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Maria Chiaia e la sua lezione di pluralismo al femminile

Maria Chiaia e la sua lezione di pluralismo al femminile

Un convegno su una importante intellettuale cattolica che, come protagonista dell'Associazionismo femminile, ha contribuito all’emancipazione e al progresso delle donne in Italia e oltre

Mercoledi, 12/02/2020 - “L’Italia repubblicana alla sua nascita ha trovato il supporto dell’associazionismo femminile di massa e nei decenni ha visto crescere la responsabilità e i diritti di cittadinanza delle donne, che hanno avuto un’influenza determinante nella società”. Così scriveva Maria Chiaia in “Donne d’Italia’ (ed. Studium, 2014) ripercorrendo la storia del nostro Paese dal 1945 agli anni Novanta nella prospettiva di chi, con approccio cristiano, è stata tra le protagoniste di molti passaggi decisivi.
La figura di questa illustre intellettuale cattolica, scomparsa lo scorso 3 ottobre 2019, è stata ricordata con un convegno (Roma, 30 gennaio 2020, Sala del Refettorio, Biblioteca della Camera dei Deputati) dal titolo “Maria Chiaia: una visione tra passato e futuro. Il protagonismo delle donne dal 900 ad oggi”. Intento delle organizzatrici - Donne & Società di cui era socia fondatrice e il Cif, Centro Italiano Femminile di Roma - era di riflettere sul valore dell’impegno di ogni singola donna quando è vissuto a favore di tutte, a partire dall’esperienza di vita di cui Maria Chiaia si è fatta interprete nelle varie realtà e circostanze in cui ha operato. Ha avuto ruoli politici di primo piano per un lungo arco di tempo, a partire dagli anni Cinquanta nell’Azione Cattolica e nella Fuci a Bari, sua città natale; tra gli anni Ottanta e Novanta è nel Consiglio nazionale del Cif, di cui sarà Presidente dal 1989 al 1998 e nel frattempo è responsabile per l’Italia della Lobby Europea delle donne (1991/1994) e componente della Commissione nazionale per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e fa parte della delegazione italiana alla conferenza di Pechino nel ‘95, “tutti incarichi svolti con rigore e alto senso di responsabilità a testimonianza di un forte senso civico” scrive la storica Patrizia Gabrielli (idibem). (video)
Un senso civico che ha scandito il suo modo di essere e che Donatina Persichetti, tra le organizzatrici dell’evento, ha identificato nel suo “desiderio di continui approfondimenti, di dubbi da chiarire che accompagnava le sue convinzioni per una ricerca più attenta della verità, quella più vicina alle persone e ai loro bisogni e che le ha permesso di ascoltare e narrate tutte le donne: credenti e non credenti, giovani e meno giovani, perché ‘il tempo della libertà e della democrazia non può avere recinti’ in quanto ‘ciascuna è un frammento del grande mosaico delle donne per il cambiamento’”. In questa stessa direzione il ricordo tracciato da Albertina Soliani (presidente Istituto Alcide Cervi) che, pur senza dimenticare le differenze, ha definito Maria Chiaia “una miniera che custodisce tesori poiché la sua è una storia personale ma anche collettiva in cui molte di noi si riconoscono e che ci dice quanto una vita possa essere piena di significati quando si riconosce quotidianamente non solo nella teoria ma con i processi dell’umanità determinando quella rivoluzione femminile che la storia e l’umanità attendono da sempre: questo tempo è arrivato nel Novecento e Maria ne è stata una delle protagoniste con la capacità di esprimerlo consapevolmente lasciando un’eredità che tocca nel profondo anche per il garbo, l’intelligenza, la passione civile e la grazia della spiritualità intesa come forza dello spirito”.
Sul significato dell’appartenenza ‘all’altro campo’ culturale ha riflettuto Livia Turco (presidente Fondazione Nilde Iotti), parlando di Maria Chiaia attraverso il suo bagaglio culturale e politico di donna cattolica e comunista. “Ho sempre stimato le donne cattoliche, le ho guardate con grande interesse, attenzione e rispetto. Quello che mi colpiva in Maria era il bisogno di capire il femminismo senza essere subalterne, cercare di cogliere i suoi significati profondi e le varie voci nonostante le critiche della Chiesa; lei apprezzava il femminismo che aveva messo al centro il conflitto non come bene in sé ma necessario per il cambiamento. Lei capisce che il femminismo ha messo al centro in ciascuna di noi un impegnativo viaggio interiore affinché comprendessimo l’importanza di liberarci dagli stereotipi per costruire una nuova identità diversa da quella maschile”.
Ecco spiegate le ragioni del rispetto che evoca Maria Chiaia, della quale colpiva sempre “la ricchezza e profondità del suo pensiero e l’ampiezza delle sue vedute” come ha detto Maria Angela Giorgi Cittadini, presidente Cif di Roma, mentre l’On Flavia Nardelli ha voluto sottolineare come attraverso i suoi libri Maria Chiaia “scriva di sé ma anche di tante di noi facendo emergere un profondo rispetto dell’avversario politico con il quale vuole incontrarsi, perché è nella mediazione che le donne cattoliche e laiche hanno sempre trovato un’opportunità di approccio possibile per il buon governo” confermando così il decisivo contributo che le donne cattoliche, anche attraverso il Cif e pienamente nel flusso della storia repubblicana, hanno dato al percorso di emancipazione delle donne italiane. Riflessione condivisa anche da Silvia Costa, già Presidente della Commissione nazionale per le Pari Opportunità , la quale, osservando come “le sue opere letterarie costituiscano un testamento spirituale capaci di recuperare lo sguardo lungo dei processi storici femminili che hanno modernizzato la vita sociale, ecclesiastica e politica del Paese”, ha ricordato "la sua ricerca costante di nuovi traguardi per la giustizia sociale e la convivenza civile” e il suo essere interessata “al dialogo con le giovani e al confronto con le altre culture politiche” ma anche la sua preoccupazione “per il rischio dello smarrimento di riferimenti valoriali nell'attuale fase della vita nazionale ed europea”.
La Presidente del Cif nazionale, Renata Micheli, ha ricordato Maria Chiaia come “una donna di cultura che ha interpretato il Novecento riconfermando l’ispirazione associativa del CIF sintetizzata nello slogan ‘Donne credenti cittadine'”, sottolineando che dal suo impegno come presidente dell’associazione e come scrittrice “emergeva la sua passione civile, il desiderio e la necessità di un cambiamento di cultura e di una più ampia responsabilità femminile per il futuro della democrazia. L’associazione per lei rappresentava uno spazio aperto per il dibattito, per le idee, per i progetti , per iniziative di partecipazione e solidarietà sempre orientato ad accogliere e a confrontarsi criticamente con ogni altra identità”. Il Presidente della Repubblica, in occasione del convegno dedicato a Maria Chiaia, ha inviato una nota in cui ha espresso “gratitudine per una riflessione che, partendo dalla storia, proietta nel futuro la testimonianza e il patrimonio di idee di questa grande donna italiana” della quale ha apprezzato “lo spessore umano, spirituale e intellettuale”.

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