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Lucha Y Siesta: il Campidoglio non decide

Lucha Y Siesta: il Campidoglio non decide

Un incontro deludente: l'amministrazione non è interessata a far proseguire il progetto di Lucha y Siesta

Giovedi, 03/10/2019 - Riceviamo e pubblichiamo

IL CAMPIDOGLIO  INCONTRA LE DONNE CHE VIVONO A LUCHA Y SIESTA
MA NON È INTERESSATO A CONOSCERE E FAR PROSEGUIRE IL PROGETTO LUCHA Y SIESTA,
STIMATO E SUPPORTATO IN ITALIA E ALL’ESTERO

Un invito convocato repentinamente e rinviato 3 volte nel giro di due giorni con continui cambi di orario.

È quanto è successo nelle ultime 48 ore. Le destinatarie dell’invito sono le donne di Lucha y Siesta, che se lo sono visto recapitare per via verbale dalla Delegata alle Pari Opportunità del Campidoglio Lorenza Fruci, accolta lunedì pomeriggio a Lucha y Siesta da un buon numero di donne nonostante, anche in questo caso, un preavviso di poche ore. La delegata ha preannunciato un incontro che sarebbe stato sostanzialmente un “saluto” della Sindaca indirizzato esclusivamente alle donne che vivono nella casa e aperto solo in un secondo momento, a seguito di una richiesta di tutta la comunità della casa rifugio, esclusivamente a due attiviste operatrici.

Scelta che va completamente nella direzione opposta alla volontà di discutere su come salvare Lucha y Siesta dallo sgombero e lavorare insieme sull’acquisizione dell’immobile con tutto il Comitato Lucha alla città.

Non è più accettabile l’immobilismo e l’inerzia di un’amministrazione pubblica mentre le donne continuano a morire. Chiediamo che si lavori subito a percorsi concreti per trovare una soluzione dove la politica torni ad essere protagonista di Roma.

Basta con la violenza istituzionale che colpisce chi in 11 anni ha combattuto contro la violenza sulle donne.

Basta con la mancanza di serietà e di coerenza.

Basta con i giochi fatti sulle vite delle altre.

Basta con una dialettica che richiama il dialogo ma usa pratiche e parole sbrigative nonché sminuenti verso chi combatte da anni contro le stesse pratiche. Insieme e unite non accetteremo deboli percorsi assistenziali e casuali riallocazioni.

Se la politica e le istituzioni ci vogliono sole e divise, messe all’angolo dal ricatto di scegliere tra assicurarci il diritto ad un percorso di autonomia sicuro e il diritto a manifestare dissenso e salvaguardare un progetto politico costruito in 11 anni di lotte, allora noi rivendichiamo il diritto di esistere della nostra comunità.

Siamo convinte che sia possibile oltre che necessario superare la fase di stallo e precarietà in cui siamo, assicurare alla città di non perdere una risorsa fondamentale e garantire alle donne di Lucha y Siesta il proseguimento dei loro percorsi di autonomia.

Se sono vere le parole della Sindaca Raggi pronunciate sabato 29 settembre presso l’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei diritti AP, allora abbia il coraggio di far partecipare il Comune di Roma alla procedura e si faccia garante della trasparenza e del valore di quanto già esiste in Via Lucio Sestio 10.

Lucha non deve chiudere e Roma – e non solo, viste le centinaia di adesioni da ogni parte di Italia - sta aderendo in massa al Comitato “Lucha alla città” nato per questo scopo. È composto da oltre mille membri, che aumentano ogni giorno, e cinquanta associazioni, ma per la sindaca Raggi questo Comitato non esiste.

Fa o non fa parte della “legalità” rispettare le forme di rappresentanza che cittadine e cittadini scelgono di darsi? Se la Sindaca Raggi e la delegata alle Pari Opportunità Fruci ne hanno bisogno, possiamo fare loro un piccolo ripasso, scomodando direttamente la Costituzione. Nella speranza che abbiano tempo a sufficienza per rileggere il testo fondamentale della nostra "legalità".

La necessità di coinvolgere l'intero Comitato e non solo le singole donne nasce dalla volontà di veder riconosciuto il progetto della casa rifugio e centro antiviolenza Lucha y Siesta, che non può essere ridotto solo ed esclusivamente ai posti letto.

La sperimentazione che Lucha y Siesta rappresenta è da vedere e toccare con mano perché ha dimostrato che, oltre l’assolutismo del binomio fra bisogno individuale e presa in carico dei servizi sociali, c’è la chiave per far partire un progetto capace di essere veramente inserito nella società e per la società.

Portando la lente sui desideri collettivi e i bisogni delle comunità, in questi anni si è fatto fronte al taglio del welfare e alla desertificazione socio culturale e si sono sprigionate energie che hanno lavorato per tutte e tutti nella costruzione di forti e duraturi percorsi individuali di uscita dalla violenza ed esperienze comuni di prevenzione e sensibilizzazione sui temi legati alla questione di genere. Superando così l’inadeguatezza dell’intervento pubblico, si alza un fronte contro un grave fenomeno strutturale.

Non vedere questo panorama per non alzare gli occhi dalle strettoie procedurali è agire con violenza su una intera comunità che da anni decostruisce dinamiche violente.

Ci aspettiamo che la Sindaca e il suo staff ci indichino oggi, durante l’incontro, quando verranno a conoscere tutto questo per un confronto trasparente e includente di tutte le parti coinvolte.





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