato da WWF sulla salute della biodiversità globale, che analizza in particolare i trend di declino di decine di migliaia di popolazioni di vertebrati (mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi) in tutto il mondo, fornendo una panoramica dello stato della biodiversità, dei suoi stretti legami con la crisi climatica, dei fattori umani che la causano e delle potenziali soluzioni a favore della nostra stessa sopravvivenza e benessere. L’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index – LPI) misura il cambiamento nell’abbondanza media delle popolazioni di vertebrati sia a livello globale che per le diverse aree del mondo o per determinati gruppi di specie. Nell’edizione di quest’anno il Living Planet Index, che analizza quasi 32.000 popolazioni di oltre 5.000 specie (con più di 838 nuove specie e poco più 11.000 nuove popolazioni aggiunte rispetto al precedente rapporto), mostra un calo medio del 69% dell’abbondanza delle popolazioni di specie di vertebrati – mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci – analizzati, in meno di una vita umana. Le popolazioni monitorate in America Latina e nella regione dei Caraibi hanno mostrato i peggiori trend, con un calo medio del 94% dal 1970. Nello stesso periodo, le popolazioni monitorate in Africa sono diminuite del 66%, mentre quelle in Asia-Pacifico sono diminuite del 55%. In Nord America, le popolazioni monitorate sono diminuite del 20%, mentre l’Europa e l’Asia centrale hanno registrato un calo del 18%, sebbene questi numeri non siano certo positivi, in quanto gran parte della perdita di biodiversità in queste regioni si è registrata nei decenni precedenti. Tra i gruppi animali analizzati, le specie d’acqua dolce mostrano il calo più marcato, con un declino medio dell’83%. Questi alcuni dati riportati nel sommario, ma il report è sul sito del WWF, è di semplice consultazione ed è molto interessante e ben costruito. https://www.wwf.it

Dopo l'intervento introduttivo di Barbara Gallavotti, che parte da una citazione di Sir Francis Bacon sulla conoscenza (tenetelo a mente che vi ritornerà utile nel finale) per passare a Sisifo e alle sue terribili ed inutili fatiche, per arrivare a presentare il video realizzato dal WWF partendo dai dati del report. Io l'ho trovato vecchio nella realizzazione e poco efficace nella comunicazione, ma ognuno può farsene un'opinione guardandolo sul sito del WWF.

Dopo i primi tre interventi istituzionali di Luciano Di Tizio, presidente WWF, Tiziano Treu (ancora!?), presidente CNEL ed Elena Grench, vicedirettrice (ma presentata come vicedirettore) della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, si entra nel dettaglio del Rapporto sul pianeta con l'intervento di Valentina Marconi, della Società Zoologica di Londra, coautrice del rapporto che ci introduce nella metodologia della realizzazione, nei principali dati e nell'evoluzione dell'emergenza nel tempo. La relazione è interessante, ma le slide di difficile comprensione perché troppo piene di dati e molto lontani i monitor. Lo stesso problema si riscontra nell'intervento di Carlo Rondanini, docente di Zoologia e biologia della conservazione presso l'Università la Sapienza a Roma, che quindi si riesce a seguire poco e con grande difficoltà.

Alessandra Prampolini, direttrice generale del WWF Italia (qui si ritorna a direttrice!) ci porta nello scenario internazionale sottolineando come le crisi del clima e della perdita di biodiversità sono interconnesse, se l'uso incosciente del suolo e l'aumento delle temperature sono cause centrali nella perdita di biodiversità, le emergenze degli ultimi anni del COVID e della guerra in Ucraina (solo una delle 169 guerre che insanguinano il mondo), hanno ovviamente aumentato i problemi accelerando la crisi.

L'Italia e i suoi guai sono centrali negli interventi successivi che non sono però una tavola rotonda e quindi privi di dibattito e confronto.

Se Stefano Laporta, presidente ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), riporta ulteriori dati ricordando la Giornata Internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali che si è celebra ta proprio ieri, l'intervento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire, ancorché afono, fa il primo affondo politico ai temi trattati ricordando le responsabilità dei grandi della Terra, dei politici, dell'alta finanza e del mondo della comunicazione, così centrale nella formazione dell'opinione pubblica e così carente in Italia su temi della biodiversità e della crisi climatica. Temi su cui invece si è molto esposto Papa Francesco, ricordando come abbiano assunto un ruolo centrale colpendo negativamente la famiglia umana globale, in particolare i poveri e coloro che vivono alle periferie economiche del nostro mondo. Se la chef stellata Antonia Klugmann è partita dal “personale è politico”, raccontando come nella sua vita personale e professionale dia un importante contributo alla tutela ed alla salvaguardia dell'ambiente, Francesco Petrelli, delle relazioni istituzionali di OXFAM Italia, si sofferma sugli effetti sociali della crisi climatica e della biodiversità sui più deboli, sull'eco-ansia così presente tra i giovani e lancia il progetto molto interessante di un Tribunale dei diritti dei posteri. L'ultima è Martina Comparelli, rappresentante Fridays for future che si riallaccia polemicamente all'intervento iniziale di Gallavotti, (ve l'avevo detto...) criticando la citazione di Bacon, filosofo che ha innalzato l'uomo al di sopra degli altri esseri viventi e dell'ambiente. Ma dopo questo incipit polemico e una frecciatina sul fatto di essere l'ultima a parlare, il suo intervento rientra nel solco del già sentito, mentre sarebbe stato interessante sapere da lei quali sono gli obiettivi irrinunciabili per i giovani del Fridays, i tempi di realizzazione, cosa fare per ottenerli. E nulla. Le conclusioni del presidente WWF richiamano le solite inascoltate richieste di una legge sul clima, sul consumo del suolo, sul Codice della natura. La vera nota stonata assolutamente inascoltabile è il paternalismo con cui, dopo aver fatto una sintesi dei vari interventi citando i vari relatori e relatrici con cognome e titolo, si sofferma su quello di Comparelli, chiamandola col solo nome e citando più volte Martina, come fosse sua figlia, sminuendola sia come donna che come giovane. Ma non dovevano i giovani essere invece centrali su questi temi?

“Il Report mira quindi a supportare i governi, le comunità, le imprese e le organizzazioni a prendere decisioni a supporto della natura e delle persone: una finestra di opportunità (sempre più stretta) per ripristinare la nostra relazione interrotta con il mondo naturale e offrire un futuro più sano e sostenibile per tutti.” Così recita il sito del WWF.

Resterà chiuso nel cassetto dei governanti di turno fino alla prossima edizione?


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